Una risposta all'onorevole di Enzo Biagi

Una risposta all'onorevole DICIAMOCI TUTTO Una risposta all'onorevole L'ultimo pezzo ha provocato nell'ori, dottor Terenzio Mugliano alcune sconsolate considcrazion e qualche maliziosa ipotesi. lpEgli afferma, nientemeno, che mi troverei in difficoltà se dovessi sostenere la mia buona fede. Dato che tra me e il parlamentare piemontese non esistono questioni di donne, rivalità di mestiere, né, suppongo, comuni aspirazioni (la mia vita è un fallimento: non sono neppure cavaliere, e nemmeno socio del Rotary), cercherò, pacatamente, di esporgli qualche ragione. La lettera che mi ha indirizzata, con preghiera di ospitalità, è lunghetta e in qualche punto confusa: tenterò di riferirne rispettosamente i punti essenziali. 1) L'onorevole Terenzio Mugliano si lamenta perché ho citato il suo nome tra i candidati del psdi alla carica, non solo onorifica, di presidente dell'Enpi. Mi segnala subito una « smagliatura ». La benemerita istituzione filantropica si occupa della Prevenzione degli infortuni, non della Previdenza. Accuso il colpo e mi scuso. Dice l'onorevole: « Questa designazione è a me sconosciuta, quindi per nulla sollecitata, e comunque decisamente respinta, oltre che incompatibile con la qualifica di deputato ». Osservo con timidezza: io non ho scritto che lui, quel posto, lo ha chiesto, lui sostiene che non ne sapeva niente, poiché l'ha, o l'avrebbe?, respinto. I suoi compagni, dunque, non si agitino: proprio non lo vuole. Ma non parli di incompatibilità non mancano eletti a Montecitorio che hanno lasciato « l'aula sorda e grigia » per qualche ufficio accogliente. A richiesta posso fornirgli un elenco. 2) Avrei mancato nei suoi confronti e in quelli del suo collega Botto, asserendo che sono « senza qualifiche »: adesso l'onorevole Magliano mi informa che « ha speso lustri in difesa della libertà prima, poi della democrazia ». Questo, a mio parere, dà diritto eventualmente a una lapide al natio borgo selvaggio, a una citazione nei libri di memorie dei superstiti, al rispetto dei cittadini, direi, ma non a impieghi prestigiosi e ben compensati. Mi informa anche che, per l'anagrafe, il signor Botto è defunto da più di un anno. Me ne dispiace, ma certi socialdemocratici che tentano di seppellire Saragat vivo, di fronte a un buon incarico, sono capaci anche di resuscitare un morto. 3) Egli mi accusa di « scarse informazioni e di approssimativa dimostrazione ». Perché, onorevole? La notizia — mai smentita — è del settimanale // Mondo del 4 aprile 1974, a pagina sci, terza colonna, e attacca: « Un'aspra polemica è in corso tra psi e psdi per la presidenza dell'Enpi »; il periodico aggiunge poi che lei, oltre a battersi per l'indipendenza della patria, ha lottato anche, a suo tempo, per la distribuzione dell'energia elettrica a Torino, come supremo grado dell'azienda municipalizzata. 4) Lei osserva che anche i « pennini d'oro per lunga usura grattano sulla carta e fanno macchia »: onorevole, con le preoccupazioni che hanno Cattanei e gli altri commissari, guardi che il verbo grattare dev'essere usato con misura. Pelle lordure dei giornalisti c'è la scolorina, per le altre, se non si arriva all'insabbiamento, sono guai. Poi, mi creda, a noi vecchi e consumati cronisti, non preoccupa il foglio se non è proprio nitido, ci basta avere le mani pulite. 5) Lei conclude il suo nobile messaggio con questa frase: « Senza con questo fare a mia volta di ogni erba un fascio, anche per l'esperienza personale, a Mauthausen (ove fui deportato in triste tempo) conobbi penne meno luccicanti, ma senza macchia e senza deleghe di sentenza. Per questo erano 11 ». Onorevole dottor Terenzio Magliano, lei potrebbe essere anche Ciro Menotti, Guglielmo Oberdan, Nazario Sauro, o tutti e due in una volta i fratelli Bandiera, ma la logica, il buon gusto, il pudore non sono, me lo consenta, il suo forte. Chi critica, sta dalla parte di Hitler. Onorevole, ognuno sa la sua storia, ed io potrei essere anche un fascista e dire cose rispettabili, ed è una pena dover ricorrere a certi argomenti di cui non ho mai, dico mai, parlato, ma negli anni '44 e '45, ci fu anche qualche ragazzo che andò per i boschi dalle parti di Monte Castello e Monte Belvedere, con una brigata partigiana GL (voleva dire Giustizia e Libertà), poi aggregata al Gruppo di combattimento Legnano, e questo esangue giovanotto si accorse qualche tempo dopo che di quelle notti al freddo e di quegli onesti e fisiologici appetiti trascurati si avvertivano alcuni segni in un polmone. In ogni modo, tutto bene, onorevole: c'è chi al ritorno si è sentito appagato dai ricordi e chi, instancabile, ha continuato a servire il Paese amministrando banche, aziende, baracconi dello Stato. Diceva con soddisfazione un mio vecchio amico: « I garibaldini sono come i vespasiani: ogni anno ne sparisce uno ». Aveva ragione. Enzo Biagi

Luoghi citati: Mauthausen, Torino