Le Brigate Rosse affermano "Sossi è nostro prigioniero" di Vincenzo Tessandori

Le Brigate Rosse affermano "Sossi è nostro prigioniero" Il procuratore di Genova rapito giovedì sera da un commando Le Brigate Rosse affermano "Sossi è nostro prigioniero" I rapitori (di incerto colore politico) si sono fatti vivi ieri mattina con una telefonata e con due volantini: "Sossi verrà processato da un tribunale rivoluzionario" - Il rapimento presenta qualche analogia con quello del dirigente della Fiat Amerio Ma gli inquirenti sono cauti: "Indaghiamo in tutte le direzioni, a destra e a sinistra" - Altre telefonate hanno annunciato che Sossi sarebbe stato ucciso se non veniva liberato Notarnicola (banda Cavallero), ma si tratta di voci incontrollabili (Dal nostro inviato speciale) Genova, 19 aprile. Da più di 36 ore il sostituto procuratore della Repubblica Mario Sossi è prigioniero in mano alle fantomatiche Brigate Rosse. Di lui non si sa niente di preciso. Le uniche notizie sono contenute in un volantino sottoscritto dai brigatisti, e quasi certamente redatto prima del sequestro. Polizia, carabinieri e guardie di Finanza setacciano una città sbigottita, altri uomini battono le montagne dell'entroterra, la valle del Bisagno e la vai d'Aveto. Dopo una notte di attesa, i rapitori si sono fatti vivi alle 7,35 con una telefonata alla redazione genovese dell'agenzia giornalistica Ansa. Una voce maschile, con accento lombardo, « forse pavese » avvertiva: « Qui parlano le Brigate Rosse. Se vi interessano informazioni sull'arresto del sostituto procuratore Mario Sossi, andate alla cabina telefonica di corso I Marconi, di fronte all'imbocco di via Casarolis ». Poi la comunicazione è stata tolta. Lo storpiamento del nome della via (Casarolis, anziché Casaregis), l'accento, l'azione condotta a volto scoperto sembrano non lasciar dubbi sul fatto che il « commando » provenga da altra città. Avvolto nella pagina 23 de La Stampa di giovedì, prima edizione, fra le due guide del telefono, c'era il volantino. E' scritto a macchina, forse con una Olivetti, con l'intestazione « Brigate rosse » e la stella a cinque punte. I caratteri della testata, alti e sottili, sono diversi da quelli usati nel dicembre scorso in occasione del rapimento di Amerio, quando i comunicati avevano l'intestazione in rosso, ma uguali a quelli adoperati altre volte. Tono e mano di chi ha scritto, tuttavia, paiono identici. «Un nucleo armato delle Brigate rosse — dice il testo — ha arrestato e rinchiuso in un carcere del popolo il famigerato Mario Sossi, sostituto procuratore della Repubblica. Mario Sossi è una pedina fondamentale dello scacchiere della controrivoluzione, un persecutore fanatico della classe operaia, del movimento degli studenti, dei commercianti, delle organizzazioni della sinistra in gene- rate e della sinistra rivoluzionaria in particolare. Mario Sossì verrà processato da un tribunale rivoluzionario ». Il comunicato prosegue tracciando un «profilo politico» del magistrato, puntualizzando le tappe della sua carriera con alcune date. Dicembre 1969: le bombe di piazza Fontana. Dice il testo: «All'interno di un piano di rottura istituzionale ordito dall'imperialismo, l'anticomunista Sossi fa la sua parte e ordina una serie di perquisizioni negli ambienti della sinistra genovese...». Prosegue: Febbario 1970: è il protagonista della «polemica sul diritto di sciopero dei dipendenti dei pubblici servizi». (...) «Sono i mesi seguenti all'autunno caldo L'attacco al diritto di sciopero è ciò che chiede a gran voce la borghesia impaurita». Ottobre 1970: il