Duro dialogo di Malagodi con l'opposizione interna di Luca Giurato
Duro dialogo di Malagodi con l'opposizione interna Il discorso del leader al congresso liberale Duro dialogo di Malagodi con l'opposizione interna Alle minoranze ha risposto "no"; ha escluso la possibilità che il partito possa pensare a spostamenti verso la destra autoritaria o verso sinistra - La gestione del pli (Nostro servìzio particolare) Roma, 20 aprile. Al congresso liberale. Malagodi si è inserito oggi a volte duro, a volte amaro, in un programma di lavori quasi interamente dominato dai leaders delle minoranze di sinistra, Zanone e Bonea, che hanno attaccato a fondo l'attuale gestione del partito, chiedendo con insistenza di cambiare strada, perché attualmente il pli si trova in un «isolazionismo suicida». «Se il partito liberale si rassegna al ruolo di forza di frontiera alla destra della de, esso è finito in termini politici prima ancora che elettorali» ha detto Zanone di «Rinnovamento». «Il presidente del partito ha detto: "Fate quel che diciamo noi". Solo lui ha ragione! Ma è una tecnica vecchia da respingere» ha detto Bonea di «Presenza». Ai due capi delle minoranze, Malagodi ha risposto con un no secco, motivato da ampie argomentazioni, spesso assai critiche sia nella forma sia nella sostanza. E' una partita nella quale il «leader» gioca tutto il suo prestigio, che è ancora grande, e tutta la sua forza, che è notevole e in termini concreti si traduce nella maggioranza assoluta dei delegati. Tra dissidenti al l'interno della sua corrente (Bozzi, Gerolimetto, Papa, Cottone), oppositori di sinistra e gruppetti che auspicano la «Repubblica presidenziale», Malagodi ha puntato la parte del suo lungo discorso che riguarda la situazione interna del pli soprattutto sui rapporti di forza, senza naturalmente negare il «dialogo» più aperto con le minoranze, anzi auspicandolo. Da questa scelta, il rifiuto di qualunque ipotesi di lista unitaria, definito «un pastrocchio». Malagodi ha escluso la possibilità che il pli possa pensare a spostamenti «verso la destra autoritaria o verso una sinistra che non dimostra con i fatti di essere ni di qua della frontiera che divide il mondo libero da quello che non lo è. Se l'uno o l'altro di tali spostamenti si verificasse, il pli ne uscirebbe intimamente frantumato, come sarebbe paralizzato da una cosiddetta gestione unitaria. Occorre invece Iti massima chiarezza all'interno per offrire la massima chiarezza all'esterno». Il presidente dei liberali ha spiegato senza mezzi termini il suo pensiero e quella che deve essere, a suo giudizio, la gestione del partito: «Nel congresso e negli organi di partito la discussione deve essere aperta alla dialettica politica nel tentativo di convincere e di farsi convincere e nell'intento di offrire ciascuno il proprio contributo, ma le discussioni e gli accordi devono svolgersi nel rispetto dello statuto e delle sue norme, nel clima di amicizia e di rispetto che deriva dal far parte di uno stesso partito». Conclusione: «Il dialogo deve investire non solo le idee ma anche il modo di applicarle e in definitiva la gestione del partito: però, una volta che sarà esaurito il dibattito e saranno state prese le decisioni, tutti i liberali dovranno procedere insieme mostrando all'interno e all'esterno una fisionomia chiara, senza cedere alle tentazioni del dispetto e della differenziazione ad ogni costo». Malagodi ha difeso i liberali delle vecchia guardia contro i «fantocci polemici» di certi esponenti del partito, che «creano difficoltà, disordine e confusione nell'opinione pubblica». Non ha badato a contenere il suo intervento (.«Ormai sono andato tanto fuori dal tempo che mi era stato assegnato che vado oltre») né, a volte, a sfumare la polemica («Al bulldog Zanone non piace l'odore del levriero Brosio, ma questi non sono argomenti politici, sono argomenti cinofili»). Ha insistito sulla linea da lui sempre voluta («Il nostro spazio è al centro») e dopo aver detto no al pei, al msi, al psi e al centro sinistra, ha voluto ricordare una citazione del poeta irlandese Yeat, scritta tra le due guerre: «Il centro non tiene ed i malvagi sono pieni di convinzioni appassionate». «Questo — ha spiegato — è più che mai il pericolo contro cui si deve lottare». Bozzi e Cottone, oltre naturalmente alle sinistre, non si sono uniti agli applausi, ma questo non vuol dire che abbiano già fatto le loro scelte; più combattuti che mai, dovranno decidere nelle prossime ore se unirsi al «cartello delle sinistre» e quindi indebolire la corrente di Malagodi e Bignardi, se presentarsi in una lista autonoma o restare nella maggioranza. Zanone e Bonea insistono per portarli dalla loro parte. «Prendiamo atto di alcuni sforzi che il presidente e il segretario del partito hanno ultimamente compiuto per evitare che le manifestazioni più lunatiche della destra liberale danneggiassero presso l'opinione pubblica l'immagine tradizionale del partito — ha detto Zanone, di Torino — essi però non hanno saputo opporre che una debole ed indiretta resistenza contro le spinte conservatrici che crescono all'interno del partito, che si manifestano apertamente in ogni riunione della direzione, che si ammantano di perbenismo legalitario ma alle quali imputiamo di esse¬ re reticenti su ciò che in primo luogo si dovrebbe ammettere: una politica di conservazione oggi in Italia non può prevalere senza un supporto repressivo». Luca Giurato Giovanni Malagodi (Team)
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