Le drammatiche testimonianze sul terrore in Uruguay e Bolivia di Fabrizio Carbone

Le drammatiche testimonianze sul terrore in Uruguay e Bolivia Tribunale Russell: oggi sarà reso noto il verdetto Le drammatiche testimonianze sul terrore in Uruguay e Bolivia Torture sistematiche nelle carceri, detenuti assassinati - Ieri sono state presentate 2 relazioni di accusa contro altri governi americani : Paraguay, Haiti, Santo Domingo (Nostro servizio particolare) Roma, 5 aprile. Le udienze sono finite e domani mattina al Teatro delle Arti, la giuria del tribunale Russell II darà notizia al pubblico del verdetto. Negli ultimi due giorni si è parlato a lungo della situazione politica in Uruguay e Bolivia, dopo la presa del potere dei militari e la fine delle istituzioni democratiche. Le riunioni si sono svolte nella sala delle assem- j blee della federazione lavora- e ? e , - o slaUn gtr o tori metalmeccanici a corso Trieste e sono state accompagnate dalla proiezione di audiovisivi e filmati inediti. Quelle degli esuli uruguayani e boliviani sono state le testimonianze più drammatiche della intera sessione del «Russell secondo». Il professor Alain Labrousse, docente di letteratura francese a Montevideo e oggi a Parigi, ha letto un rapporto sull'Uruguay: «Dal '43 al '54 il Paese aveva avuto un notevole sviluppo economico e sociale, confortato da una legislazione avanzata; i contraccolpi del mercato internazionale portarono dal '61 al '67 l'aumento annuale del costo della vita al 60 per cento. Il 12 dicembre '67 di fronte agli scioperi generali il vicepresidente Areco scioglie 6 partiti politici e fa chiudere 3 giornali. Dal '68 al '69 cinquemila tra impiegati e operai vengono imprigionati. In risposta all'offensiva delle classi dominanti si sviluppano le organizzazioni di lotta armata (tupamaros). Intanto funzionari di polizia partecipano a corsi di specializzazione a Washington. Nel '69 Dan Mitrione, americano, diventa sovrintendente della polizìa di Montevideo: nascono gli "squadroni della morte" e viene data via libera allo squadrismo fascista. Le elezioni del '72 vengono vìnte, in un clima di terrore, da Juan Maria Bordaberry: il 14 aprile dello stesso anno proclama lo stato di guerra interna. Dopo quattro mesi 20 mila sono gli arrestati (da 5 a 10 mila i torturati). Il sistema democratico rappresentativo termina definitivamente il 27 giugno '73: fuori legge i sindacati, approvati i licenziamenti, la giustizia è in mano ai tribunali militari. La libertà di stampa è cancellata e il Parlamento è sciolto ». Sfilano i testimoni: il primo, per ragioni di sicurezza personale, non rivela la sua identità: «Ho 27 anni e svolgevo attività politica nella locale parrocchia. Al sacerdote che ci guidava fu ritirato il passaporto; noi iniziammo una raccolta dì firme. Il 24 settembre, per questa ragione, fui arrestato e torturato senza sosta con bastoni e col "sottomarino", che è come annegare continuamente. Quando mi rilasciarono m dissero: "Puoi raccontare di essere stato in un albergo extralusso». Lo scrittore Renato Prada Oropeza, nella relazione sulla Bolivia ha ricordato i due anni e sette mesi di costante violazione dei diritti dell'uomo e la repressione delle masse popolari «perpetrate — ha detto — dal governo fascista del generale Hugo Banner Suarez». Cinque i testimoni d'accusa: Marcel Ramirez, ex professore ed ex rettore dell'Università cattolica di Bolivia, 10 mesi di prigione; Roland Grebe, studente universitario, 20 mesi di torture; «Hugo», studente, 20 mesi di prigione; Mima Gonzales, giornalista, un anno in campi di concentramento; il signor Trujillo ha testimoniato della morte del figlio che «ufficialmente non risulta». In tutti questi interventi i testi hanno parlato dei campi di Chonchocoro e Achocalla e hanno accusato il regime di usare ufficiali «sadici» per torture disumane che, spesso, hanno causato la morte dei prigionieri. Mima Gonzales ha detto: «Il regime aveva detto che Pedro Morant era stato ucciso mentre tentava di fuggire in Cile. Dichiaro che quest'uomo è stato ucciso a colpi di bastone ad Achocalla da Jorge Balvian. In questo campo ho visto uccidere un bambino». Gli altri testimoni hanno dato i nomi delle persone addette alle torture: Papi Alvarez, definito «mostro del terrore», Piki Otero, attuale console boliviano a NewYork e i capitani Carlos Mena e Landibar. Il signor Trujillo ha detto: «Non ho fede politica e non sono iscritto a nessun partito. Mio figlio è stato ucciso personalmente da Ernesto Limpias, oggi console generale di Bolivia a Genova, e da Fredi Terrasas, un medico attualmente a Parigi per un corso di specializzazione pagato dal governo francese». La giornalista Mima Gonzales ha detto: «Ho un timpano rotto, la clavicola e tre costole fratturate, mi hanno spaccato cinque denti. Voi vi chiederete perché non sono morta. Bene: per l'intenso desiderio di vivere e perché so di essere dalla parte della verità e della giustizia». Dopo questi interventi sono state presentate tre relazioni di accusa contro i governi di Haiti, Santo Domingo e Paraguay. Fabrizio Carbone