Niente accordo nel psdi

Niente accordo nel psdi Tensione alla chiusura del Congresso Niente accordo nel psdi La maggioranza non ha voluto cedere almeno 6 dei suoi 66 seggi alle minoranze - Oggi i 620 delegati voteranno su due mozioni politiche distinte - Un lungo discorso di Tanassi, la replica di Orlandi (Dal nostro inviato speciale) Genova, 5 aprile. Con qualche tafferuglio nei corridoi, che ha nuovamente agitato il clima disteso, si è praticamente concluso a Genova il sedicesimo congresso nazionale del psdi, senza un accordo politico e senza una intesa per la suddivisione dei 101 seggi del nuovo comitato centrale, fra maggioranza tanassiana, minoranza saragattiana e « destra » di Preti. Domani, quindi, i 620 delegati voteranno due mozioni politiche distinte (Preti aderisce alla maggioranza) e i candidati al comitato centrale su una lista unica anziché su tre liste. L'accordo sul « parlamento » del partito è saltato alle 21,30, dopo trattative diurne e notturne, perché la maggioranza non ha voluto cedere almeno 6 dei 66 seggi su 101, lasciando così alle due minoranze i rimanenti 35 posti. I saragattiani non hanno accettato, perché si ritenevano troppo danneggiati. La vittoria congressuale è andata quindi a Tanassi-Orlandi, ma la minoranza saragattiana, che ha oltre il 30 per cento, sottolinea d'aver raggiunto l'obiettivo di rilanciare una costruttiva dialettica nel partito. La giornata finale, a tratti nervosa, è stata dominata da un lungo intervento del presidente del psdi, Tanassi, dai discorsi di Bemporad, Nicolazzi e Amadei e dalla replica finale del segretario Orlandi. Tanassi ha preferito dedicare gran parte delle sue 53 cartelle ad una specie di «visione del mondo» storico-filosofico-politica, forse da contrapporre al discorso di Saragat, che s'era limitato a riepilogare magistralmente la funzione socialdemocratica nella società italiana e internazionale. Poiché la sinistra gli aveva chiesto risposte a problemi politici, spesso Tanassi è stato interrotto («parlaci del partito») e l'insofferenza ha provocato accese discussioni fra i delegati, e anche qualche tafferuglio. Partendo dagli istinti d'egoismo e di comunità, sui quali si « fonda il moto millenario della storia, dalla vita tribale ad oggi », Tanassi ha sostenuto che occorre evitare « strozzature paurose le quali potrebbero costare a tutto il genere umano indicibili sofferenze ». La soluzione comunista va esclusa, perché è brutale totalitarismo. Quella capitalistica « andrebbe respinta », essendo basata sul profitto e alienante, ma « sopravvive perché l'alternativa presente è il comunismo ». Ha parlato dell'energia nucleare, dei progressi tecnologici, per arrivare a dire che il psdi vuole la giustizia sociale nella democrazia, « saldando i ceti medi con i lavoratori ». Ma la sua azione è costretta fra un pei legato all'TJrss e ima de che ha indirettamente favorito i comunisti, non potendo « rappresentare compiutamente tutti gli interessi della società nazionale ». Al psi ha chiesto di eliminare gli effetti dannosi del frontismo in cui persiste in sede locale; il centro-sinistra « nelle attuali condizioni può essere strumento valido », ma il governo deve operare con i fatti. Sul referendum, mentre il congresso ha chiesto ima battaglia a difesa della laicità dello Stato, Tanassi, s'è augurato che- l'esito norr paralizzi il governo, e ha confermato che il psdi difenderà il divorzio. Nell'ultima parte ha ricordato che la maggioranza, rispetta la minoranza, la quale deve rispettare la maggioranza e ha negato qualsiasi discriminazione verso di essa. In una sorta di controrelazione a quella d'Orlandi, l'ex segretario del psdi Ferri, spostatosi alla sinistra di Saragat, ha insistito per sviluppare i rapporti con il psi (ma senza traguardi di riunificazione), in vista del progetto ambizioso di una nuova sinistra. Per lui, settori moderati, nella de e fuori, vedono il centro-sinistra come una necessità di cui liberarsi appena possibile; altri come tappa obbligata verso l'apertura al pei. « Sono tendenze da combattere da parte di chi, come noi, considera il centrosinistra la unica maggioranza democratica di governo attuabile ». Per Ferri, « non è reale » il compromesso storico dc-pci, mentre è pericolosa la prevalenza di tendenze integraliste nella de. Favorevole all'unità sindacale, ma autonoma, ha concluso opponendosi al « fermo di polizia », sostenuto invece dalla maggioranza Orlandi-TaLamberto Fumo (Continua a pagina 2 in prima colonna) Genova. Mario Tanassi

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