I "fedelissimi,, di Pompidou sono contro Chaban Delmas di Alberto Cavallari

I "fedelissimi,, di Pompidou sono contro Chaban Delmas Colpo a sorpresa nella campagna elettorale I "fedelissimi,, di Pompidou sono contro Chaban Delmas Quarantatre esponenti gollisti, guidati dal ministro dell'Interno Chirac, ripropongono la candidatura Messmer - Rafforzata, indirettamente, la posizione di Giscard (Dal nostro corrispondente) Parigi, 15 aprile. Nuova sorpresa nelle presidenziali francesi mentre sta per scadere il termine per la presentazione delle candidature, fissato a mezzanotte di domani. Il « clan Pompidou » ha rotto la tregua pasquale lanciando un appello (firmato da quattro ministri e da trentanove deputati gollisti) in favore di una candidatura unica della maggioranza, e in evidente polemica contro Chaban Delmas, Giscard d'Estaing, Jean Roycr. Messmer, primo ministro e « capo della maggioranza », è ancora una volta indicato come l'uomo valido per fronteggiare le sinistre unite. Il « gruppo dei 43 », capeggiato dal ministro dell'Interno Chirac, si è clamorosamente dichiarato dissidente rispetto alle decisioni del movimento gollista Udr (che ufficialmente appoggia Chaban Delmas) aprendo una grossa spaccatura nel partito proprio alla vigilia dell'apertura ufficiale della campagna. Reclamando una candidatura unica e « riservandosi di restare insieme per concertare una soluzione valida » essi si sono dissociati dalla maggioranza del partito, collocandosi in una posizione di disimpegno. Né Chaban Delmas, né Giscard d'Estaing, né Jean Royer (candidati della maggioranza) hanno risposto — almeno fine a questo momento — all'appello dei gollisti dissidenti. Sole il quarto dei candidati gollisti, Christian Fouchet, leader del « gollismo ortodosso », oggi ha annunciato di ritirarsi dalle presidenziali ma per ragioni esattamente contrarie a quelle che ispirano il « clan Pompidou ». Fouchet ha dichiarato infatti di ritirarsi in favore di Chaban Delmas criticando violentemente il movimento gollista « diventato un artificiale agglomerato, un intrico di piante parassite, voraci, e sterili ». Il « colpo di testa » dei ponipidoliani (deciso la sera del Sabato Santo) non va comunque sottovalutato. Il leader del gruppo dei 43, Chirac, ministro dell'Interno, è l'uomo cui spetta di sovrintendere all'organizzazione elettorale. Accanto a Chirac hanno firmato l'appello Taittinger, ministro di Grazia e Giustizia, e Lecat, ministro all'Informazione. La prima constatazione è che tre uomini chiave del governo, e proprio quelli cui spetta il controllo e il maneggio delle presidenziali, ora si sono assunti il ruolo di oppositori di quella « legalità » che dovrebbero garantire. Non sarà facile, ormai, nascondere una situazione paradossale che getta ombra inconsueta sulla battaglia elettorale. I motivi che hanno condotto il « gruppo dei 43 » alla dissidenza sono in parte scontati, in parte nuovi. Il giorno stesso dei funerali di Pompidou, Chirac si mise alla testa di un movimento in favore della candidatura di Messmer, considerato erede di Pompidou. Sconfitto dalla disubbidienza di Chaban Delmas e dalla decisione di Giscard d'Estaing, Chirac tornò alla carica il 9 aprile, spingendo Messmer a pubblicamente candidarsi, a chiedere il ritiro degli altri, e provocando i! suo clamoroso ripiegamento. Si presume così che questa decisione sia, per certi aspetti, solo l'ufficializzazione di una lotta che i pompidoliani ritengono di voler continuare contro Chaban Delmas. Esiste però un aspetto politicamente più sottile nella mossa dei « 43 ». Essi indeboliscono la posizione di Chaban Delmas, indirettamente favoriscono quella di Giscard d'Estaing, col loro disimpegno verso l'Udr incrinano gravemente il partito, ma nello stesso tempo si collocano nella prospettiva di una vittoria di Giscard d'Estaing come forze di « riserva ». Essi infatti guardano al futuro governo come guardano alla futura guida del partito che potrebbe essere sconfitto insieme a Chaban Delmas. Pongono Messmer al di sopra del « gollismo che rischia », come simbolo di un gollismo che non si compromette. Più che all'unità di candidature, il loro appello è valutato come una manovra politica per garantirsi il futuro. Secondo un'altra valutazione, i « 43 » hanno deciso pensando anche ad eventuali elezioni legislative nel caso di una vittoria di Mitterrand. Messmer sarebbe in questo caso l'unico uomo non compromesso nella battaglia perduta, capace di con¬ durre il gollismo alla controffensiva e, forse, anche al negoziato con un Mitterrand costretto — dai risultati elettorali — a dosare un governo senza i comunisti con elementi gollisti rimasti fuori dalla mischia presidenziale. Al di là delle interpretazioni sui suoi fini lontani, resta il fatto che la formazione del « gruppo dei 43 » comporta, dopo la divisione della maggioranza, anche la crisi dell'unità dell'Udr in piena battaglia. 11 movimento gollista, che aveva trovato unanimità intorno a Chaban Delmas, viene indiscutibilmente ferito da una vistosa dissidenza che rovescia la situazione dieci giorni dopo la famosa « domenica delle acclamazioni ». Secondo l'Aurore, a parte le questioni tattiche, l'avvenimento denuncia un certo panico che prevale in campo gollista di fronte ai pronostici favorevoli a Mitterrand e a Giscard d'Estaing. In più, mette a fuoco l'esistenza di forze golliste ufficialmente decise a favorire Giscard d'Estaing contro Chaban Delmas. Delineando un « post-pompidolismo » che si sottomette alla leadership dei repubblicani indipendenti. Preso in contropiede dalla dissidenza l'esecutivo dell'Udr è stato convocato per mercoledì dal segretario generale Sanguinetti, che fino ad oggi aveva saputo tenere il movimento gollista compatto intorno a Chaban Delmas. Nessun commento è venuto da parte di Giscard d'Estaing, ma è interessante notare che il segretario generale dei repubblicani indipendenti ha espresso la sua soddisfazione perché il quadro politico « si muove in favore della costruzione dell'asse politico di una nuova maggioranza ». Alberto Cavallari

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