Germania: allarme per l'inflazione di Tito Sansa

Germania: allarme per l'inflazione Accuse alla politica di Bonn Germania: allarme per l'inflazione La relazione stagionale dei 5 maggiori istituti tedeschi di ricerca economica afferma che la linea del governo è "completamente sbagliata" - Pareri divergenti sulle "terapie" (Dal nostro corrispondente) Bonn, 8 aprile. « Completamente sbagliata» è stata definita dai cinque maggiori istituti di ricerca economica della Germania federale (Berlino, Amburgo, Monaco, Kiel ed Essen) la politica congiunturale del governo di Bonn, che è stato accusato di « inattendibilità » e di « indecisione ». La pagella primaverile pubblicata oggi è di gran lunga la peggiore degli ultimi anni, all'unanimità gli specialisti hanno constatato che l'economia della Germania federale è gravemente malata, tutti i quattro obiettivi del « quadrato magico » che il governo si era prefissi (stabilità, piena occupazione, equilibrio della bilancia dei pagamenti, espansione) sono stati mancati, l'unica constatazione consolante riguarda la recessione, che viene esclusa, anzi già si notano segni di ripresa. I cinque istituti di ricerca economica rimproverano al governo soprattutto due debolezze: di avere allentato nel dicembre scorso, d'accordo con la Banca Federale, la politica restrittiva che mirava a frenare l'inflazione, e di avere nei primi due mesi di quest'anno ceduto alle pressioni degli statali, concedendo loro aumenti contrattuali superiori al 10 per cento, i quali sono stati un segnale per tutti gli altri settori, portando a una ondata di aumenti salariali che è immediatamente rimbalzata sui costi e sui prezzi. E' stato insomma il governo, secondo i cinque istituti, a contribuire all'aumento del costo della vita anziché frenare l'inflazione, come sarebbe suo compito. Unanimi nella diagnosi negativa, i cinque istituti non sono d'accordo sulla terapia, che peraltro tutti ritengono di lunga durata. Tre di essi (Berlino, Amburgo, Monaco) suggeriscono di riprendere immediatamente la politica restrittiva del credito, fiancheggiandola con misure valutarie le quali impediscano l'afflusso di valuta straniera, impedendo però un regresso dell'espansione e del'occupazione. Gli altri due istituti (Kiel ed Essen) che considerano questi consigli come una « quadratura del circolo », suggeriscono: « Per impedire un indesiderato aumento del circolante, il governo federale dovrebbe, se necessario, rivalutare più volte il marco o uscire dal serpente monetario ». In tal modo non soltanto verrebbero parzialmente annullati gli aumenti di prezzo del petrolio, ma verrebbe anche ridotto l'enorme attivo della bilancia commerciale, in quanto l'esportazione sarebbe frenata e l'importazione verrebbe favorita. I due istituti affermano che non è possibile adottare una politica di stabilizzazione senza rischi. E suggeriscono gli eventuali rischi da affrontare: 1) riduzione della produzione; 2) diminuzione dell'occupazione. Le proteste del governo e dei sindacati — soprattutto contro questi ultimi due suggerimenti di adottare una « recessione artificiale » — sono state immediate. Il ministro dell'Economia Hans Friderichs, pur ammettendo che effettivamente non esiste una terapia veloce, si rifiuta di accettare disoccupazione e tagli alla produzione come medicine per salvare la moneta. L'esperto di economia dell'opposizione, il capo dei cristiano-sociali Franz Josef Strauss, ha evitato di prendere posizione sugli impopolari suggerimenti, ma non si è lasciato sfuggire l'occasione di definire la relazione congiunturale un « documento impressionante» e un « giudizio distruttivo » della politica economica del governo. Willy Brandt parlando a Helmstedt, ha ammesso che in Germania si sono diffusi negli ultimi tempi « insicurezza, malcontento e svogliatezza », ma ha ammonito a non lasciarsi prendere dalla rassegnazione e a non abbandonarsi al pessimismo. Questo pessimismo, esaminando le cifre, non è poi del tutto fondato. I cinque istituti prevedono per il 1974 un'espansione reale del 2,5 per cento, un aumento del costo della vita superiore all'8,5 per cento, e circa 450 mila disoccupati. Giudicati dall'estero questi dati non inducono al pessimismo. Ma la realtà è che il marco — sempre più apprezzato sui mercati valutari internazionali — in Germania vale sempre meno in potere d'acquisto, e i tedeschi, ancora memori della « grande inflazione » degli Anni Venti, sono preoccupati. Tito Sansa

Persone citate: Franz Josef Strauss, Hans Friderichs, Willy Brandt