Due preti e una donna morti nell'intendio della canonica

Due preti e una donna morti nell'intendio della canonica Il drammatico rogo di notte a Genova Due preti e una donna morti nell'intendio della canonica Le vittime sono don Antonio Acciai, la madre, e il vice parroco Feriti il padre del sacerdote e una sorella - L'opera dei vigili del fuoco è stata ostacolata dalle vetture parcheggiate sulla strada (Dal nostro corrispondente) Genova, 5 aprile. Il parroco, sua madre, e il viceparroco della chiesa di Nostra Signora della Provvidenza, in via Vesuvio, sono morti la scorsa notte, asfissiati dall'incendio che ha semidistrutto la canonica e gravemente danneggiato la chiesa, che sorge nella zona alta della città, sopra la stazione Principe. Le vittime sono don Antonio Acciai, 50 anni, la madre Emma Becciarini, 74 anni, e don Orazio Chiapparo, 28 anni. Feriti nel tragico incendio sono rimasti il padre di don Acciai, Giuseppe, di 77 anni, e la sorella del sacerdote, Giovanna, L'incendio è divampato verso le 3 di notte, nei locali della parrocchia attigui alla chiesa, ma probabilmente le fiamme stavano covando da qualche ora. Alcuni passanti hanno no¬ tato lingue di fuoco e dense volute di fumo ed hanno immediatamente cercato di dare l'allarme, telefonando al 113 della questura, al pronto intervento dei carabinieri, ai vigili del fuoco. L'anonima chiamata al centralino dei pompieri risulta registrata alle 3,32: a quell'ora il destino delle tre vittime era ormai segnato. Il padre di don Acciai, invece, si era svegliato qualche minuto prima per andare in bagno: « Ho avvertito un acre odore di fumo — ha detto — ma non mi sono reso subito conto di quanto stava accadendo. Mia figlia mi ha sentito, si è alzata. Abbiamo aperto la finestra, ci siamo affacciati. Sono intervenute alcune persone, ci hanno salvato. Per i nostri congiunti, e per il viceparroco, purtroppo non abbiamo potuto fare nulla ». Un calore insopportabile. opprimente («sembrava d'essere in un forno, quando siamo arrivati sul posto », ha poi raccontato un pompiere), un fumo densissimo, acre, aveva infatti invaso l'appartamento in cui il parroco viveva con i suoi familiari e l'abitazione del curato don Chiapparo, situati nei locali soprastanti la chiesa. La morte di don Acciai, di sua madre e del giovane sacerdote è stata tremenda: colpiti da asfissia, i tre si sono trovati come chiusi in un forno. Le operazioni di soccorso sono state rese diffìcili dal fatto che l'allarme era giunto con ritardo. E, a questo proposito, va detto che gli abitanti di via Vesuvio hanno vivacemente contestato i vigili del fuoco, i quali hanno ribattuto che un loro più celere arrivo sul posto è stato impedito dalle macchine parcheggiate lungo la strada, per cui ne hanno dovuto spostare alcune per poter iniziare le operazioni. Con una scaletta alla « italiana », i pompieri hanno cercato di penetrare nell'alloggio del parroco attraverso il tetto, ma senza riuscirvi. Hanno cosi sfondato una finestra, e finalmente sono entrati nell'appartamento, ma ormai era troppo tardi. Don Acciai e la madre sono stati trovati morti, asfissiati, nelle loro camere; don Chiapparo era ancora vivo, ma è spirato poco dopo, mentre con un'ambulanza veniva trasportato all'ospedale. Particolarmente drammatico il salvataggio di Giuseppe e di Giovanna Acciai, effettuato dagli abitanti della zona mentre si attendeva l'arrivo dei vigili del fuoco: la donna è stata portata a terra da una specie di « cordata » fatta dai soccorritori arrampicati alla grondaia della costruzione, il padre si è calato con una fune. Entrambi hanno riportato lievi escoriazioni e oruciature, ma mentre l'uomo ha rifiutato il ricovero, ed è rimasto sul posto nella speranza di veder salvati i congiunti, Giovanna Acciai ha dovuto essere trasportata all'ospedale perché colpita da collasso. Poi le fiamme sono state domate, e sono incominciate le indagini sulle cause del tragico incendio. E' stata esclusa l'ipotesi dolosa, ne sono state vagliate altre, la più probabile, a detta dei carabinieri, è quella di un mozzicone di sigaretta gettato inavvertitamente nel locale della parrocchia dove erano stati raccolti i giornali vecchi e dove don Acciai radunava giornalmente i ragazzi della zona in cui svolgeva il suo ministero. Un ministero, il suo, che lo aveva spesse volte posto in disaccordo con i superiori della curia arcivescovile, ma per il quale non era mai uscito dai canoni dell'ortodossia. Tanto che, alcuni anni or sono, all'epoca della comunità conciliare sorta in Oregina, un quartiere vicino, don Antonio si era recato a discutere i problemi della chiesa con quelli che chiamava « i miei fratelli ». « Capisco i vostri problemi — aveva detto loro —, ma non condivido la rottura che avete deciso nei confronti della chiesa genovese ». Non per questo, però, aveva mai cessato di combattere numerose battaglie in favore dei suoi parrocchiani: da quella per il prosciugamento del lagaccio, dove molti bimbi della zona erano annegati, alle altre quotidiane, di apostolato e di aiuto per le famiglie più disagiate della parrocchia, verso le quali era prodigo di appoggi, materiali e morali. I funerali delle tre vittime si svolgeranno domenica, o al più tardi lunedì mattina, nella stessa chiesa in cui stanotte sono divampate le fiamme. p. I.

Persone citate: Acciai, Antonio Acciai, Giovanna Acciai, Orazio Chiapparo

Luoghi citati: Genova