Marlborough e Churchill

Marlborough e Churchill Marlborough e Churchill Figlio di un gentiluomo realista, ma vissuto, durante gli anni difficili di Cromwell, solo grazie alla protezione di una nonna che era invece puritana fervente; fratello, alla Restaurazione, dell'amante del duca di York (il futuro Giacomo II), e in relazione egli stesso con l'amante ufficiale del re Carlo II, l'affascinante duchessa di Cleveland; audace abbastanza per lanciarsi, a quel che pare, da un'alta finestra per sottrarre l'amata all'ira del sovrano, ma tanto accorto da investire in un vitalizio le cinquemila sterline da lei ricevute per quel gesto; difensore del trono di Giacomo al tempo del fallito sbarco del duca di Monmouth, ma passato poi alla storia come uno dei principali responsabili della sua caduta; asceso a cariche altissime in buona parte grazie all'ascendente della moglie sulla principessa e poi regina Anna, ma rivelatosi sul campo stratega fra i massimi del suo tempo, paragonabile solo ad Eugenio di Savoia, e vincitore, a Hochstadt (Blenheim), Ramillies, Oudcnarde e Malplaquet, delle più grandi battaglie della guerra di Successione di Spagna, che fecero dell'Inghilterra, ancoia qualche decennio prima tribù taria di Luigi XIV, la rivale vittoriosa della Francia del Re Sole, e gettarono le premesse della sua grandezza avvenire; questo, lo straordinario personaggio che a due secoli di distanza trovò il suo storico nell'esponente maggiore della sua discendenza, destinato qualche anno dopo ad occupare un posto decisivo nella guida di una Grande Alleanza per molti aspetti analoga a quella che, nella guerra e nella diplomazia, egli aveva condotto contro la Francia. Fu, infatti, negli Anni Trcn ta, che Winston Churchill procedette alla redazione della biografia del duca di Marlborough; e l'ultimo volume ap parve nell'anno stesso di Monaco. L'uomo del quale, come ha ricordato Henry Steele Commager nella riduzione dell'opera che ora viene presentata al pubblico italiano (Winston S. Churchill, Marlborough, Milano, Mondadori, 1974, pp. 999), si può ripetere con verità quel che egli disse di lord Rosebery: « il passato gli era sempre accanto... infondeva negli eventi del momento un'aria di antica maestà », si preparò all'ora più grande nella frequenza dei grandi del passato, traendo da loro, secondo le più classiche tradizioni dell'umanesimo, ispirazione e am maestramento. Dall'opera, peraltro, lo avevano a lungo distolto le ombre che una cosi tormentata carriera aveva lasciato sulla figura del grande capitano. E certo la personalità di Marlborough è intelleggibile solo sullo sfondo, anch'esso per tanti aspetti straordinario, dell'Inghilterra aristocratica uscita dalla guerra civile e dalla rivoluzio ne. La monarchia, irrimediabil mente colpita dalla sconfitta, aveva le sue sole possibilità di affermazione nell'uso più ampio e spregiudicato del favo ritismo e del patronato a vantaggio dei suoi fedeli; e il drastico indebolimento che, con la Corona, aveva colpito tutto il potere esecutivo, garantiva ogni sorta di possibilità agli elementi più forti e intrapren denti di una società in fase di sviluppo quale era quella in glese di allora. Prima fra questi elementi l'aristocrazia terriera, dominatrice della Camera Alta e, attraverso il controllo delle elezioni nelle contee, anche della Camera dei Comuni e di tutta la vita politica; ma accorta abbastanza da lasciare spazio adeguato alle esigenze dei ceti mercantili. Un posto non pie colo era tuttavia aperto anche a coloro che alla scarsezza dei titoli antichi e riconosciuti del possesso terriero, del lignaggio o del censo supplivano con le doti personali e con la personale spregiudicatezza: con un procedimento di selezione ristretto a un ambiente sociale determinato, e certamente privo di controlli oggettivi e di metodi razionali, ma che tuttavia sarebbe saggio giudicare anche alla luce dei risultati. Che è un aspetto vigorosamente sottolineato da Churchill. Certo, la selezione avveniva in un ambiente ristretto: ma «era, questo, il fulcro della nazione, in cui gli uomini erano conosciuti e giudicati dai loro simili con profonda conoscenza e molta comprensione... e se era vero che nomine c promozioni erano assegnate in gran parte per favoritismo, il favoritismo era concesso in gran parte per meriti ». La galleria di immagini che occupa ancor oggi gran parte dell'abbazia di Westminster fornisce una documentazione imponente a sostegno di un'affermazione cosi dissonante dai criteri di valutazione correnti. E quella galleria rimane intatta anche dopo la critica distruttiva della vita politica inglese del Settecento dovuta alla mente analitica di Sir Lewis Namier. Su uno sfondo siffatto, anche le lealtà divise, i dubbi e i coperti maneggi ricevono una luce diversa da quella che su di esse proiettò la gelosia dei contemporanei o una storiografia ispirata alle nette distinzioni ideologiche di un'epoca più tarda. E tuttavia, se per questa strada Churchill riesce a lasciarsi alle spalle il moralismo ottocentesco di un Macaulay, per un altro verso egli rimane invece profondamente legato a quel mondo, e più precisamente a un romanticismo di tipo carlyliano che gli assegna un posto a parte nella storiografia novecentesca. E in effetti, per lui, l'elemento decisivo è da ricercare in una sfera che coincide con quella che egli sente come sua propria, atta a dar valore a uomini e fatti al di là del mutevole carattere delle personalità e delle epoche: nella sfera, cioè, in cui alla radice dell'agire di uomini come Marlborough è possibile scorgere « la fermezza e non l'inganno, il patriottismo che trascende l'interesse personale, il coraggio e il fervore piuttosto che l'astuzia e l'opportunisino ». Solo che tutto ciò va individuato al di là delle preclusioni che i pregiudizi novecen teschi hanno cercato di erigere, come una barriera di mediocrità che divide l'osservatore dei nostri giorni dalla grandezza autentica, nella quale i destini degli uomini e degli Stati si realizzano senza le costrizioni dell'ideologia, e scaturiscono invece dalla sorgente primaria e perenne della virtù umana, valida e riconoscibile dagli uomini di tutti i paesi e di tutte le età. Gli eventi di quell'epoca tragica e grandiosa « sono fatti terribili, che innalzano i rapporti di uomini e donne al di sopra della scena umana, tanto gremita di difetti e affanni. In ogni cuore generoso questi fatti riaccendono la speranza che si possano verificare qui, nella vita dei più umili mortali, cose che appartengono all'universo e conquistano valore imperituro ». E' una speranza difficile, la più difficile, forse, tra tutte: ma colui che la esprimeva qualche anno dopo avrebbe guidato la battaglia d'Inghilterra. Dopo di che sarà necessario avvertire che si troveranno in gran numero storici « scienti fici » pronti ad assicurare che in realtà le vittorie di Marlborough — histoire bataille! — furon cosa affatto secondaria, e che l'ascesa dell'Inghilterra era già scritta nel suo sviluppo mercantile e nella mancanza di dogane interne, oltre che nella vigorosa affermazione di sé che i ceti borghesi e commerciali avevano fatto nella guerra civile; per non parlare poi degli orecchianti di storia, che nell'opera di Churchill vedranno solo un esempio di storiografia intuitiva ed estetica, inetta a raggiungere il livello concettuale delle moderne scienze sociali. Non tenteremo minimamente di persuadere costoro: sarebbe impresa vana e non ne varrebbe la pena. Ricorderemo solo che certo le risorse di una civiltà cittadina ampiamente sviluppata ebbero parte nel consentire ad Inghilterra e Olanda di mobilitare ampie risorse contro la Francia, ma che tali risorse rimasero nell'insieme assai inferiori a quelle della monarchia « dispotica » e « aristocratica » di Luigi XIV; che ciò non impedì il declino irrimediabile dell'Olanda; e che le armate inglesi sotto altra guida furono ben lontane dal conseguire i successi registrati sotto il comando di Marlborough. E certo non sosterremo che tutta la storia, ogni sorta di storia o di esigenza storica, possa dirsi soddisfatta da un'opera come quella churchilliana; e non rinnegheremo i progressi che una visione più ampia della stessa storia politica ha permesso di realizzare. Ma i lettori che nello studio del passato cercano quello che gli uomini in fondo vi hanno sempre e in primo luogo ricercato, insegnamento e ammonimento sulla infinita varietà e ricchez za dei destini umani, nelle pagine di Churchill troveranno una rievocazione in cui la penetrazione e l'esperienza dell'uomo di guerra e di Stato si uniscono alla forza rievocativa dello scrittore e dell'indagatore del cuore umano: che è anch'essa una via, e non delle ultime, per intendere più veramente e profondamente la verità del passato. Rosario Romeo