Un nuovo colpo di scena al processo perla slrage

Un nuovo colpo di scena al processo perla slrage I tre carabinieri uccisi a Peteano Un nuovo colpo di scena al processo perla slrage Una lettera inviata a un'imputata venne sequestrata dagli inquirenti e non giunse mai a destinazione - Maria Mezzorana nega di avere rivelato che era stato suo fratello a rubare l'auto usata per lo scoppio Trieste, 4 aprile. Il processo per la strage avvenuta a Peteano (Gorizia), dove tre carabinieri furono uccisi dall'esplosione di una automobile minata, è continuato stamani con l'interrogatorio di un altro imputato: Maria Mezzorana, di 40 anni, una dei sei presunti responsabili che sono in stato di arresto. La donna, una bionda vistosa che indossava pantaloni neri e una giacca color cannella, è apparsa piuttosto nervosa: il presidente della corte d'assise, dottor Egone Corsi, le ha fatto una lunga serie di domande sia sulla frase che ! ella avrebbe detto dopo una j perquisizione compiuta in ca! sa sua («Vorrei far saltare i '■ carabinieri») sia sulla sua j presenza, la notte del 31 magi gio 1971, vicino al luogo delj l'attentato. La Mezzorana ha I ammesso di essere stata in I automobile con un amico oc¬ casionale non lontana dal luogo dell'esplosione, ma ha aggiunto di aver saputo della strage soltanto all'indomani. L'interrogatorio è proseguito per accertare i suoi rapporti di amicizia con gli altri accusati. La donna ha ammesso di aver convissuto per qualche tempo con Romano Resen e per alcuni mesi con il testimone Walter Di Biaggio. Quest'ultimo, ora detenuto nel carcere di Venezia, è un cardine del processo in quanto affermò (ma in seguito ritrattò) di essere andato in Svizzera con l'imputato Giorgio Budicin per prendere l'esplosivo che sarebbe poi servito per la strage. In merito alla frase contro i carabinieri, Maria Mezzorana ha affermato di averla detta ma nel senso di «E' ora di finirla con le persecuzioni». «Sa, signor presidente, — ha spiegato — io ho un carattere impulsivo. Intendevo dire sol- tanto che avrei proprio voluto far loro perdere il posto». Dopo aver ammesso ancora di essere stata lei a parlare della possibilità che sotto il ponte di Pieris, sull'Isonzo, vi fosse dell'esplosivo (ma ha aggiunto di averlo saputo da alcuni militari che frequentavano il bar che ella stessa gestiva proprio all'inizio del ponte stesso), Maria Mezzorana è stata interrogata sui suoi rapporti con Walter Di Biaggio. Questi, in fase istruttoria, dichiarò che fu la donna a rivelargli che era stato suo fratello Gianni Mezzorana a rubare la Fiat «500» usata per il delitto e che la vettura era stata nascosta in una baracca a Gorizia. «Non è vero — ha esclamato l'imputata quando si è parlato dell'argomento — è la prima volta che sento dire ciò. Non so perché Di Biaggio abbia potuto affermare simili particolari. Non sapevo neppure che la macchina era stata rubata e smentisco in modo assoluto di avergli detto in precedenza che "tutto era pronto per l'attentato"». L'udienza si è conclusa con la lettura di una lettera scritta il 22 marzo 1973 da Walter Di Biaggio, che allora era in carcere, a Maria Mezzorana, anch'ella detenuta. La lettera non venne mai consegnata ed è ora negli atti processuali. Di Biaggio scriveva tra l'altro di aver saputo dell'arresto della donna e degli altri e affermava: «E' una pazzia. Non capisco coinè possano fare cose del genere. Non ti devi preoccupare. Di sicuro hanno sbagliato tutto e presto ti lasceranno libera. Tra ieri e oggi Jio cominciato a capire qualche cosa. Se ti interrogano ti prego di stare tranquilla e di non dire parolacce». Sul fatto della mancata consegna della lettera è nato un battibecco tra difesa e pubblico ministero. Domani mattina verranno ascoltati i due ultimi imputati, Enzo Badin, accusato di concorso nella strage, e Anna Maria Scopazzi, che è a piede libero con l'accusa di favoreggiamento nei riguardi di Romano Resen. (Ansa)

Luoghi citati: Gorizia, Peteano, Svizzera, Trieste, Venezia