Un intervento dell'aviazione d'Israele contro le postazioni siriane sul Golan

Un intervento dell'aviazione d'Israele contro le postazioni siriane sul Golan Un intervento dell'aviazione d'Israele contro le postazioni siriane sul Golan Preoccupanti sviluppi della "guerra di attrito" in corso ormai da un mese sul fronte siroisraeliano - Irritazione sovietica per il riavvicinamento diplomatico dell'Egitto agli Stati Uniti Tel Aviv, 6 aprile. La caccia israeliana è intervenuta oggi per la prima volta in appoggio all'artiglieria nella guerra di attrito ormai in corso da quasi un mese nel Golan fra le truppe siriane e quelle israeliane. A poche ore dall'inizio delle celebrazioni religiose per la settimana santa unità siriane, di entità imprecisata, hanno superato la linea del cessate il fuoco ed attaccato una postazione nemica alle falde del Monte Hermon. La reazione di Tel Aviv è stata immediata, ma questa volta a respingere gli aggressori non sono intervenute soltanto l'artiglieria o le truppe corazzate ma anche l'aviazione. Due aerei con la stella di David — annuncia il comando siriano — si sono levati in volo verso le 10,40 di stamane ed hanno colpito una postazione siriana situata sempre sul monte Hermon. A questa prima incursione ne è seguita una seconda che non avrebbe provocato danni. L'intervento della caccia, unitamente a quello dei pezzi di artiglieria, è valso a respingere dopo circa mezz'ora i siriani; subito dopo Israele ha inoltrato formale protesta alla apposita commissione delle Nazioni Unite incaricata di far rispettare la tregua. L'intervento dell'aviazione israeliana, anche se limitato in quanto a portata ed effetti, preoccupa, dal momento che potrebbe provocare quella pericolosa «escalation» del conflitto attualmente in atto sulle alture di Golan e quello scontro globale cui anche ieri ha fatto riferimento il ministro della Difesa siriano Tlas. Una settimana santa, quella che si prospetta, carica di tensione e con le truppe israeliane in continuo stato di all'erta, memori del fatto che il conflitto di ottobre divampò proprio in occasione di un'altra ricorrenza religiosa, la festa del Kippur. Alla precaria « tregua » nel Golan si unisce poi l'attuale situazione politica israeliana, giunta ad un punto di crisi con la polemica divampata in seguito alle decisioni delia commissione d'inchiesta sul capo di Stato Maggiore dell'esercito generale David Elazar. Proprio oggi a rendere le cose più difficili è intervenuto Menahem Begun, leader del Likud, partito di destra all'opposizione, il quale ha in- vitato il governo di Golda Meir, e quindi non soltanto Dayan, a dimettersi. Le risultanze della commissione d'inchiesta sul comportamento degli alti quadri militari israeliani nel conflitto del Kippur saranno tema di un dibattito previsto per giovedì al Keneset, il Parlamento israeliano. Negli sviluppi politici medio-orientali si inseriscono altri due fatti: i colloqui avuti ad Alessandria d'Egitto da re Hussein di Giordania con il presidente Sadat sulla questione palestinese, ed un certo attrito che secondo la stampa cairota sarebbe emerso fra i dirigenti di Mosca e quelli egiziani. Per quanto riguarda quest'ultimo punto Abdel Kuddus, direttore del quotidiano Akhbar el Yom sostiene stamane che le divergenze di fondo tra le due capitali derivano dal fatto che i russi desiderano che l'Egitto chieda il beneplacito preventivo di Mosca prima di fare una qualsiasi mossa nel quadro dei rapporti con gli Stati Uniti. A questo proposito il giornalista aggiunge che allorché il ministro degli Esteri sovietico Gromyko espresse il suo disappunto per le numerose visite effettuate in Egitto dal segretario di Stato americano Henry Kissinger i dirigenti locali gli hanno replicato sollecitandolo a fare altrettanto. Inoltre ai russi non tornerebbe gradito il fatto che l'Egitto abbia iniziato le operazioni di sminamento del Canale di Suez basandosi soltanto sull'intervento americano. Sui colloqui tra Hussein e Sadat, il quotidiano di Beirut « Al Liwa » scrive che al termine delle conversazioni, il sovrano hashemita avrebbe accettato di affrontare il problema palestinese con i leader della guerriglia in una riunione che dovrebbe tenersi al Cairo. Secondo il foglio libanese Sadat sarebbe riuscito a convincere Hussein a riconoscere l'organizzazione per la liberazione palestinese come l'unica rappresentante dei palestinesi alla conferenza della pace sul Medio Oriente di Ginevra. (Ap)