Quasi un vertice a Parigi di Alberto Cavallari

Quasi un vertice a Parigi Quasi un vertice a Parigi u l a i i o è o (Segue dalla V pagina) nuti di colloquio Nixon-Poher) ha reso impossibile qualsiasi indicazione. Ai francesi l'iniziativa di Nixon è apparsa pesante. La decenza, ha scritto Le Monde, vorrebbe che i capi di Stato presenti alla cerimonia di Parigi si astenessero dalle conversazioni politiche troppo spinte. A molti è sembrato poi che Nixon abbia spregiudicamente sfruttato l'occasione per influire sulla Francia senza guida, in un momento in cui il regime vive nelle prospettive più incerte. In ogni modo Messmer e Jobert hanno preso atto dell'iniziativa tedesca e americana facendo presente che ogni risposta francese è da rimandare a dopo il 5 maggio. Contemporaneamente hanno dato il via a una serie di controcolloqui per sostenere una linea politica estera che non può essere abbandonata fino all'elezione -! del prossimo Presidente. a l e e a o o a o a e ll Un ultimo e non previsto incontro tra Messmer e Podgorny avvenuto stasera è chiaramente stato organizzato per controbilanciare l'offensiva nixoniana. La spettacolare offensiva diplomatica ha spinto sul fondo della giornata la pur spettacolare cerimonia in memoria di Pompidou. Essa ha ricordato, per l'imponenza, quella avvenuta in memoria di De Gaulle il 12 novembre 1972, anche se mancava la folla di allora. E' stata brevissima, soltanto tre quarti d'ora, compresa la messa celebrata dal cardinale Marty (che fu duro oppositore di Pompidou) e i molti momenti di raccoglimento. Non sono avvenuti incidenti, la semplicità ha dominato, avendo Pompidou lasciato detto di non volere «né pastorali né mitrie». Ma l'enorme schieramento di re, regine, capi di Stato, capi di governo, ha perduto molto del suo significato quando è scattato il meccanismo dei fitti appuntamenti politici che Nixon non ha certo improvvisato. Alberto Cavallari

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