L'industria "scopre,, vocazioni ecologiche

L'industria "scopre,, vocazioni ecologiche Una iniziativa presa dall'Assolombarda L'industria "scopre,, vocazioni ecologiche L'Associazione degli industriali della Lombardia si prepara a fondare un "Istituto per la protezione dell'ambiente" - Invito a partecipare alla Regione, Province e Comuni - Previsti studi delle acque, dell'atmosfera e sull'entità dei rumori (Dal nostro inviato speciale) Milano, 3 aprile. L'Associazione industriale lombarda si prepara a fondare un «istituto per la protezione dell'ambiente» col fine di studiare, in laboratorio, i diversi fenomeni di inquinamento e di degradazione, di ricercare nuove tecniche per prevenire questi fenomeni o combatterli. L'annuncio provocherà reazioni diverse, affiorate alla conferenza-stampa indetta oggi daH'«Assolombarda» in un albergo milanese. I fautori parlano di autocritica, di iniziativa coraggiosa rivolta a colmare un grave ritardo, di ravvedimento da! mondo imprenditoriale divenuto conscio dei danni sempre più gravi inferti al suolo, alle acque e all'atmosfera della Lombardia. I critici indicano nel nuovo istituto un tentativo di manipolare le informazioni sullo stato dell'ambiente e di premere sul potere pubblico nel senso più favorevole all'industria privata. Le perplessità sono molte; i dirigenti dell'«Assolombarda» hanno mostrato oggi di non ignorarle. Ma anzitutto diciamo di che si tratta. L'istituto, battezzato «Ilpa», nasce come un sodalizio volontario, di iniziativa privata, alla ricerca di adesioni pubbliche: la Regione, le Province e i Comuni. E' stato proposto addirittura di unire la Regione e l'«Assolombarda» come soci promotori; i politici hanno risposto con un generico apprezzamento, riservandosi di approfondire la questione (va ricordato che l'Eni si propose l'anno scorso come braccio tecnico dello Stato preparando la' prima relazione sull'ambiente in Italia, attraverso la Tecneco: lacune molto significative mostrarono che la materia era troppo delicata per finire nelle mani di un'azienda o di un settore). Non si sa bene chi verserebbe il capitale iniziale, chi finanzierebbe le prime attività. Le spese in preventivo sono piuttosto limitate, tanto da suscitare altri dubbi: quale laboratorio e quali attività scientifiche sarebbero possibili con 125 milioni alla costituzione e con 300 milioni annui per tutte le spese, compresa quella del personale «altamente specializzato»? L'«Ilpa», è stato detto oggi, sarà un istituto caratterizzato dall'autonomia e dall'obiettività. Nei suoi programmi figurano analisi delle acque di scarico, analisi dei fumi e dei gas emessi nell'atmosfera, valutazioni dei rumori, ricerche sul microclima, studi su impianti pilota, per l'eliminazione dei rifiuti, ed altro. «Non ci limiteremo però all'attività di laboratorio. V "Ilpa" sarà un centro di raccolta di informazioni, di idee, di iniziative e di persone», ha detto il presidente deH'«Assolombarda», Pellicano. C'è da domandarsi se queste funzioni non debbano essere esclusive di enti pubblici, come la Regione. Quale accoglienza avrà un istituto che scaturisce dagli industriali lombardi tra i quali vi sono i responsabili della morte del lago di Varese, dell'avvelenamento del Lambro e dell'Olona, della presenza di cromo nell'acqua potabile di Milano, dell'abbassamento delle falde sotto la metropoli, dei fumi pestilenziali che provocano inchieste da anni? La Regione ha già un suo comitato, il Crial, con compiti amministrativi nel campo degli inquinamenti. Il laboratorio provinciale di igiene è a Milano particolarmente attrezzato. L'Università di Pavia ha un eccellente istituto di idrologia. Il Politecnico e altri quattro istituti universitari si occupano di analisi e di ricerche sulle acque, sull'aria, sull'ambiente di lavoro, sui rumori. Ancora a Milano funzionano stazioni sperimentali per il controllo delle acque e delle combustioni. Finora questi strumenti non sono stati utilizzati al massimo per arrivare al censimento delle fonti inquinanti, eliminarle o ridurle. Ma si tratta evidentemente di un ritardo politico, che tocca alla Regione colmare con l'aiuto dei Comuni lombardi. E' difficile immaginare che l'istituto proposto daH'«AssoIombarda» possa raggiungere il fine di colpire gli inquinamenti all'origine, come ha correttamente auspicato oggi i] direttore Pampuro. Lo spazio per l'«Ilpa» non dovrebbe invece mancare nel campo delle consulenze private. Molte aziende sono oggi disposte a migliorare i loro impianti, addirittura a convertirli, ma non hanno a disposizione il necessario patrimonio di conoscenze tecniche; tanto meno possono pre vedere gli effetti di nuove tecnologie sull'ambiente. L'«I1pa» potrebbe utilmente fornire studi, ricerche, suggerimenti, come la «Swedish Poi lution Control Company» pre sa a modello. Ben diverso, nella situazione italiana, il problema del coordinamento fra le attività industriali e gli interessi della comunità, proprietaria del suolo, dell'acqua e dell'aria. Tale problema va risolto dal potere pubblico, con la partecipazione più larga possibile e non col solo concorso di una parte interessata. «Noi siamo contrari alla moltiplicazione di depuratori che in pratica favoriscono il mantenimento delle fonti inquinanti, scaricano i maggiori costi sul consumatore e alimentano una nuova industria, quella del disinquinamento», ha detto il direttore dell'«Assolombarda». «Siamo per impianti che diano pulitamente prodotti puliti». Questa è un'affermazione importante, da registrare. Se il nuovo istituto, anche nella veste di ente privato, riuscirà a dimostrare agli industriali lombardi la necessità e possibilità di questa svolta, con fondamenti scientifici e con calcoli economici, la sua esistenza sarà ampiamente giustificata. Mario Fazio

Persone citate: Crial, Mario Fazio, Pampuro, Pellicano

Luoghi citati: Italia, Lombardia, Milano, Pavia