Portsmouth: le prime barche del "giro del mondo a vela"

Portsmouth: le prime barche del "giro del mondo a vela" Al traguardo la "Great Britain,, di Blyth Portsmouth: le prime barche del "giro del mondo a vela" Oggi o domani arriverà il "Sayula", messicano: dovrebbe essere l'imbarcazione vincente - Cserb e Tauranga, i due "yachts" italiani che partecipano alla regata sono all'ottavo e nono posto, ma possono ancora migliorare la loro graduatoria (Dal nostro inviato speciale) Portsmouth, 11 aprile. La barca a vela più veloce del giro del mondo è il Great Britain, di Chay Blyth. Partita da Portsmouth 1*8 settembre dello scorso anno, vi ha fatto ritorno oggi prima tra diciotto yachts iscritti alla regata del secolo. Il rosso scafo lungo 24 metri era intatto; vele ancora robuste, alberi solidi, winches in piena efficienza. Soltanto sulla fiancata di sinistra verso prua alcune chiazze bianche ricordavano le tremende ondate che avevano scrostato la vernice durante una fase dura della gara. Per coprire 27 mila miglia, circa 50 mila chilometri, Blyth ha impiegato complessivamente 215 giorni, da cui vanno però detratti i 51 trascorsi nelle tappe obbligatorie di Città del Capo, Sydney e Rio de Janeiro. La vera navigazione dei marinai-paracadutisti di Blyth è durata dunque 164 giorni, un tempo ottimo. Nel secolo scorso il famoso clipper Cutty Sark volò da Londra a Londra attraverso Capo Horn in 145 giorni e quel viaggio divenne leggenda; in anni più recenti Francis Chichester in solitario rimase in mare 225 giorni, lo stesso Chay Blyth sul British Steel 292 e Alain Colas, che aveva a disposizione il veloce trimarano Manureva, ha speso 168 .giorni per fare il giro del mondo. Il confronto tra le varie imprese ha però un'importanza relativa trattandosi di exploits differenti: viaggi commerciali, navigazione di uomini soli, uso di un pluriscafo anziché dei monoscafi obbligatori nel «round the wolrd race». Per questo gli inglesi sono oggi impazziti di entusiasmo per Chay Blyth, anche se sanno che il trionfo del loro campione non durerà a lungo; domani o dopo domani arriveranno i messicani del Sayula a fare da guastafeste. Hanno un rating (handicap) favorevolissimo; si trovano già al comando della classifica dopo le tre prime tappe e tutto lascia prevedere che difenderanno vittoriosamente il successo anche dall'attacco dell'Adventure, che naviga tutte le vele al vento verso Portsmouth. Persino il nostro magnifico Guia, pronosticato per un sorprendente quarto o quinto posto assoluto, precederà quasi certamente in classifica generale il Great Britain, attardato da un rating pesante. Oggi, tuttavia, non era giorno di calcoli e di riflessioni matematiche per gli appassionati della vela. In una giornata di pallido sole tutti quelli che disponevano di un battello sono usciti incontro al Great Britain. Vi erano scafi di ogni tipo, compresa un'anacronistica nave mossa da pale laterali, anziché dalle eliche. L'imbarcazione che portava i familiari dei paracadutisti aveva sulla fiancata un gigantesco ed eloquente «Welcome home». Nel cielo giravano cinque aerei e sei elicotteri delle stazioni radiotelevisive. Poco dopo mezzogiorno l'enorme spinnaker bianco, rosso e blu è stato avvistato in lontananza al largo dell'isola di Wight, le ultime miglia tra un ululare di sirene e uno sventolio di fazzoletti sono state un vero trionfo. Chay, reduce da due memorabili imprese — una traversata atlantica a remi nel 1968 e il primo giro del mondo «controvento» in solitario nel 1970-71 (il secondo lo sta facendo attualmente il nostro Fogar sul Surprise) — ha avuto la civetteria di lasciare il timone al più giovane dei suoi marinai. Qualcuno di essi appariva commosso. Erano partiti in dodici; sono tornati in nove. Uno, di cui si tace il nome, stanco della rigida disciplina di bordo, aveva dato forfait a Città del Capo. Heddy Hope si è rotto un braccio ed era stato costretto a sbarcare a Sydney. Infine lo sfortunatissimo Bernard Hosting, un uomo segnato dal destino, era stato miracolosamente ripescato dopo un volo fuori bordo durante la prima tappa, ma all'inizio della terza, vittima di un'analoga disavventura, era morto in mare. Una grossa corona di fiori era oggi appesa all'albero di maestra. Il ricordo di Hosting ha gettato un'ombra di tristezza quando lo scafo ha attraccato in banchina mentre la banda dei paracadutisti suonava Congratulations, lo stesso inno con cui Blyth era stato accolto nel 1971. Il sergente Roby Robertson, 29 anni, ha detto. «Mi trovavo io al timone quella notte e non so come Hosting si sia lasciato ingannare da condizioni non difficili del mare». Blyth ha ag- giunto: «Era una serata tran- quilla. Il vento non soffiava più di 9-10 nodi. Io stesso non avevo la cintura di salvataggio. Purtroppo le acque erano molto fredde e Hosting, una volta caduto in mare, è scom- parso in una ventina di minuti ». A bordo, intanto, hanno fatto irruzione i familiari dell'equipaggio. Blyth è stato travolto dalla piccola figlia Samanta che agitava una minuscola bandiera dell'Union Jack e un fiore rosso, mentre la moglie Maureen piangeva emozionata. Un biondo paracadutista, John Rint, era letteralmente incollato ad una biondissima e bella fidanzata dal nome italiano, Sandra, ma dall'origine scozzese. La ferrea disciplina di bordo è stata travolta a colpi di tappi di spumante e dopo una serie di brindisi Blyth, tornato tranquillo e disteso, si è lasciato intervistare. I momenti più duri? «Quelli della seconda tappa lungo i quaranta ruggenti e soprattutto i cinquanta urlanti. Il mare era a forza 9». Programmi? «Correre ancora. Credo che parteciperò al Round Britain Race in calendario tra poche settimane». Un giudizio sugli italiani? «Fortissimo il Guia. Alla partenza abbiamo avuto un litigio con l'equipaggio di quella imbarcazione. Credo sia colpa mia perché non avevo dato acqua, cioè non avevo rispettato la precedenza che toccava al Guia. Ora, però, tutto è dimenticato e spero di dare presto il benvenuto ai miei amici-rivali». E il Great Britain? «E' una barca favolosa. Se vi?toì™l?*?JLlVel"Ì: Ipaggio e soprattutto mia. Non abbiamo mentalità da re- grato». Comunque, verso i suoi uo-1 mini Blyth ha una grande stima. Il libro su questa avventura che intende scrivere sarà intitolato «Theirs is glory» (La gloria è loro). Stasera l'equipaggio prima di partire per una licenza-premio festeggia il rientro in Patria. Intan Portsmouth nei" primi "giórni j della prossima settimana. Paolo Bertoldi to, al race control si hanno ! notizie degli altri battelli. En- j tro ventiquattro ore dovreb- j bero arrivare il Burton Cut- ! ter, l'Adventure e il Sayula. Il j Guia è atteso per domenica, ; Figurerà in classifica generale i al quarto o quinto posto. Lo Cserb e il Tauranga sono al- i l'ottavo o nono posto e posso-1 no ancora migliorare la gra- : duatoria. Dovrebbero essere a I

Luoghi citati: Città Del Capo, Londra, Rio De Janeiro, Sydney