Condannata a 12 anni "suor,,. Pagliuca che legava e piacchiava i bambini dell'asilo di Fabrizio Carbone
Condannata a 12 anni "suor,,. Pagliuca che legava e piacchiava i bambini dell'asilo La sentenza dopo quasi cinque ore di consiglio Condannata a 12 anni "suor,,. Pagliuca che legava e piacchiava i bambini dell'asilo La donna, direttrice di un istituto a Grottaferrata, al processo di primo grado era stata condannata a 4 anni e 8 mesi di reclusione di cui due sono stati condonati (Nostro servizio particolare) Roma, 8 aprile. La prima sezione della corte d'assise d'appello, dopo quattro ore e quaranta minuti di camera di consiglio, ha condannato Maria Diletta Pagliuca, l'ex suora direttrice del «Santa Rita» di Grottaferrata, a 12 anni e quattro mesi di reclusione. La corte, presieduta da Nicolò La Bua, ha riconosciuto la donna responsabile di maltrattamenti seguiti da morte, sequestro di persona e truffa. La Pagliuca è stata interdetta in perpetuo i dai pubblici uffici e condannata a 400 mila lire di multa. Per Giuseppe Cannarella, amministratore dell'istituto. Vespasiano Casella, ufficiale sanitario di Grottaferrata, Estermo Vigliotta, autista del «Santa Rita», i giudici hanno confermato l'assoluzione. E' stato un processo lampo: 16 giorni dalla prima udienza alla condanna, comprese le interruzioni. L'ex suora era apparsa sul banco degli imputati il primo giorno: era passata dal pianto di vittima innocente, all'arroganza; aveva ribattuto alle contestazioni vivacemente, alzando la voce, interrompendo, cercando di accattivarsi il presidente della giuria. Sono stati gli avvocati difensori a consigliarla di non farsi più vedere. E le udienze sono scivolate via rapide, nel massimo silenzio. Molte affermazioni della donna sono servite alla parte civile per accusarla e inchiodarla alle sue responsabilità: «Non potevo curarli perché non c'era nulla da fare; l'istituto era l'anticamera del cimitero», così si era difesa in primo grado. E gli avvocati hanno puntato sull'incompetenza della donna. Han¬ no dipinto un personaggio che usava degli sventurati subnormali per chiedere denaro alla gente, dalla più importante alla più umile. La tesi che i bambini non fossero assistiti, ma tenuti in stato di sequestro, è stata accolta. I giudici hanno ricono¬ sciuto che le sevizie, la denutrizione, la segregazione hanno in parte favorito l'insorgere di malattie che niente avevano a che fare con le condizioni dei ragazzi «ricoverati». «E' stata fatta giustizia» ha commentato subito dopo la sentenza l'avvocato Fausto Tarsitano. «Sono stati anni di battaglia, non spesi invano. Nel processo di primo grado, Maria Diletta Pagliuca era stata condannata a quattro anni e otto mesi (di cui due condonati) per maltrattamenti semplici. Tutti gli imputati minori erano stati assolti. Il pubblico ministero, nella requisitoria, aveva chiesto 24 anni di carcere per maltrattamenti seguiti da morte, truffa aggravata e falso. Fu una condanna mite, che scandalizzò l'opinione pubblica. La donna uscì dal carcere di Rebibbia il 19 gennaio 1972, avendo scontato tutta la pena. Erano passati pochi giorni dalla sentenza: la polizia fu costretta a un carosello di pantere per distaccare le auto dei cronisti che inseguivano l'ex suora e dovette intervenire per disperdere la folla che si era accalcata davanti alla questura. Da allora, fino al 25 marzo scorso. Maria Diletta Pagiuca ha vissuto a Roma, nascosta in una pensione. Recentemente sua sorella Antonietta (imputata nel processo di primo grado) è morta per una grave forma di diabete. Lo scandalo del «lager di Grottaferrata» scoppia il 7 giugno 1969, quando scatta una ispezione a sorpresa: 12 bambini vengono trovati legati due per letto, hanno catenelle ai polsi, presentano tutti segni di percosse, cicatrici, piaghe, ecchimosi. Vengono visitati dal dottor Zucchini e fotografati: un documento ineccepibile. L'Istituto « Santa Rita » (il « Miracolo del tempo » come lo chiamava la Pagiuca) viene chiuso e la donna arrestata. Si apre l'inchiesta. Viene fuori una storia incredibile: entrata a 15 anni in convento la Pagliuca si diploma assistente per ciechi e sordomuti. Divenuta superiora delle « Elisabettiane », nel '45 è accusata di furto continuato e aggravato (il processo si interrompe per amnistia). Dimessa dall'ordine religioso, continua a vestire l'abito monacale e fonda l'associazione nazionale per bambini sordomuti e ciechi. Apre a Conca dei Marini il « Santa Rosa » che trasferisce poi ad Amalfi col nome di «Santa Rita ». Tutte attività illegali, condotte senza permesso. Nel '49, il prefetto di Amalfi fa chiudere la casa. L'anno dopo Maria Pagliuca la riapre a Grottaferrata. L'Onmi (Opera nazionale maternità e infanzia) comincia le ispezioni, che danno sempre esito negativo. Nel '53, le viene rifiutato il riconoscimento della sua attività. Nell'ottobre del '60, il medico provinciale fa un resoconto agghiacciante delle condizioni ambientali e igieniche del « Santa Rita » che viene chiuso. La Pagliuca riapre nel '62, ma il 19 maggio '65, il prefetto dispone la seconda chiusura. La « casa madre» viene riaperta dalla Pagliuca: le ispezioni continuano, sempre negative. Finché, con la sorpresa dell'irruzione, si scopre tutto. L'inchiesta mette in evidenza la gravità del fatto: bambini non curati perché ritenuti, senza nozioni mediche, irrecuperabili, maltrattamenti, carenze igieniche e di cure mediche, assenza di controllo. Al processo sfilano testimoni d'accusa. La Pagliuca si difende piangendo, affermando di essere una « santa », vittima di una congiura. La tesi difensiva della donna ottiene l'effetto e la corte decide per la pena più mite, con tutte le attenuanti. Fabrizio Carbone
Luoghi citati: Amalfi, Conca Dei Marini, Grottaferrata, Roma
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