La difesa fa il processo ai libri neri del Casinò

La difesa fa il processo ai libri neri del Casinò L'udienza, ieri, al tribunale di Sanremo La difesa fa il processo ai libri neri del Casinò I legali degli imputati si sono tutti scagliati contro Luigi Bettolini, l'ex gestore della casa da gioco - "Dovrebbe essere qui", hanno detto (Dal nostro inviato speciale) Sanremo, 3 aprile. Fuoco incrociato su Luigi Bertolini e sulla deposizione Birone (un testimone morto un anno e mezzo fa) da parte dei primi difensori al processo per lo scandalo dei « libri neri » del casinò. L'obiettivo è chiaro: smantellando la figura, anche morale, dell'ex gestore del casinò, che diede l'avvio all'attuale procedimento giudiziario, e cercando di dimostrare che il Birone era un teste di parte, che agiva solo per scopi personali ai quali non sarebbe stata estranea la vendetta, si può sperare di arrivare a convincere i giudici che tutto il castello di accuse è stato costruito sulla sabbia. « Questo processo è figlio dell'odio e della vendetta — ha affermato l'avv. Fulloni, difensore dell'ex segretario della de, Giacomo Perla — e chi l'ha fatto nascere voleva colpire per scopi politici, distruggere la personalità di determinati esponenti. Nella sua requisitoria, il pm si appoggia alla deposizione Birone, che strumentalizzò la vicenda e fu aiutato, in questo, da avversari dell'avv. Viale, interni al partito ». Per l'avv. Aldo Ferraro, che patrocina Giuseppe Salluzzo, Bertolini era un « succubo, un piagnone, un tremebondo. