Forse è nato un nuovo "spirito europeo" di Aldo Rizzo

Forse è nato un nuovo "spirito europeo" La riunione dei ministri della Cee nel castello di Gymnich Forse è nato un nuovo "spirito europeo" L'Europa bloccata dalle molla crisi nazionali, che insieme formano il quadro ili una sola, grave crisi europea, ha avuto un piccolo sussidio di vitalità nel castello di Gymnich, durante il weekend diplomatico organizzato dal ministro degli Esteri tedesco Walter Scheel. Le reazioni delle nove cancellerie (anzi delle otto, perché il ministro degli Esteri belga non ha potuto partecipare alle conversazioni a causa del vuoto di governo tuttora aperto a Bruxelles) sono positive; tutti hanno avuto l'impressione che sia stato assai utile riallacciare un discorso comune, a dispetto delle circostanze. Non per questo, però, è lecito parlare di un rilancio europeo: i problemi restano gravi e pesanti, occorrerà del tempo, nella migliore delle ipotesi, perché la Cee possa rimettersi seriamente in cammino. A ventiquattr'ore dalla conclusione degli incontri (durante i quali ì ministri e il presidente della Commissione della Cee, Ortdli, hanno discusso in maniera del lutto informale, assistiti dai soli traduttori simultanei), un certo prudente ottimismo si fonda su due dati di fatto: l'orientamento, emerso a Gymnich senza contrasti apparenti, a tenere fede all'impegno di una «unione europea» per il 19S0, e la volontà, questa più evidentemente unanime, di sdrammatizzare il problema dei rapporti tra la Comunità e gli Stati Uniti. E' stato riaffermato l'interesse politico dell'Europa a relazioni costruttive e cordiali con l'alleato d'Oltreoceano, ciò che dovrebbe rappresentare la base più concreta delle future «consultazioni», al di fuori di rigidi schemi procedurali: sulla scelta di questi ultimi si erano manifestati in passato forti contrasti fra i Nove. Il francese fobert, a quanto è dato sapere, ha avuto una parte importante in questo tentativo di rivitalizzare il «club» europeo, avvilito per le molte, recenti traversie, fobert ha sostenuto che, quale che sia l'esito delle prossime elezioni presidenziali in Francia, non ci saranno cambiamenti di sostanza nella politica estera di Parigi, che egli giudica sempre più aperta alle esigenze della costruzione europea. Di fatto, ha parlato (come già nell'intervista a Le Monde del 17 aprile) di un «governo europeo» per il 1980. non sostitutivo di quelli nazionali, ma neppure platonico e privo di poteri, e di un sistema bicamerale, con una Camera eletta a suffragio universale: ciò che, se non soddisfa appieno gli «integrazionisti» puri, sarebbe pur sempre un eccellente avvio verso un'Europa unita; il problema, semmai, è di sapere quanto anche questo programma minimo o medio sia realistico, a questo punto. Quello di Michel fobert è un caso, per certi versi, singolare. Entrato sulla scena diplomatica europea e atlantica nei più ortodossi e anche irritanti panni gollisti, ha mostrato progressivamente, soprattutto negli ultimi | tempi, capacità di realismo e di moderazione, pur conservando l'irruenza delle posizioni forma-li Nell'intervista a Le Monde. che si sarebbe spinto oltre, in un costruttivo approccio «europeo», se non fosse stato frenato da Pompidou. Fra i suoi partner* della Cee si va diffondendo l'impressione che il suo gollismo sia soprattutto di facciata o tattico, a fini interni francesi, e che, nella sostanza, egli sia un interlocutore ragionevole e «disponibile». Ma resta da vedere, ora, quale sarà il suo futuro. Non meno problematica, ma in senso opposto, è la figura dell'altro protagonista del weekend di Gymnich, l'inglese James Cailughan. Il ministro degli Esteri del nuovo governo laborista passava per essere un sostenitore, sia pur non acceso, della Comunità europea; invece, a Lussemburgo, stupì i suoi colleghi per il tono, oltre che per la sostanza, delle sue argomentazioni sulle presenza inglese nella Cee. E' I tattica anche questa, in attesa di i atteggiamenti più concilianti? ] Fra tutte le incognite che pesa I no sul futuro dell'Europa, quella , : , e forse la più grave. A Gymnich, Callaghan e stato un protagonista silenzioso, o quasi: \ l'ottimismo nei suoi riguardi si \ basa non su quello che ha detto ma su quello che non ha detto, cioè sul fatto che non abbia esplicitamente dissentito dagli altri ministri. Ma questo dice tutti i limiti, anche, dell'ottimismo. Callaghan dovrebbe precisare la portata delle richieste inglesi alla Cee nella prossima sessione del Consiglio dei ministri comunitario, il 7 maggio a Bruxelles; ma il 5 si sarà svolto il primo turno delle elezioni francesi, e dunque è assai probabile che la sessione sia rinviata. Sarà tra la fine di maggio e i primi di giugno che i nodi europei verranno al pettine: lo «spirito di Gymnich » sopravviverà quaranta giorni? Aldo Rizzo

Persone citate: Callaghan, James Cailughan, Pompidou, Walter Scheel