La medicina "autoritaria" e l'ammalato senza difese di Clemente Granata
La medicina "autoritaria" e l'ammalato senza difese Conferenza di Giulio Maccacaro ai Venerdì letterari La medicina "autoritaria" e l'ammalato senza difese Un clinico decide di iniettare sangue nel midollo spinale di una ventina di schizofrenici per analizzarne gli effetti deleteri; un altro fa ingerire ad un paziente per 14 giorni un prodotto a base di piombo sino alla comparsa dei sintomi del «saturnismo»; un terzo somministra a 40 bambini subnormali un sedativo e li sottopone a stimoli dolorosi concludendo con soddisfazione che «i soggetti sopportano bene la situazione sgradevole». Casi di cronaca, brutali e tragici. Sono un'aberrante eccezione o un esempio che moltiplicandosi diventa regola? Se n'è occupato ieri al Teatro Carignano il professor Giulio A. Maccacaro, 50 anni, ordinario di biometria e statistica medica all'Università statale di Milano, studioso conosciuto in tutto il mondo. La sua conferenza ha chiuso il ciclo dei «Venerdì letterari» che quest'anno è stato particolarmente ricco d'iniziative e dibattiti. Il tema dell'intervento di Maccacaro («Medicina e potere: la condizio- . ne sperimentale dell'uomo ») l sembra anticipare la risposta positiva a quella domanda Certo negli esperimenti dei clinici non ci sono sempre «eccessi di brutalità e di volgarità», ma, secondo l'oratore, una violenza residua rimane. Quello che dovrebbe essere «un rapporto dialettico tra due soggetti» diventa «un rapporto catalettico». Il paziente è ridotto a numero, destituito di diritti, mortificato. «Un ruolo passivo » cui si oppone «il ruolo attivo, la magnificenza di sé, del medico». Che fine fanno la storia, i drammi personali, gli stessi precedenti patologici e familiari, l'anamnesi cioè del soggetto sperimentato? Dimenticati. E questo si riscontra in tutto il settore sanitario. «Il medico — ha affermato Maccaccaro — dovrebbe dire chi sei, per sapere che cos'hai» e, citando Cooper, «la diagnosi è una spada che spacca il cuore della conoscenza». Accade invece che il malato di fronte al sanitario «non ha più niente da dire» perché non può dire nulla; «parli pure se vuole, ma non di sé, cioè parli della malattia, o meglio lasci che la malattia parli per lui». Maccacaro ha ricordato a questo proposito il caso di un operaio milanese ricoverato per tonsillite nel settembre scorso. Il medico gli aveva prescitto iniezioni quotidiane di penicillina, il paziente aveva protestato dicendo che non sopportava gli antibiotici; gli è stato chiesto di produrre una documentazione che lo comprovasse. Il malato non l'aveva. Gli è stata somministrata una fiala, è morto poco dopo: chock anafilattico. «Non l'avevano ascoltato, si è arreso ». «Eccezione aberrante che non altera la realtà del sistema? ». Ha detto Maccacaro: «Se un sistema non eccepisce contro le sue eccezioni, un episodio può diventare un esempio, cento esempi una regola». Ed ha precisato: «Certo mancano in simili storie intenzioni o interessi a nuocere. Ma il tragico è questo: sin dall'università il medico è stato abituato a spersonalizzare l'ammalato, a considerarlo un caso clinico. Anche nei reparti pediatrici si riscontrano queste forme di oggettivazione. Il bambino viene separato dalla madre Xilla quale si negano tempo, spazio e modo per continuare un rapporto di cui il piccolo ha bisogno». Si obietta che «la necessità scientifica deve operare queste spersonalizzazioni». In realtà, secondo Maccacaro, tutto questo accade «perché \la scienza è gestita in funzio¬ ne del potere. Dal laboratorio, alla cittadella sanitaria, alla società (fabbrica, scuola, città) la classe dominante si appropria di tutta la soggettività dei dominati prendendosi solo i vantaggi e lasciando loro i rischi». E' seguito un dibattito. E' stato chiesto all'oratore: «Nei paesi socialisti che cosa accade?». Maccacaro ha ricordato alcune esperienze positive della Cina comunista «dove il medico va dall'ammalato e non viceversa». Si è parlato poi dell'agopuntura, degli asili nido, della validità di una medicina preventiva praticata su larga scala. L'oratore infine ha lasciato intendere che solo un'azione di tipo rivoluzionario può portare al « riscatto dei dominati » e di conseguenza alla stessa soluzione del problema sanitario. Ma parecchie storture non sarebbero eliminabili più efficacemente con una valida ed organica riforma? Clemente Granata
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