Roma: telefonata anonima minaccia il rapimento di un altro magistrato di Guido Guidi

Roma: telefonata anonima minaccia il rapimento di un altro magistrato Roma: telefonata anonima minaccia il rapimento di un altro magistrato (Nostro servizio particolare) Roma, 20 aprile. Un magistrato della procura della Repubblica di Roma, Antonio Scopelliti, ha ricevuto questa mattina nel suo ufficio a palazzo di Giustizia una telefonata anonima con la quale uno sconosciuto lo ha minacciato a nome delle «Brigate rosse». L'informatore si è limitato a pronunciare con tono di voce molto basso soltanto una frase: «Qui, brigate rosse: avviso numero uno. Se Sossi vale Notarnicola, Scopelliti vale il compagno Cavallero». Poi, ha abbassato subito il microfono. Il sottufficiale di polizia che svolge le funzioni di segretario del dottor Scopelliti e che ha raccolto la telefonata sostiene di avere avuto l'impressione che la chiamata fosse stata fatta in teleselezione. E' difficile valutare la consistenza di queste minacce. Potrebbe essere uno scherzo di cattivo gusto o l'iniziativa di uno squilibrato: ma in ogni caso, la polizia ha disposto un forte servizio di sorveglianza sotto l'abitazione del magistrato e, dopo un vertice al quale hanno partecipato anche alcuni ufficiali dei carabinieri, sono stati organizzati servizi di sorveglianza per numerosi magistrati: soprattutto quelli che hanno trattato istruttorie a sfondo politico. Antonio Scopelliti ha 39 anni, è nato a Reggio Calabria, è scapolo, si è laureato a Messina con il massimo dei voti, ha praticato lo sport attivo (ha giocato nella squadra di calcio della Reggina nel ruolo di terzino), è in magistratura da 15 anni, dopo una lunga permanenza a Milano presso la procura della Repubblica (dal 1963 al 1969).. è rientrato da un paio di anni a Roma dove ha iniziato la professione. A Milano è stato pubblico ministero nel processo contro la banda Cavallero in corte d'Assise (da qui il riferimento della telefonata minatoria), ha compiuto l'istruttoria nel procedimento contro Capanna e gli altri dirigenti del Movimento studentesco per il sequestro del professor Trimarchi; sostenne l'accusa nel processo per gli attentati alla Fiera di Milano nell'aprile 1969; indagò sulla morte del tassista Cornelio Rolandi, accusatore di Valpreda, e fu pubblico ministero nel processo contro Camilla Cederna imputata (e poi prosciolta) di avere diffuso notizie false e tendenziose sulla morte dell'editore Feltrinelli. Un gruppo di sostituti procuratori si è immediatamente riunito sia pure in modo informale e qualcuno ha preannunciato il proposito di astenersi da qualsiasi attività istruttoria o dibattimentale se non verrà garantita al magistrato la incolumità e la tranquillità. Il sequestro del sostituto procuratore Mario Sossi a Genova ha determinato l'immediata reazione delle due associazioni in cui sono iscritti i giudici italiani. La giunta romana dell'Associazione nazionale magistrati che riunisce la maggioranza dei giudici di tutte le tendenze politiche ha approvato infatti un documento nel quale oltre ad esprimere la solidarietà «per il collega colpito a causa dell'esercizio delle sue funzioni» si afferma che «qualsiasi atto di intimidazione non impedirà alla intera magistratura di compiere, come sempre, il proprio dovere». Anche l'Umi (Unione magistrati italiani) alla quale sono iscritti moltissimi consiglieri di Cassazione e alla quale appartiene anche Sossi ha reagito con il suo segretario generale, Giovanni De Matteo, sostituto procuratore generale della Cassazione. «Il rapimento del dottor Sossi — ha detto De Matteo — è il più grave episodio non solo di delinquenza, ma di sovvertimento e disfacimento dello Stato. E' anche l'effetto della personalizzazione dei processi. Sinora, infatti, la delinquenza aveva conservato un naturale rispetto per il magistrato riconoscendo che compiva il suo dovere. Oggi invece la tendenza a far apparire il magistrato come l'unico responsabile del processo, la conseguente personalizzazione ed infine la politicizzazione hanno condotto a tanto». «A Genova si sapeva — ha commentato De Matteo — che erano state fatte minacce. Quali misure precauzionali sono state prese? Ecco quello che impressiona maggiormente. Lo Stato non solo non è capace di proteggere i suoi cittadini, ma non tutela neppure quelli che esplicano le sue essenziali funzioni». Guido Guidi