Disarmare la malavita per non subir violenza di Luciano Curino

Disarmare la malavita per non subir violenza Alle origini della nuova criminalità in Italia Disarmare la malavita per non subir violenza Stroncare il mercato nero delle armi: una pistola la si compra con 50 mila lire ma la si può anche noleggiare - Pene più severe o condanne più rapide? - Pareri di giuristi Dalla relazione tenuta all'apertura dell'anno giudiziario dal procuratore generale di Torino dottor Colli: «Siamo di fronte a un nuovo tipo di violenza, feroce, organizzata, impudente, che agisce nel centro della città, in pieno giorno, sotto gli occhi di tutti ». A questo punto uno si domanda: la criminalità odierna è un destino che dobbiamo subire? No, risponde il professor De Castro, i mezzi di lotta esistono. Ed elenca quattro provvedimenti « che avrebbero notevolissima efficacia, ma che i legislatori nostri, chissà perché, non osano prendere ». Sono: 1) aumento delle pene per i quattro reati oggi tipici: rapina, estorsione, sequestro di persona, furto aggravato; 2) fissazione di minimi di pena molto alti, n modo che il giudice non possa scendere sotto di essi; 3) estensione dei processi per direttissima; 4) aumento fortissimo delle pene per chi porti, detenga, commerci armi da fuoco, senza essere autorizzato. Vediamo l'ultimo punto. Si calcola che nella provincia di Torino vi siano, non denunciate, almeno 40 mila armi da fuoco. Molle appartengono a collezionisti; altre sono «souvenirs» di guerra e, per una discutibile nostalgia, sono nascoste in cantine e solai dove arrugginiscono. La maggior parte, però, aspetta un acquirente. Comperare una pistola al « mercato nero » è facile. Occorrono un po' di pazienza, molta discrezione e cinquantamila lire per una Beretta cai. 7,65 o centomila per una P. 38. Con molto meno si possono noleggiare. Sicché, compera una pistola qui e noleggiane una là, nei primi sci mesi dello scorso anno sono state compiute a Torino rapine che hanno fruttato oltre tre miliardi. « Basta niente per una rapina. Basta un minuto, basta una pistola » dice il criminologo Portigliatti. E se va male? Se va male si spara. Disarmare, dunque, la malavita. Dice il professor De Castro: « Chi è trovato in possesso di un'arma e non ha il titolo legittimo per portarla, sia colpito con pena severissima, di anni e anni non di mesi, ed evitare, con un minimo di pena altissimo e un processo per direttissima, la troppa clemenza dei giudici ed il differimento della pena. In questa Italia che affoga in un mare di mitra, di rivoltelle, di fucili, di polvere ed esplosivi e forse di mitragliatrici, di bazooka e di cannoni privati e personali, o la coscienza pubblica si sveglia o la nostra generazione resterà sommersa e sconfitta ed i nostri figli avranno ben diritto di rimproverarci ». Per gli altri provvedimenti elencati dal professor De Castro (aumenti delle pene e processi per direttissima) ascoltiamo l'opinione di un magistrato, il dottor Francesco Marzachì, da dodici anni sostituto procuratore della Repubblica di Torino. « Sono contrario all'aumento delle pene. Parecchie pene sono già dure, direi anzi che per taluni reati andrebbero mitigate. Perché ci sono reati che quando fu fatto questo Codice erano sentiti come gravi, ma oggi è diverso. Per esempio, punire ancora il semplice furto d'auto con tre anni di reclusione talvolta non solo può apparire, ma è un eccesso, ripugna un pochino al magistrato. Mentre vi sono altri reati che forse sono puniti con una pena un po' troppo leggera. Il sequestro di persona: sì, la pena è forse inadeguata, tuttavia pure se inadeguata incuterebbe un po' di timore, sarebbe un freno, se fosse immediata ». E' il concetto di Beccaria. Una pena anche se non gravissima, ma certa e immediata, è più efficace di una pena incerta e lontana, anche se gravissima, anche capitale. Invece questa prontezza della sanzione penale manca, e leggi, fatte per sveltire il corso della giustizia, hanno finito per aiutare la criminalità. Nel nuovo delinquente, diversamente da quanto accadeva al vecchio, c'è la netta sensazione di farla franca « sia attraverso le lungaggini procedurali, sia attraverso le amnistie e i condoni, sia attraverso tutte quelle forme di nullità alle quali si prestano le nostre leggi, o per la poca chiarezza che le caratterizza oppure per l'accavallarsi di sentenze contraddittorie ». La lentezza della macchina giudiziaria e le scarcerazioni che spesso ne conseguono sono un incoraggiamento alla spavalderia della malavita. Dice il magistrato: « Bisogna riuscire ad applicare immediatamente le sanzioni. Come lo si può fare? Riformando profondamente il Codice di proce¬ dura penale. Io non faccio accenno alla riforma del Codice penale, perché quella è una scelta politica che deve fare il legislatore. Ma a chi come noi opera nel settore penale, occorrono strumenti che consentano un processo rapido, snello, non irto di spigolose formalità processuali, che tuteli da un lato i sacrosanti diritti della difesa, ma dall'altro dia la possibilità di giungere rapidamente a una sentenza ». In questa opera dovrebbe essere valorizzato molto l'istituto del «processo per direttissima». Dice il sostituto procuratore Marzachì: « Per esempio, succede un fatto di sangue, una grave rapina nel quale si abbia la fortuna, per il pronto intervento della polizia, di catturare immediatamente i responsa¬ bili. Se si pigliano con le armi in pugno, che accertamenti ci sono da fare? L'accertamento è rapidissimo, si arriverà direttamente al dibattimento. Del resto, oggi, il Codice di procedura penale in corso di riforma si orienta in questo senso: ridurre al minimo la fase istruttoria, valorizzare al massimo la fase dibattimentale ». Il magistrato ritiene che il rito direttissimo debba essere ampliato aumentando il numero dei giorni dalla data dell'arresto. Una persona è arrestata oggi per un furto o per un altro reato: il processo per direttissima deve farsi entro cinque giorni. Ma quasi sempre i cinque giorni sono appena sufficienti per l'interrogatorio dell'imputato, non bastano davvero per citare testimoni e parti offese, per dare un minimo di approfondimento al processo, anche se semplice. Sono pochi cinque giorni. Quindici, invece: ecco, in due settimane, anche in caso di reato più grave, c'è la possibilità di sentire un certo numero di persone, di concretare meglio la prova e mandarla al dibattimento. Dice il magistrato: « Sono convinto che il processo per direttissima costituisce un'opera di prevenzione assai efficiente ». Perché spaventa una malavita che oggi, anche per la lentezza della giustizia, è sfrontata e sicura di sé fino all'arroganza e « impudente, agisce nel centro della città, in pieno giorno, sotto gli occhi di tutti » come ha ricordato il procuratore generale. Luciano Curino

Persone citate: Beccaria, Beretta, Colli, De Castro, Francesco Marzachì, Marzachì, Portigliatti

Luoghi citati: Italia, Torino