La scala mobile Quale riforma? di Arturo Barone

La scala mobile Quale riforma? I criteri per la "contingenza,, La scala mobile Quale riforma? Nello scorso febbraio si è avuto un aumento dell'indennità di contingenza di 6 punti; nell'intero anno 1973 ne erano scattati ben 23, ma solo per effetto del rallentamento registrato in autunno e chiaramente dovuto al blocco dei prezzi introdotto dal governo Rumor sul finire di luglio, subito dopo il suo insediamento. Un po' per l'insufficienza degli strumenti tecnici di controllo, un po' per l'impossibilità di assorbire i forti aumenti di eosto delle materie prime e delle derrate agricole d'importazione, il blocco rigido entrò in crisi anche prima della scadenza prevista (fine ottobre). Alcuni prodotti rincararono quasi subito (pane, pasta, ecc.), altri sparirono o cambiarono nome o peggiorarono di qualità, così da eludere — in una maniera o nell'altra — una disciplina ritenuta troppo pesante per l'economia delle aziende. Da novembre si sarebbe dovuti passare dal regime di blocco a quello di «libertà vigilata»: il governo, attraverso il Cip, ha però autorizzato solo una parte dei moltissimi aumenti richiesti, per la comprensibile preoccupazione di non provocare rincari generalizzati troppo vistosi. In compenso, alcuni degli aumenti concessi, per lo più a settori che protestavano con particolare asprezza, hanno forse superato le speranze degli stessi interessati. Il fenomeno si può realisticamente ritenere un inconveniente inseparabile da qualsiasi sistema di controllo dei prezzi, in quanto le imprese sono naturalmente portate ad «arrotondare» le cifre dei costi, sia perché scontano sempre probabili «tagli» in sede Cip, sia perché non sanno per quanto dovranno attendere l'autorizzazione a rivedere i listini. L'ultima crisi ministeriale, benché risolta in tempi eccezionalmente brevi, ha permesso di rinviare di oltre un mese ogni nuova decisione in materia di prezzi. Si è invece provveduto a consistenti «ritocchi» delle tariffe dei servizi pubblici (poste e ferrovie) per tentare di contenere i paurosi disavanzi delle relative aziende statali. Intanto, si annunciano aumenti anche per le tariffe elettriche, ferme da circa quindici anni su livelli che il caro-petrolio ha reso largamente antieconomici. Gli aumenti già intervenuti dalla metà di gennaio a tutto febbraio fanno prevedere un aumento di circa 7 punti. Per il periodo primo marzo-15 aprile le valutazioni sono difficili, anzitutto perché neppure l'Istat dispone ancora di tutti i dati statistici relativi ai capoluoghi compresi nel calcolo dell'indice nazionale (salvo il Comune di Torino che, solo in Italia, li comunica ai giornali puntualmente ad ogni fine mese). Altro elemento d'incertezza è la pratica dell'arrotondamento all'unità più vicina: più volte è accaduto che la differenza di un centesimo, accertabile solamente quando si dispone dei dati completi, ha provocato lo scatto di un punto in più (in caso di arrotondamento per eccesso), o, viceversa, quello di un punto in meno (nel caso di arrotondamento per difetto). Comunque, per tutte le ragiani accennate finora, è persuasione diffusa che in maggio la scala mobile segnerà un nuovo primato, con riflessi negativi tanto in termini di costi (10 punti di contingenza comporterebbero per le aziende — su base annua — circa 600 miliardi di maggiore esborso complessivo), quanto — e forse più — sotto il profilo psicologico. Il «processo della scala mobile», per lungo tempo esercitazione quasi accademica, allorché il tasso di inflazione non superava il 3-4 per cento all'anno, è diventato attualissimo e pienamente giustificato, da quando il ritmo inflazionistico è diventato parossistico. Il presidente dell'Istituto nazionale di statistica, il quale in passato sosteneva la tesi dell'abolizione dell'indice sindacale del costo della vita e della sua sostituzione con l'indice dei prezzi al consumo per i lavoratori dipendenti (ex indice Istat del costo della vita), ora si accontenterebbe, come misura d'emergenza, di una riforma assai meno impegnativa. Convincere i sindacati ad una riforma radicale ed immediata del «paniere» è del tutto impossibile; anche l'idea di indurli oggi ad accettare l'indice Istat dei prezzi al consumo, quando l'esperienza dell'ultimo anno ha dimostrato che i generi alimentari sono proprio quelli più suscettibili di forti rincari, deve essere rinviata in attesa di tempi più favorevoli. In questo periodo d'inflazione spinta, l'unica proposta efficace, e tecnicamente «neutra», sembra essere quella adombrata da De Meo in sue recenti dichiarazioni: accettare l'indice sindacale, nonostante tutti i suoi difetti di composizione del «paniere», limitandosi a spostare il periodo di riferimento, che serve di base per i calcoli della con¬ tingenza dalla primavera del 1956 all'autunno del 1973, quando l'indice dal 100 iniziale ha raggiunto quota 200. L'invecchiamento dell'indice è ormai tale da creare gravi distorsioni psicologiche; nella fase iniziale, fra aumento percentuale del costo della vita e numero negli scatti della scala mobile esisteva una certa corrispondenza; oggi, basta ormai meno dello 0,50 per cento di aumento del costo della vita, per provocare lo scatto d'un punto. Quindi, a parità di rincaro effettivo, gli scatti risultano raddoppiati ma raddoppiato risulta anche il tasso d'inflazione apparente. Per correggere questa falsa impressione, De Meo suggerisce di raddoppiare il valore del punto di contingenza, previsto per le varie categorie dei lavoratori, dal momento in cui fu raggiunta «quata 200». Questa «piccola riforma» della scala mobile pare riscuotere il consenso sia del ministro del Tesoro, personalmente impegnato nella lotta contro l'inflazione, sia degli imprenditori più preoccupati dell'inflazioni dei co¬ sti; infatti, se i costi salgono troppo, due sono le conseguenze indesiderabili, o una minore concorrenzialità rispetto ai prodotti delle industrie straniere oppure una contrazione eccessiva della domanda interna. I sindacati, sebbene non si siano ancora pronunciati espressamente in proposito, sembrano preferire alla soluzione De Meo trattative aziendali articolate, miranti ad ottenere una rivalutazione del punto al livello delle categorie oggi meglio trattate. Il recentissimo contratto integrativo concluso con l'Italsider può considerarsi, in materia, esemplare. Tuttavia, poiché anche i sindacati hanno interesse al rallentamento del processo inflazionistico, potrebbero forse indursi ad accettare la «piccola riforma» in via di compromesso, nel contesto di una trattativa più ampia. In fondo, i più danneggiati dall'inflazione sono proprio i lavoratori dipendenti e più in generale quanti vivono di redditi fissi modesti: pensionati, disoccupati, sottoccupati. Arturo Barone

Persone citate: De Meo

Luoghi citati: Comune Di Torino, Italia