Dalla parte dei fascisti di Mario Bonini

Dalla parte dei fascisti Dalla parte dei fascisti Riservato a Mussolini ■ Notiziari giornalieri della Guardia nazionale repubblicana novembre 1943giugno 1944, a cura di Luigi Bonomini, Federico Fagotto, Luigi Micheletti, Luigi Molinari Tosatti e Natale Verdina, Ed. Feltrinelli, 486 pagine, 4500 lire. 11 mai sopito qualunquismo di certe retroguardie culturali e d'opinione ravvisa nell'abbondante fioritura di studi e ricerche sulla Resistenza, tutti di fonte antifascista, una riprova del cinico adagio secondo cui la storia viene scritta dai vincitori, senza riguardo per le ragioni di chi ha avuto la peggio. E' fin troppo facile controbattere che una lotta armata come quella che, nell'ambito del conflitto fra alleati e Germania nazista, si combatté in Italia fra il settembre del 1943 e l'aprile del 1945, non fu una guerra civile fra italiani di opposte tendenze e aspirazioni, bensì uno scontro tra italiani e oppressori stranieri, fra la coscienza democratica del popolo e la brutalità nazista. Il fatto che i tedeschi si siano serviti anche di forze fasciste per reprimere il movimento di resistenza è un accidente storico, che non basta ad elevare i repubblichini al ruolo di protagonisti o di antagonisti: anche Paesi di antica tradizione democratica come la Francia, il Belgio, la Norvegia ebbero i loro collaborazionisti, e non deve quindi stupire che in Italia, dopo venti anni di avvilente dittatura, qualche centinaio di migliaia di giovani si siano lasciati indurre a militare, per fanatismo o per evitare il peggio, nelle forze armate della Repubblica di Salò. Un utile contributo alla ricerca storiografica sulla Resistenza non può venire, quindi, dalla parte dei fascisti. Utile è invece analizzare criticamente i documenti di fonte fascista dell'epoca, proprio perché in essi si può trovare una conferma dello sfacelo morale, della assoluta mancanza di valori che predestinava gli uomini di Salò al ruolo dei perdenti anche quando, con la protezione e l'aiuto dei tedeschi, s'illudevano di tenere in pugno la situazione. I rapporti della Guardia nazionale repubblicana a Mussolini, raccolti con pazienza e con un lavoro di anni da Luigi Micheletti e ora pubblicati da Feltrinelli nella « Biblioteca di storia contemporanea » diretta da Massimo L. Salvadori e Nicola Tranfaglia, sono una prova eloquente dello sbandamento e dell'isolamento del regime repubblichino anche nel periodo iniziale della Resistenza, quando le formazioni partigiane erano poche e male armate. E' opportuno citare qualche brano. Il 7 marzo 1944 il comando della Gnr di Torino comunica che « la situazione politica in Torino ha una inconfondibile caratteristica: decisa opposizione al regime per circa l'85% della popolazione; la rimanente percentuale è pietista, amorfa, indifferente. Il partito fascista repubblicano arranca affannosamente... In contrapposto l'attività dei partiti avversi è molto attiva (sic) e preoccupante, specie attraverso l'azione delle bande ribelli che agiscono nella Val Pellice, Val Germanasca, Val di Suso, Val di Lonzo e Canavese... L'attività ribelle si è ora estesa sino a pochi chilometri dalla città isolando il traffico verso le Valli di Susa e di Lanzo ». Confessioni d'impotenza, insensate illusioni, ammissioni incaute nella loro franchezza abbondano. Il 18 maggio 1944 il comando della Gnr di Como scrive a Mussolini: « La caduta della piazzaforte di Sebastopoli ha sensibilmente peggiorato la situazione politica della provincia e contribuito ad accrescere nella massa insana, sempre amorfa, la consistenza delle notizie sulla prossima sconfìtta della Germania... La poca fiducia nella rinascita della patria talvolta pervade anche gli ambienti fascisti, naturalmente i pavidi, i quali si attaccano alla Germania come all'esile filo che possa condurre ad una probabilità di pace negoziata... I richiamati della classe 1914 presentatisi al distretto militare erano 42, mentre 600 avevano chiesto l'esonero, che pare abbiano ottenuto attraverso i comandi germanici». Non mancano rozzi tentativi di far leva sull'orientamento socialista delle masse operaie per cercare di contrabbandare le parole d'ordine « sociali » di Salò. In un promemoria del comando generale per Mussolini e Renato Ricci, datato 19 giugno 1944, si sostiene che il regime dovrebbe tendere la mano alle « correnti » socialiste e comuniste della classe operaia, « lasciandole vivere in formazioni politiche autonome... Una pace separata con la Russia avrebbe una enorme influenza sulle classi lavoratrici di tutti i Paesi e porterebbe l'organizzazione comunista contro il mondo anglo-americano ». E, per concludere, vale la pena di citare un brano del rapporto in data 13 marzo 1944 del comando di Roma: «La popolazione seguila a divertirsi e a seguire con apatia ed assenteismo gli avvenimenti... L'opinione pubblica ha l'impressione che i tedeschi volutamente si disinteressino di quanto accade nella città, quasi volessero perpetuare (sic) il fatto di essere soli a difenderla e costituirsi così un motivo di più da accampare per le loro future prelese ». E' difficile trovare una confessione più esplicita d'isolamento, d'impotenza, di servile inanità. Mario Bonini