Crisi dell' auto cause e rimedi
Crisi dell' auto cause e rimedi Intervista a Umberto Agnelli Crisi dell' auto cause e rimedi L'amministratore delegato della Fiat indica le difficoltà della Società e le possibili soluzioni In una intervista pubblicata in aprile dall''«illustratofiat» — il giornale aziendale della Fiat — Umberto Agnelli, amministratore delegato della società, affronta il problema della crisi che travaglia in questo momento l'industria automobilistica, ne indica le cause e propone una serie di rimedi. «I problemi che l'azienda doveva affrontare, senza poterli risolvere da sola — ha detto Umberto Agnelli — erano stati da tempo esposti e illustrati in varie sedi: economiche, sindacali e politiche. Questi problemi, già fin dai primi mesi dell'anno scorso, erano: impossibilità di lavorare con lo stesso ritmo dei concorrenti stranieri causa la Imitazione degli straordinari, l'assenteismo elevato, la conflittualità permanente, blocco de; prezzi di vendita, inflazione accelerata che faceva aumentare il costo delle materie prime e delle forniture esterne, oltre a corrodere sistematicamente i salari. E soprattutto non esisteva né esiste una programmazione né una lìnea chiara di sviluppo del Paese che consenta di far progetti validi e di guardare con relativa tranquillità al domani». La crisi energetica e il contratto aziendale hanno avuto l'effetto, secondo Agnelli, di un brusco colpo di freno. «Con la crisi — ha detto — le vendite sono cadute del 25 per cento all'estero e del 40 per cento in Italia; con il contratto, il costo del lavoro è aumentato di circa 100 miliardi l'anno». Alla domanda se la Fiat abbia la possibilità di «salvaguardare la propria indipendenza », Agnelli ha risposto: «Il pericolo è proprio questo. Faccio un esempio che tutti conoscono: nell'autunno scorso, prima della crisi del petrolio, il mercato italiano e straniero chiedeva automobili. Noi non riuscivamo a prò durre abbastanza, pur avendo impianti e uomini largamente sufficienti». Accennando, a questo proposito, alla concorrenza, l'amministratore delegato della Fiat ha osservato che «i nostri concorrenti possono chiedere ore straordinarie; possono lavorare il sabato; hanno il turno di notte (che permette una maggiore utilizzazione degli impianti); e possono infine spostare la manodopera da un settore al l'altro, secondo le esigenze del mercato. Noi no ». In conseguenza di tutto ciò, secondo Agnelli, «abbiamo perso delle possibilità di vendita, e i nostri concorrenti ne hanno approfittato. Adesso tutti i concorrenti prendono misure che noi non possiamo prendere. A questo proposito ricordiamo che l'economie italiana è essenzialmente trasformatrice: le nostre produzioni sono, nella maggioranza, di prodotti lavorati, macchine, attrezzature. Questi prodotti, per essere competitivi, devono costare non più di quanto costano i prodotti concorrenti. Altrimenti non si vende e si perde. Per fortuna — ha aggiunto — la crisi tocca solamente il settore automobilistico: A proposito della possibilità di sviluppo dell'azienda in altri settori, Umberto Agnelli ha detto che il governo e sindacati hanno indicato settori nel quadro dello sviluppo del Mezzogiorno (autobus, treni, trasporti collettivi), nei quali l'azienda deve investire. La Fiat non solo è già presente in questi settori, ma ha accettato di investire di più. «Ma ricordidmoci però — ha aggiunto — di due cose: la prima è che gli stabilimenti non si improvvisano dalla sera alla mattina, mentre la crisi l'abbiamo già in casa. La seconda cosa è che questi settori richiedono relativamente poca manodopera: qualche migliaio di persone in più al Sud, mentre esiste il rischio di crisi per tutti i lavoratori diretti e indiretti dell'auto che sono centinaia di migliaia. Di cui molti a Torino». «Il mio dovere, come amministratore delegato dell'azienda — ha concluso Umberto Agnelli — è di indicare i pericoli che corriamo e di tracciare la strada per superare la congiuntura negativa. Se si troveranno gli opportuni rimedi alle carenze — il che non dipende da noi soltanto — sono certo che l'azienda riuscirà a superare an che questa crisi, che è senza dubbio tra le più gravi che la Fiat abbia attraversato nei suoi settantacinque anni di vita». (Ansa)
Persone citate: Agnelli, Umberto Agnelli
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