Mercato assicurativo nella Cee Affari per 1980 miliardi di lire di Giuseppe Alberti

Mercato assicurativo nella Cee Affari per 1980 miliardi di lire Nel 1973, secondo i dati forniti dall'Ania Mercato assicurativo nella Cee Affari per 1980 miliardi di lire Mentre In molti settori dell'attività imprenditoriale italiana si registrano incertezze, In campo assicurativo le premesse per uno sviluppo di lavoro sono progettate per almeno un decennio. Una analisi sul mercato assicurativo italiano ci permette di riscontrare che non tutti i « rami » e le necessità che può imporre una previdenza di largo consumo sono coperti da valide garanzie. Infatti l'automobile, che sta divenendo sempre più un bene patrimoniale, non desta ancora nell'utente medio italiano un interesse tale per assicurare tale bene « completamente ii. Ci si limita all'assicurazione obbligatoria di legge, al furto-incendio e, in taluni casi, ai trasportati familiari. In Francia e Inghilterra, solo per le polizze « kasko », si investe Il 75 per cento circa di quanto si spende nelle assicurazioni « responsabilità civile ». In Italia, invece, per lo stesso rischio si spende una somma inferiore all'I per cento. Di qui la possibilità di una programmazione per un nuovo ciclo di affari: tenuto conto di quanto hanno incassato le compagnie per il ramo « r.c. auto » nel 1973 (942 miliardi di lire) il solo settore « kasko » dovrebbe creare nuovi premi per 700 miliardi di lire l'anno circa. Per gli altri settori (vita, pensionamenti, furto, incendio, infortuni, malattie, « responsabilità civile diversi », credito, cauzioni, ecc.) esistono le premesse per un importante sviluppo, anche se nel nostro Paese le informazioni e la divulgazione dell'assicurazione sono tuttora limitate. II volume degli affari che le società di assicurazione hanno re¬ gistrato nel 1973 è stato di 1980 miliardi di lire, il 13 per cento in più del precedente anno. Il 1972 ha chiuso con un incremento del 20,7 per cento e del 24,6 per cento il 1971. Il ramo «vita-capitalizzazione » ha avuto un maggiore introito di quello danni e cioè del 15,9 per cento contro il 9,7 della precedente gestione. Fra un quinquennio le imprese assicuratrici dovranno, in linea con quanto previsto da un'apposita direttiva della Cee, portare il proprio capitale di rischio (sociale e riserve patrimoniali) almeno al 17 per cento dei premi che esse hanno incassato nell'ultimo esercizio annuo. Vi saranno quindi non poche difficoltà per talune imprese di assicurazioni. Quest'obbligo imporrà, ad esempio, ad una compagnia con 1 miliardo di capitale sociale e con un incasso in premi nel ramo danni (escluso quello <( vita-capitalizzazione ») di 100 miliardi, di elevare il capitale a 17 miliardi di lire. Tale nuova situazione costituirebbe un mercato assai valido per l'azionista. Le iniziative assunte da alcuni deputati per la nazionalizzazione del mercato « responsabilità civile-auto », dovrebbero, secondo il parere di alcuni imprenditori del mondo assicurativo, trovare negli azionisti validi oppositori in quanto vanificherebbero i loro risparmi investiti in azioni assicurative. I fondi che vengono resi liquidi dagli accantonamenti per le riserve del premi e sinistri ammontavano nel 1972 a circa 3,4 miliardi di lire. Essi vengono gestiti dalle compagnie per conto degli assicurati, oltre che a be¬ neficio dei dividendi azionari. Nel 1971 i beni immobili ammontavano a 1429 miliardi, i mutui ipotecari a 348 miliardi. I titoli di Stato, 350 miliardi di lire; 324 miliardi risultavano investiti in azioni italiane e 318 miliardi in titoli esteri. L'insieme delle compagnie assicuratrici aveva, nel 1971, capitali sociali interamente versati di 113 miliardi a valore nominale. Una situazione non ancora definita è quella delle « società di mutuo soccorso » che, in poco meno di tre anni, hanno incassato premi per circa 30 miliardi di lire. Queste, col risultato della sentenza della Corte di Cassazione del marzo scorso, sono state definite non idonee alla stipulazione di polizze «r.c. auto», creando una massa di automobilisti, forse 600 mila, non in regola con la legge. E' chiaro quindi che una maggiore vigilanza su tutta l'attività imprenditoriale assicurativa, costituirebbe la base per rendere tale mercato accessibile anche ai modesti risparmiatori. Giuseppe Alberti

Luoghi citati: Francia, Inghilterra, Italia