Le difficoltà di Nixon ostacolano anche la diplomazia di Kissinger di Vittorio Zucconi

Le difficoltà di Nixon ostacolano anche la diplomazia di Kissinger Le difficoltà di Nixon ostacolano anche la diplomazia di Kissinger Battuta d'arresto nei colloqui sulle armi strategiche - Minacciato dal procedimento di "impeachment" il "vertice" di Mosca - Per la prima volta la stampa russa parla di Watergate (Dal nostro corrispondente) Washington, 13 aprile. La famosa diplomazia kissingeriana « a foglie di carciofo », un problema alla volta verso una sistemazione globale, sembra ormai trasformata in un terribile gioco di « scatole cinesi »: questa è la netta impressione, qui a Washington, ventiquattr'ore dopo le sorprendenti dichiarazioni del segretario di Stato («nessuno accordo decisivo sul disarmo è possibile con l'Urss entro il '74») e mentre sono nella capitale americana Gromiko, ministro degli Esteri sovietico Bumedien, presidente algerino, Fahmy, ministro degli Esteri egiziano e Chebabi capo delegazione siriano. Si apre il capitolo delle materie prime e si trova il Medio Oriente, si affronta il Golan per scoprire sotto il problema dei rapporti con l'Urss, si schiude la distensione e dentro ancora, come una sorpresa cattiva, si vede lo scandalo Watergate. E in talune occasioni, un po' per caso un po' intenzionalmente, tutti i pezzi del rompicapo sembrano riunirsi (non ordinarsi) improvvisamente, come è accaduto in queste ore nella capitale Usa e, per un attimo soltanto, sembra d'aver finalmente una occhiata completa della panoramica politica, interna ed estera. La franca ammissione di Kissinger fatta ieri ha funzionato come un fulmine nel l'oscurità delle vicende inter nazionali e americane permettendo di intravedere al- I i Nixon e, in parte, di Kissinger, Watorgate ha-ormai inquinato anche la politica este ra degli Usa. A Washington non ci si chiede neppure più « che cosa » Nixon potrà conseguire nel vertice di Mosca a giugno, ma piuttosto « se » Nixon sarà in grado di recar-, si in Urss. Se, come sembra (ma questo scandalo Watergate non conosce calendari) giugno sarà il mese dell'im peachment, cioè del processo al Presidente chiesto dalla Camera e istruito dal Senato, è per lo meno dubbio che un Nixon-imputato possa partire per Mosca, esservi ben accolto, e fruttuosamente negoziare. 2) Tanto più aumenta la debolezza dell'amministrazione nixoniana, tanto più le trattative internazionali si fanno diffìcili, per l'accresciuta diffidenza ed esosità delle controparti, che si sentono relativamente « più forti ». La capacità di governare di Nixon è ormai ridottissima e il Congresso, Camera e Senato, sembrano tenere in ostaggio il presidente. La Casa Bianca è confinata alla « ordinaria amministrazione » da mesi: si pensi che una legge sui problemi energetici presentata da Nixon e considerata « fondamentale » per il futuro economico del paese è ferma da oltre 5 mesi, noI nostante appelli ripetuti e talora bruschi del Presidente. 3 ) Anche la « distensione » con l'Urss è condizionata dal Parlamento: le norme commerciali preferenziali promesse da Nixon all'Urss, come pegno economico della « distensione » sono state bloccate dal Congresso e Mosca dà segni evidenti di nervosismo per questa « clausola » non rispettata da Washington. 4) Finora, i sovietici sembravano aver deciso di ignorare Watergate e di sostenere Nixon, che essi considerano assai più fidato del Congresso, dove troppi umori contrastanti (dal mai sopito maccartismo di certi ambienti ad un appoggio ad Israele che confina talora con l'oltranzismo) rendono sospetti « representatives » e « senators » agli occhi del Cremlino. Per questo, giudicano taluni analisti, Mosca ha favorito le iniziative internazionali di Washington (fra altri fattori) dalla distensione all'Indocina, al Medio Oriente. Da qualche settimana, improvvisamente, il i Cremlino sembra non muoversi più « di conserva » con la Casa Bianca. I « Salt », come dice Kissinger, sono in stallo, nel Medio Oriente il segretario di Stato è completamente solo nel tentativo di piegare Siria e Israele ad un accordo. Porse è troppo dire, con Sulzberger, che Mosca ha « scaricato » Nixon bruciandogli la sola carta vincente che egli ancora aveva. spetto è forte E come per coincidenza (ma i sovietici difficilmente agiscono per pure coinciden¬ ze) mentre le prospettive del viaggio di Nixon a Mosca si fanno via via più oscure, sia sul piano della fattibilità che sul piano dei possibili risultati, la stampa sovietica pubblica servizi sullo scandalo Watergate, dopo averlo semiignorato per mesi. Oggi, si legge in una corrispondenza del New York Times, le Izvestia raccontano la vicenda delle tasse di Nixon (l'evasione fiscale, dolosa o colposa non si sa, per oltre 300 milioni di lire) e altri giornali spiegano l'impeachment (il processo di incriminazione e destituzione del Presidente) dando conto dei contrasti fra la Casa Bianca e il Parlamento. E non è tutto: sempre secondo il New York Times, nei prossimi giorni Breznev riceverebbe il senatore Kennedy, democratico ed acerrimo nemico di Nixon (ed esponente di quel partito democratico nelle cui file è il blocco più critico verso la «distensione secondo Nixon»). Se l'incontro Kennedy-Breznev avverrà, questo sarà un gesto di significato ben preciso. Stamani, in un nuovo, breve incontro con i giornalisti, dopo i due di ieri, Kissinger è apparso di cattivo umore. Ha definito tt complicata » la situazione sul Golan (pur ostentando ancora ottimismo), e ha rifiutato nuovi commenti sulla questione dei « Salt ». Alla luce degli elementi che abbiamo descritto, cosi come filtrano dal « piccolo mondo » washingtoniano, egli non ha certo motivi di serenità. La sua costruzione diplomatica, che partì con il Vietnam, sembra per la prima volta in serio pericolo, e per ragioni di politica interna, quindi estra¬ nee alla sua sfera di influenza. Il 1974, nei suoi calcoli, sarebbe dovuto essere l'anno della soluzione mediorientale, della restaurazione atlantica e, soprattutto, del definitivo consolidamento del rapporto con l'Urss. E decisivo resta, ma affidato a forze e fattori anomali che egli non può controllare, perché legati alle crisi interne dei vari Paesi, dall'Europa agli Usa alla stessa Urss, sotto il profilo economico. Forse veramente Kissinger è condannato, nel bene e nel male, al destino della «vita parallela» con Metternich. Vittorio Zucconi