Le cose da fare subito

Le cose da fare subito Le cose da fare subito Il «piano carne», approvalo giovedì dal Consiglio dei ministri, ha lasciato insoddisfatti gli allevatori, che si attendevano misure più sostanziose, e sopralli'tto più rapide. Essi accusano il governo perché, come ha sottolineato il presidente degli allevatori piemontesi Alessandro Cicogna, ritengono che gli manchi la volontà politica di prendere quelle misure di pronto intervento per risanare il mercato delle produzioni zootecniche, al fine di arrestare la chiusura delle stalle, conseguenza logica dell'accentuato sbilancio tra costi e ricavi nelle aziende zootecniche. E' vero che il «piano» rappresenta un tentativo per incoraggiare la produzione, ma esso arriva tardi, ed il suo inizio è rinviato al 1975, per ben che vada: in questo modo si contraddice a! primo scopo dichiaralo nell'articolo uno dello stesso «piano», dove si afferma di voler «conseguire un incremento a breve termine della produzione di carne bovina e ovina». Ma nel 75, o nel 76, quando il «piano» entrerà in vigore, potremmo trovarci con la maggio¬ ranza delle stalle vuote: gli allevatori fanno rilevare che per convincerli a tenere le vacche (le quali, poi, producono i vitelli) occorre che il prezzo del latte sia remunerativo. Oggi invece questo prodotto viene pagato mediamente sulle 100 lire il litro, mentre all'agricoltore costa quasi 150. Quindi, che cosa chiedono gli allevatori italiani, visto che il «piano zootecnico» ha deluso le loro aspettative? Soprattutto cinque cose: 1) il blocco delle importazioni per tutto il bestiame, sia macellato che vivo, sia proveniente dalla Cee che dai Paesi terzi; 2) l'abolizione dei «montanti compensativi», cioè di quelle ingiuste sovvenzioni che gli agricol'ori degli altri Paesi della Cee (soprattutto tedeschi e francesi) ricevono per i prodotti agricoli che esportano in Italia (da notare che al pagamento di queste somme contribuisce anche il nostro Paese); 3) la disciplina e il controllo delle importazioni dei prodotti Iattiero-caseari, con la severa repressione delle frodi relative al¬ la qualità, alla genuinità e all'identificazione dei prodotti; 4) l'adeguamento del prezzo del latte ai costi di produzione, che oggi non consentono un prezzo inferiore alle 150 lire alla stalla. Sarebbe anche necessario consentire al latte pastorizzato la libertà di prezzo di cui fruiscono i latti sterilizzati (sono quelli che, per la maggior parte, provengono dall'estero, e che hanno scarse proprietà nutritive). E ancora: una campagna promozionale per i formaggi tipici, per tenete a un certo livello anche il prezzo del latte industriale (quello che gli allevatori vendono ai caseifici), che oggi sta ribassando fortemente; 5) l'esenzione dal blocco dei prezzi dei formaggi tipici italiani, che sono ingiustamente discriminati rispetto ai formaggi esteri, i quali (chissà perché) non sono sottoposti al blocco dei prezzi. In mancanza di queste misure, l'esasperazione degli agricoltori potrebbe manifestarsi in modi che essi per primi vorrebbero evitare Livio Burato

Persone citate: Alessandro Cicogna, Livio Burato

Luoghi citati: Italia