Vela: non deve essere sport solo per i ricchi

Vela: non deve essere sport solo per i ricchi La barca a vela Vela: non deve essere sport solo per i ricchi Una deriva economica come il "470" costa due milioni, più tutte le spese di gestione e i trasferimenti - Ci si avvia verso il professionismo: c'è già chi corre facendo pubblicità alle ditte Migliaia di giovani saranno respinti dalle scuole veliche di una certa fama, nella prossima stagione. Occorre prenotarsi da un anno all'altro. Direi che la maggioranza del neofiti ha gli occhi puntati alle Olimpiadi, ai campionati italiani e mondiali, alle competizioni di grande prestigio, come una glraglia o un « Admiral Cup ». Il sogno di tanti ragazzi è l'imbarco su un veloce «One Tonner», per le regate di Marsiglia o delle Bocche di Bonifacio, magari con un diversivo nelle acque del Solent o nel mare di Irlanda. Ma quanti, dei giovani formati sommariamente dalle scuole estive, avranno la possibilità di dedicarsi seriamente alla vela agonistica? Quanti avranno l'occasione di diventare veri marinai restando puri dilettanti? Sui grandi scafi, da regata-crociera, hanno Imbarco soltanto alcuni timonieri molto bravi o eccezionali, veri e propri professionisti anche se sotto spoglie diverse, e un certo numero di • ospiti abituali > che devono possedere due qualità fondamentali: resistenza fisica, capacità di sopportare il padrone della barca o lo « skipper », con tutti i loro milioni (c'è chi spende cinque milioni di vele per una sola regata), I loro capricci e I loro amici. Per le classi olimpiche occorrono molti quattrini, tempo libero in abbondanza. Consideriamo una deriva ritenuta economica, il • 470 »: due milioni fra scafo, vele, carrello, accessori, e poi viaggi di fine settimana per partecipare alle regate zonali, viaggi lunghissimi per partecipare ai campionati (quello nazionale assoluto si svolgerà a Bari nella seconda metà di giugno, quello europeo in Spagna) Se il timoniere e il prodiere sono studenti, devono appartenere a famiglie con un certo reddito e disposte a tollerare un mediocre rendimento a scuola o all'università, a meno di eccezioni. Se sono lavoratori non avranno mai la possibilità di diventare « campioni •; la selezione, nella vela, è dovuta spesso più al censo che all'abilità. La Federazione italiana della vela concede contributi sostanziosi, ma ovviamente non può darli a tutti. Su 100 classificati al campionato Italiano • 470 >, 60 riceveranno un rimborso chilometrico e una diaria, gli ultimi 40 avranno fatto il viaggio a Bari a loro spese. E fra gli ultimi possono esserci ottimi equipaggi sfortunati, colpiti da avarie o malanni diversi. Molti ragazzi partecipano ai campionati e alle regate zonali portandosi dietro la tenda, o dormendo sulle spiagge. Mangiano panini, non fumano, non be¬ vono. Risparmiano le cento lire per mettere assieme la somma sufficiente all'acquisto di un nuovo fiocco. Saranno sempre superati dagli equipaggi « ricchi », che possono cambiare lo scafo ogni due anni (se non tutti gli anni), comprare lo spinnaker nuovo per ogni campionato, allenarsi anche d'inverno. Nelle classi olimpiche maggiori le spese diventano Iperboliche. Si è visto alle regate internazionali di Genova: non riusciamo a esprimere più di tre o quattro equipaggi in tutta Italia, sempre gli stessi. Ma chi può dedicarsi al « Soling », che richiede una spesa di esercizio di almeno due milioni, e tanto tempo libero? Nei » Tempest » si assiste ormal a un dialogo fra due equipaggi, Dottl-Sibello e VaccarezzaBasso, favoriti dalla possibilità di allenarsi tutto l'anno nel golfo di Alassio. Nella classe » FD » siamo ai soliti Croce, Massone (tentato dai Soling), Isenburg, e pochi altri. Alle prossime Olimpiadi andranno timonieri e prodieri che hanno molti quattrini, oppure timonieri e prodieri ai quali un amico generoso e appassionato paga la barca, le vele e le altre spese. Siamo a metà fra il professionismo e il mecenatismo. Qualcuno già indossa giacche a vento con scritte pubblicitarie. Altri hanno finanziamenti o facilitazioni da cantieri e velai. Nelle classi «lor» si fanno veri e propri ingaggi, anche se in forme Indefinibili. L'ammiraglio Straullno, ad esemplo, è un «Agostini della vela» che corre su barche di una ricchissima signora romana col patrocinio della Marina militare. Fra i vincitori delle classi «lor» minori troviamo spesso titolari di cantieri, come Barberis, o velai. Fra quelli delle classi maggiori troviamo « dilettanti » che si occupano esclusivamente di vela, e si imbarcano su scafi sempre aggiornati o rinnovati da alcuni miliardari. E' questa la vela che sognano i ragazzi Iscritti alle scuole? Forse essi cadono nella tentazione della vela più facile, quella della regata di triangolo, praticata in tante scuole. Oggi molti ragazzi sanno trarre il massimo rendimento da una barca, su 9 miglia di percorso, senza però praticare il mare e senza avere alcuna conoscenza dell'arte di navigare fuori di un golfo. Alle scuole di vela, e alla Fiv, vorremmo ricordare che esiste anche un'altra vela, da incoraggiare in ogni modo, non necessariamente agonistica o epica, e molto meno costosa. Mario Fazio

Persone citate: Agostini, Barberis, Mario Fazio, Massone, Sibello, Tempest

Luoghi citati: Alassio, Bari, Genova, Irlanda, Italia, Marsiglia, Spagna