Allevatori esasperati

Allevatori esasperati NOTE DI AGRICOLTURA Allevatori esasperati Perché giudicano insufficiente il "piano zootecnico" - Chiedono alcune misure immediate: blocco di tutte le importazioni di bestiame; abolizione degli importi compensativi; 150 lire il litro per il latte alla stalla; svalutazione della lira verde I giudizi Abbiamo sentito il parere di personalità e associazioni agricole sul "piano carne" approvato dal governo. Pubblichiamo, in sintesi, le risposte. Carlo Venino, presidente dell'Aia (Associazione italiana allevatori) ha affermato: « Il pensare di poter risolvere tutti i problemi che assillano il settore soltanto attraverso provvedimenti che si concretizzano in un piano quinquennale di 307 miliardi, è assurdo ». E' assurdo perché oggi l'allevatore continua a perdere intorno alle 50 lire su ogni litro di latte che produce e, fino a quando questo allevatore non troverà convenienza a produrre latte, il piano nazionale per l'incremento della produzione della carne non potrà avere gli sviluppi sperati. «Per fare più carne — ha aggiunto Venino — ci vogliono le vacche e l'imprenditore non potrà di certo mantenere nelle sue aziende vacche da cui ricava latte mal pagato ». Anche Venino chiede l'immediata abolizione degli « importi compensativi », cioè di quei premi della Cee che vanno a totale beneficio della zootecnia estera, il blocco delle importazioni del bestiame vivo, e un'ulteriore svalutazione della lira verde. Alessandro Cicogna, presidente dell'Associazione regionale degli allevatori piemontesi, ha detto: « L'ex ministro dell'Agricoltura Ferrari Aggradi ha dimostrato sensibilità per la situazione disastrosa degli allevamenti, ma non è mai riuscito a convincere i colleghi di governo della drammatica gravità della situazione. Probabilmente il nuovo ministro, Bisaglia, si trova nella stessa condizione». Si credeva, aggiunge Cicogna, che il Consiglio dei ministri si fosse reso conto che l'efficienza degli allevamenti rappresenta uno dei più grossi problemi della nostra politica economica, ma pare non sia cosi: forse se ne renderà conto quando l'Italia sarà ricattata dagli « sceicchi della carne », ma allora sarà troppo tardi. La Coni agricoltura esprime « la delusione e la reazione negativa, suscitate negli ambienti agricoli ». La delusione riguarda soprattutto la mancata adozione di pronti provvedimenti per il risanamento del mercato: primo fra tutti la chiusura immediata delle frontiere alle importazioni di carne e bovini vivi. Nessun intervento di carattere economico secondo la Confagricoltura, potrà far riprendere quota alle nostre stalle «se non saranno eliminate le cause che oggi portano gli allevatori a lavorare in perdita, cioè se non sarà assicurata una congrua garanzia dei prezzi all'origine ». Inoltre, « la proposta di risanamento delle passività onerose delle aziende zootecniche, il cui concetto è invece certamente positivo e da perseguire, rimane svuotata per l'insufficienza delle somme stanziate ». Anche la Coldiretti, che è legata alla de e quindi dovrebbe essere più morbida, è invece assai critica. Dice Natale Carlotto, dirigente piemontese del sindacato agricolo bonomiano: « L'esigenza dell'adeguamento dei prezzi agli aumentati costi di produzione è la più urgente, ed è prioritaria anche rispetto ai cosiddetti piani carne ». Secondo Carlotto « non è impossibile conciliare il rispetto dei regolamenti comunitari con una drastica riduzione della quantità di carne importata: basterebbe intensificare il controllo sanitario alle frontiere ». Per l'Alleanza Contadini, parla il vicepresidente Servino Bigi: « L'aver stanziato 300 miliardi in 5 anni può servire in parte ad incrementare l'allevamento dei vitelli, ma è assolutamente insufficiente per affrontare i problemi di fondo della zootecnia, come invece dovrebbe fare un reale piano zootecnico ». « Il pericolo maggiore che il piano presenta è quello di non aver dato, da un lato, alle Regioni la possibilità di essere le protagoniste delle scelte da fare, e dall'altro di non aver considerato i produttori, singoli o associati, come i destinatari principali delle misure finanziarie e della strumentazione del piano». Solo alla Confcommercio (Confederazione generale del commercio) piace il « piano carne », ed è sintomatico che l'unica voce favorevole provenga da un ambiente non agricolo. La Confederazione dice che « il piano sembra finalmente preoccuparsi di dare un migliore assetto organico alla nostra zootecnia ». Qualche riserva sugli stanziamenti: « Sono troppi se saranno diluiti in una miriade di interventi senza una visione globale dei problemi, sono pochi se serviranno a dare veramente inizio a un assetto organico e razionale del settore ». 1. bu.

Persone citate: Alessandro Cicogna, Bisaglia, Carlo Venino, Carlotto, Cicogna, Natale Carlotto, Venino

Luoghi citati: Italia