Un anno perduto per l'Europa? di Renato Proni

Un anno perduto per l'Europa? Pessimismo a Bruxelles Un anno perduto per l'Europa? La crisi politica della Cee, acuita dalle richieste di Londra e dalla morte di Pompidou, può avere gravi conseguenze anche sull'assetto economico comunitario (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 4 aprile. La crisi politica della Comunità europea — divenuta gravissima in seguito alle richieste del Regno Unito per la modifica dei trattati e anche a causa della morte del presidente francese Georges Pompidou — cade in un periodo di particolare debolezza per le economie dei nove Paesi associati. A Bruxelles si è convinti che il difficile momento politico non faciliterà il superamento delle difficoltà economiche già presenti per altri motivi, e in particolare per la questione dei rifornimenti e dei prezzi del petrolio. Gli «indicatori - chiave» economici, infatti, rivelano che le economie dei Paesi comunitari stanno attraversando una congiuntura sfavorevole. La produzione industriale in Francia, nell'ultimo trimestre del '73, è crollata dell'I per cento rispetto ai tre mesi precedenti, in Italia l'espansione è stata nulla, in Gran Bretagna si è contratta del 5 per cento, negli altri Paesi il massimo dell'aumento (Belgio. Olanda e Germania) è stato del 2,5 per cento. Nello stessf. periodo, la disoccupazione è aumentata del 16 per cento in Germania rispetto al precede: : » trimestre, dello 0,5 per cento in Francia, dell'8,5 per cento nel Regno Unito, dell'I per cento in Belgio. Solo in Italia, in Danimarca e in Irlanda la disoccupazione è stata ridotta del 4, dell'8 e del 2 per cento. Globalmente, l'incertezza politica che si prospetta per la Cee nei prossimi mesi (almeno un anno, secondo molti esperti) influirà negativamente innanzitutto sulla tenuta delle monete europee rispetto al dollaro. Le possibilità di cooperazione nel settore monetario tra i Nove, parte nella cosiddetta «area del marco», sono nulle e resteranno tali. Lasciata a se stessa, ciascuna moneta oscillerà in base alle pressioni esterne, con possibili ripercussioni su tutte le economie. Un altro settore per cui sono vive le preoccupazioni è quello della cooperazione sull'energia, senza la quale lo sviluppo sarebbe compromesso. Non ci saranno passi neppure in questa direzione e l'Europa, per garantirsi i rifornimenti e ottenere un ribasso dei prezzi, può solo sperare in una azione diretta degli Stati Uniti d'America. Un'altra crisi petrolifera metterebbe uno scompiglio maggiore dell'ultimo in Europa. Come nel settore monetario, ogni Paese cercherà in sostanza di occuparsi su scala nazionale dei propri problemi economici, senza far capo a Bruxelles per concertare la propria economia. Questo è il più grave risultato della crisi politica e potrebbe a sua volta avere effetti nocivi sull'andamento delle economie. In margine alla crisi, potrebbero acuirsi i problemi per gli accordi in seno al Gatt e al Fondo monetario. In questo caso, gli scambi a livello mondiale non sarebbero incoraggiati. Così pure, i rapporti con i Paesi in via di sviluppo resteranno più o meno congelati e anche ciò avrà effetti negativi sul volume degli scambi commerciali e quindi sull'espansione globale. Infine, la crisi politica ha fatto rinviare sine die l'istituzione del Fondo regionale europeo, per cui le zone depresse non potranno contare sugli aiuti della Cee in misura di parecchie centinaia di miliardi di lire per ridurre il divario con quelle più favorite. In termini generali, l'impossibilità di procedere a Bruxelles con l'unificazione economica sarà uno svantaggio di fondo per tutte le economie dei nove Paesi comunitari. Sopravvivono soltanto il Mercato agricolo comune e una Unione doganale imperfetta. Nella prospettiva a media scadenza, sarà proprio il rinvio dell'integrazione a provocare i danni più gravi, anche se non potranno essere quantificati. Questo sarà probabilmente l'anno perduto dell'Europa, anche per l'espansione economica. Renato Proni

Persone citate: Gatt, Georges Pompidou, Pompidou