movimento di lotta degli studenti. Novembre 1971: nove giornalai arrestati e processati «per direttissima con l'accusa di aver esposto pubblicazioni oscene». Agosto 1972: «Il 6 emette nuovo mandato di cattura contro Giovan Battista Lazagna nel quadro delle indagini sulla morte di Feltrinelli. Novembre '72-marzo '73: processo di primo grado contro il gruppo rivoluzionario «XXII Ottobre». (...) Marzo '74: i compagni al processo di appello del gruppo rivoluzionario «XXII Ottobre» gridano: «Sossi fascista, sei il primo della lista». Lui li denuncia tutti (...). Il volantino, secondo una vecchia abitudine, conclude con un monito alle forze dell'ordine: «Avvertiamo poliziotti, carabinieri e sbrirri vari che il loro comportamento può aggravare la posizione del prigioniero». Accanto al manifestino, i brigaisti avevano anche lasciato un opuscolo per l'indottrinamento. Poche ore dopo, alle 11,30, un altro anonimo ha telefonato al giornale del pomeriggio, Il Corriere mercantile. Alla centralinista è parso che l'accento dell'interlocutore fosse « dell'Italia centrale ». La comunicazione è stata breve: « Il dott. Sossi farà la fine di Sallustro. I tupamaros non perdonano ». Gli inquirenti ritengono però che il delirante annuncio sia stato fatto da un folle. Per il sequestro dei sostituto procuratore è stata seguita una tecnica che non ha più niente di originale, ma che offre garanzie di efficacia. Durante la notte, in Questura, dove vengono coordinate le indagini, si è ricostruito il rapimento nei dettagli. Il magistrato era uscito dall'ufficio del procuratore capo, dott. Lucio Grisolia, alle 20,15. Pochi minuti dopo sale sull'autobus « 42 », solo. Dalla fine del mese scorso ha rinunciato alla guardia del corpo armata che stazionava dentro il suo portone. « E' inutile tenerla, faccio ridere tutti. E poi, possono pensare che ho paura », aveva detto. Ha in mano la valigetta in cui tiene i documenti. Scende alla fermata di via Rosselli. Sono le 20,48. Per varcare la soglia di casa deve compiere a piedi un tragitto di un centinaio di metri, voltare in via Al For' te di San Giuliano, una stra- da buia, stretta, e senza uscita, in discesa, separata in fondo dalla spiaggia da un alto cancello. L'agguato è stato preparato nei dettagli: poco oltre lo stabile numero 2, dove abita il dott. Sossi, con la moglie Annamaria, di 40 anni, e le figlie, Gabriella, di 14, e Fiorella, di 10, confusi fra altri veicoli, sono parcheggiati un furgone grigio chiaro e una « 127 » verde. Quando il magistrato svolta l'angolo, i due automezzi si staccano lentamente dal marciapiede. Dal furgone scendono in tre, vestiti con « ricercata eleganza », i volti scoperti, pistole in pugno. Si affiancano al magistrato e gli puntano le armi. Sossi reagisce, si mette ad urlare, tenta una disperata difesa. Intanto, una donna, Rosa Schiaffino, 59 anni, vicina di casa del magistrato, che stava uscendo con il cane al guinzaglio, vede la scena e, terrorizzata, si mette a gridare. Ha raccontato: «Uno, elegante, con la giacca e la cravatta, mi è venuto incontro e mi ha puntato la pisto¬ la. Mi erano sembrate persone per bene, ma mi hanno ordinato: "Sta zitta e fatti da parte" ». Un attimo dopo, dal portone esce anche Renato Fabianelli, marito della portinaia dello stabile ove abita il magistrato. «Avevo appena smesso di lavorore, e prima di chiudere volevo fare due passi. Ho sentito le urla, e poi Vincenzo Tessandori (Continua a pagina 2 in seconda colonna) Genova. La moglie del magistrato rapito parla con i giornalisti (Telefoto Nazzaro)

Luoghi citati: Genova, Italia