Atletica: troppi i dubbi per i nostri "campioni"

Atletica: troppi i dubbi per i nostri "campioni" Atletica: troppi i dubbi per i nostri "campioni" Concluso il periodo delle corse campestri, esauriti I programmi dell'attività Indoor, l'atletica sta per affrontare le gare più impegnative della stagione: comincia l'attività all'aperto, che ha come obbiettivo per I migliori elementi del continente i campionati d'Europa, in programma a Roma del 1" all'8 settembre. Paese ospitante, l'Italia sta già lavorando a fondo affinché la manifestazione abbia il successo che merita; con un occhio ai problemi organizzativi, i dirigenti della Fidai seguono però con attenzione — e con preoccupazione — gli allenamenti e gli stati d'animo degli atleti che dovrebbero gareggiare agli * europei ». E' un momento delicato: la preparazione (fisica e tecnica] non può avere successo se i singoli elementi non sentono sufficienti stimoli psicologici e nervosi per fare dell'appuntamento di settembre una ragione degna di assoluta concentrazione. Per un Arese che sa ormai lavorare per conto suo senza creare problemi, per un Dlonlsi che coraggiosamente tenta la carta (alutato dall'Ateo) dell'intervento chirurgico per eliminare una volta per tutte i ricorrenti dolori ai tendini, per una Pigni che non ha certo bisogno di sollecitazioni (a Fiasconaro ci pensa il « duro » Banner In Sudafrica), per un Fava che non molla mai, troppi altri campioni (?) sembrano indecisi, timorosi, privi di grinta, per poter essere considerati punti di forza della nostra atletica. DEL BUONO — Stasera a Roma, negli uffici della Fidai in viale Tiziano, Gianni Del Buono, accompagnato dal suo allenatoreamico prof. Romano Tordelli, avrà un colloquio con il presidente Nebiolo: dovrà confermare o meno le sue Intenzioni di ritiro a causa delle difficoltà che incontrerebbe nell'allenarsi. Primatista italiano dei 2, 3, 5 mila metri e delle 2 miglia, Del Buono è sempre stato un atleta difficile. Dotato di classe, di buoni mezzi fisici, ha saputo esprimersi al meglio in gare isolate, non è mai riuscito a far coincidere la miglior forma con una gara importante (capacità che distingue I campioni dalla media dei • buoni atleti '). Ades¬ so, Gianni fa risalire I motivi del suo avvilimento agli impegni di professore di educazione fisica: è in fase di » straordinariato », per diventare di ruolo non può fare assenze. I permessi, posto che arrivino, non possono essere sfruttati: gli servirebbe un vero distacco dall'insegnamento, ma il ministero non ci sente da quest'orecchio malgrado gli interventi della Fidai e le sollecitazioni del presidente Neblolo, intervenuto personalmente ai limiti del possibile. SCAPPATOIA — £' vero che I corridori delle lunghe distanze hanno bisogno più di altri di tempo libero per allenarsi (due sedute al giorno, mattino e sera) e per recuperare. Lunedi sera ad Ostia, dove abbiamo incontrato alcuni azzurri del fondo ed il loro ' capo » Oscar Barletta, abbiamo visto il giovane Del Corso sottoporsi in pista a dieci test sui 300 con intervalli di recupero sui 50", quindi a dieci - duecento » con pause sul minuto; ed al mattino il veneziano aveva già corso per una decina di chilometri in pineta. Tempo ne occorre, quindi, ma nel caso di Del Buono gli impegni scolastici non spiegano tutto. Pressioni familiari (la mamma, titolare di due grossi negozi di arredamento ad Ancona, vorrebbe che Gianni entrasse in ditta, affiancando il fratello architetto) fanno il resto; non è pensabile che un atleta che abbia resistito sino alla vigilia degli • europei » non riesca a trovare argomenti per convìncere I suoi a concedergli ancora qualche mese. Evidentemente (di colpo, o per lenta maturazione) qualcosa è scattato nel cervello dell'atleta Del Buono: è venuta meno la voglia di faticare, o chissà quale altra idea. Ma è solo sua la decisione (vedremo se mantenuta) di smettere: nulla è cambiato nella sua vita rispetto a ieri, quando era convìnto di andare avanti. GII • impegni » servono a coprire altri motivi. SANTI — L'atletica italiana, del resto, è abbastanza fornita di elementi che vanno tenuti per mano, confessati ogni sera ed ogni mattina (quando è necessario, anche a mezzogiorno), aiutati nei problemi del cuore, nelle scelte quotidiane, nel trovare un sistema di vita. Mai e poi mai vorremmo essere, pur amando questo sport, uno dei tecnici federali o di società che quotidianamente lottano per tirar fuori un campioneuomo da un ragazzo-promessa. La cosa meno difficile, paradossalmente, è la preparazione tecnica, tutto il restò è roba da santi, da missionari. E' un lavoro, gli stipendi non sono da disprezzare (anche se non sono favolosi come si racconta), ma la vita è dura. Ci sono allenatori che non vedono per settimane I loro figli per dedicarsi a rampolli adottivi che II tanno Impazzire. Il prof. Tordelli e stato ripagato da Del Buono con un abbandono alla vigilia dell'Impegno più importante, e buonasera. SOLDI — A meno che la minaccia del ritiro non costituisca che un modo per forzare la mano a qualcuno. Speriamo, vorrebbe dire che Del Buono ha ancora voglia di correre, e desidera solo sfruttare la situazione nei limiti del possibile. Attenzione peròsfruttarla per ottenere il distacco temporaneo dal ruolo di Insegnante, o per strappare un ulteriore contributo economico? Difficile diro, anche se l'atletica spettacolo ha convinto molti del nostri assi (mini e maxi) di avere dei diritti, Il porta ad Invidiare I cestisti, a guardare I calciatori ed I loro guadagni. Follie. Il rapporto incassi-ingaggi nell'atletica leggera non è tale da giustificare le cifre sognate. I professionisti di O Hara guadagnano, si dice. E' vero, ma per arrivare al dollari occorre andare forte. Ed ogni quindici giorni, se non ogni settimana. Bruno Perucca Romn 74

Luoghi citati: Ancona, Europa, Italia, Ostia, Roma, Sudafrica