Monosillabo proibitissimo di Vittorio Gorresio

Monosillabo proibitissimo TACCUINO Monosillabo proibitissimo Una amorosa canzone di Gigliola Cinquetti, già programmata dalla Rai-tv, non sarà trasmessa che dopo il 12 maggio perché vi sono troppi « sì ». Una volta, altri tempi, la censura avrebbe preso a prelesto della proibizione l'immoralità del soggetto, che è una ragazza eccessivamente propensa a concedersi, e quindi sempre pronta a dire « sì ». Oggi è diverso: il referendum per l'abrogazione della legge Fortuna-Baslini ha messo in crisi addirittura la primaria facoltà di dire sì e di dire no. Se Gigliola Cinquetti nella sua canzone dicesse no a chi insidia il suo pudore, ugualmente sarebbe stata bandita dalla Raitv. Ci sono momenti nella storia italiana in cui più non si guarda alla purezza delle vergini, ma solo si ha paura di una scelta. Cito a memoria dai Vangeli: « Sit senno vester » un bel sì od un bel no. perché il resto è del diavolo. Ho l'impressione che la Rai-tv stia dalla parte del diavolo. Come non accoglie i sì della canzone di Gigliola Cinquetti, sicuramente respingerebbe anche i no di quest'altra poesia che mi pare giusto trascrivere in attesa del 12 maggio: « Non tendete la mano a dire sì / non accettate tute e discorsi e dite sì / non marciate, combattete, lavorate, cantate I e dite sì / non inchinatevi, strisciate, inginocchiatevi / e dite sì / non dovete dire sì per vivere / e amare / siano le stelle di pugni a illuminare il vostro cammino / non siate sudditi e schiavi / e il vostro motto sia no ». E' una poesia che Pietro Valpreda scrisse nel carcere di Regina Coeli dove si trovava rinchiuso, il 28 marzo 1970 che era quell'anno la vigilia di Pasqua. Data la circostanza cronologica egli naturalmente non immaginava che il suo dilemma tra il sì ed il no avrebbe mai potuto avere applicazione in sede Rai-tv a riguardo dell'eventuale abrogazione di una legge, ed era quindi libero di pronunciare la sua scelta, nonostante che fosse in carcere. La libertà, qualche volta, si va a nascondere in luoghi impensati. Mi piace pure un altro pensiero di Valpreda che trovo registrato nel suo Diario dalla galera sotto la data 29 marzo 1970: «Cristo è risorto, Cristo è morto per noi, e pensare che se Cristo vivesse oggi, gli metterebbero una divisa e lo manderebbero in Vietnam, oppure verrebbe espulso dal pc di Praga. Non solo gli Jarebbero salire il Golgota un'altra volta, ma Io torturerebbero con la corrente elettrica sui genitali » (cfr. Pietro Valpreda E' lui!, Diario dalla galera 1969-1972, quello che può capitare a un cittadino italiano con idee un po' diverse, prefazione di Camilla Cedcrna, Rizzoli editore, Milano 1974, pag. 143). E' un libro che non manca di interesse per chi vuol rendersi conto della personalità di Valpreda. Con metodo sinottico si possono allineare le sue annotazioni di allora con le risposte che ha dato adesso a Catanzaro all'avvocato Vincenzo Azzarita di parte civile che gli domandava: « La mattina del 12 dicembre, a che ora uscì dalla casa di sua zia? ». « Verso le 10, più o meno ». « E prima cosa fece? ». « E lei, avvocato, ricorda il colore della cravatta che aveva durante l'udienza passata? ». Punto sul vivo, l'avvocato di parte civile ha tenuto a ritorcere su Valpreda un equivalente fatto di colore: « Negli atti del processo si parla di tre diversi pigiama celesti ». Questo deve essere stato il momento processuale più serio per Valpreda, che difatti ha dovuto confessare: « Ma io non posso precisare, a tanta distanza di tempo, se il pigiama che indossai in quei giorni lo avevo portato da Roma o lo avevo a casa di zia». Giustamente implacabile, l'avvocato di parte civile ha incalzato Valpreda: « L'imputato è solito farsi accompagnare sempre dalla nonna o dalla zia? ». E' naturale che a un anarchico accusato di un'impresa di strage manchi il terreno sotto i piedi quando gli si parla di nonne e di zie. « Dipende dalle circostanze... », ha difalli dovuto rispondere umilmente il poverello che si sentiva alle corde. Su questa base, uno dei più diligenti resocontisti del processo di Catanzaro ha potuto scrivere: « Diversamente dall'altra udienza, quella di oggi è stata una giornata "sì" ». E così ci risiamo, tra la canzone di Gigliola Cinquetti proibita perché sì, e la poesia nel diario dalla galera da condannare perché no. Tra il sì ed il no forse conviene essere sempre di parere contrario. Vittorio Gorresio

Luoghi citati: Catanzaro, Milano, Praga, Roma, Vietnam