Che cosa fa Gheddafi di Igor Man

Che cosa fa Gheddafi Le voci e le interpretazioni sul capo della Libia Che cosa fa Gheddafi Le precisazioni di Tripoli: si dice che il colonnello "si dedica al lavoro teorico e ideologico, nonché all'organizzazione delle masse" - "Le Monde" parla di una sorta "di colpo di Stato legale fatto con l'accordo del principale interessato: Gheddafì" I libici sostengono che la decisione di privare Gheddafì delle sue funzioni politiche, amministrative e diplomatiche è stata « fraintesa », forse deliberatamente, all'estero. Ieri l'altro il vicedirettore del ministero delle Informazioni, Sidip Shalak, ha detto che il colonnello «non è sialo deposto e non ha rinunciato ai suoi poteri». Ieri l'ambasciata di Libia a Roma ha diffuso un comunicato di « precisazioni in inerito alle notizie sutle decisioni prese nei' giorni scorsi dal consiglio della rivoluzione ». Il comunicato ricalca il testo del «memorandum» consegnato alle cancellerie straniere a Tripoli nella notte da venerdì a sabato: « ... Il colonnello Moammar El Gheddafì si dedica al lavoro teorico ed ideologico nonché all'organizzazione delle masse, senza invalidare i compiti dell'incarico di capo supremo delle forze armate; il presidente del consiglio dei ministri assume gli affari politici, amministrativi tradizionali e tutte le questioni protocollari ». Le decisioni prese dai membri del consiglio rivoluzionario « non incidono sui poteri e doveri del consiglio del comando della rivoluzione, stabiliti nella dichiarazione costituzionale » (che è del 1969). E' da ricordare, conclude il comunicato emesso a Roma, « che molti Paesi del mondo, come la Francia, la Jugoslavia e la Cina affidano al loro primo ministro gli affari normali dello Stato (le accoglienze ed altre questioni inerenti al protocollo e agli affari tradizionali) in modo che sia consentita al capo dello Stato la possibilità di dedicarsi alle questioni importanti e vitali ». Dal comunicato e da quanto trasmette radio Tripoli risulterebbe dunque che Gheddafì è tuttora il capo dello Stato, che la sua nuova posizione potrebbe paragonarsi a quella del presidente Mao Tse-tung il quale disdegna le attività di governo « perché fanno perdere tempo ». A Tripoli fonti ufficiali dicono che la decisione (presa il 2 aprile) di privare Gheddafì delle sue funzioni politiche, amministrative e diploma'iche è talmente poco importante che non ci si è preoccupati di informarne il popolo. E' stata infatti l'agenzia di stampa del Medio Oriente a diffondere, dal Cairo, la notizia nel pomeriggio di sabato scorso. Commentandola, Al Ahram scriveva il giorno dopo che «potrebbe trattarsi di una mossa tattica; Gheddafì potrebbe in qualsiasi momento riprendere i suoi poteri ». Questo perché già sei volte, dal gennaio del 1971 al settembre del 1973, il colonnello si era « dimesso » disertando per qualche tempo la scena politica. Ma se la decisione del consiglio rivoluzionario è « poco importante », perche ci si è premurati di comunicarla alle ambasciate straniere nel cuore della notte a mezzo di staffette speciali? A questo interrogativo i libici non forniscono alcuna risposta. Certo non si può parlare di colpo di Stato, se mai — come scrive Le Monde — si può pensare a una sorta di « colpo di Stalo legale effettuato con l'accordo del principale interessato: Gheddafì ». Indubbiamente se Gheddafì fosse slato spodestato dal maggiore Jallud, costui non si sarebbe recato il 6 di aprile a Parigi per assistere alla messa in suffragio di Pompidou, trattenendosi nella capitale francese fino al 7 aprile. Ancora: il Consiglio rivoluzionario ha precisato come le funzioni di capo delle forze armate esercitate da Gheddafì « non sono messe in causa ». Orbene in Libia l'esercito (all'incirca 25 mila uomini) protagonista del «Putsch» del 1" settembre 1969 è il solo effettivo centro di potere. « Colpo di Stato legale », dunque, deciso collegialmente? II supremo organismo libico s'era già riunito in gennaio subito dopo il fallimento dell'unione con la Tunisia. Sembra che da parte di almeno cinque degli undici componenti del consiglio furono rivolte aspre critiche a Gheddafì al quale si rimproverò di aver agito senza consultarsi coi suoi compagni. L'ultima riunione — il 2 aprile — secondo l'egiziano Al Ghoumuria è stata tempestosa: a Gheddafì sarebbero stati contestati diversi « avvenimenti negativi » come la costituzione dei comitati popolari dopo la pro¬ clamazione della rivoluzione culturale nell'aprile del '73, la fallita marcia sul Cairo del luglio dello stesso anno, la posizione critica assunta nei riguardi dell'Egitto durante la guerra di ottobre, la inopinata visita al Cairo e a Ryad sulla via di Lahore qualche tempo dopo, l'ostinarsi a non voler abrogare l'embargo del petrolio agli S.U. Posto in minoranza dai suoi colleghi della prima ora, Gheddafì avrebbe deciso di ritirarsi sotto la tenda. Ed è proprio sotto una tenda montata nel giardino della sua casa che il colonnello si è rifugiato dal 2 aprile. Capo di Stato de jure, mentre [allud lo è di fatto, il mistico Gheddafì dovrebbe ora consacrarsi alla strategia della sua rivoluzione. Una rivoluzione, all'insegna del Corano, che si propone di « rigenerare » il mondo arabo. Il comunicato diffuso dall'ambasciata libica di Roma è preceduto da una massima islamica: «Dio onnipotente vuole che se qualcuno di voi assume un lavoro lo faccia nel modo migliore ». Igor Man

Persone citate: Gheddafi, Jallud, Mao, Moammar El Gheddafì, Pompidou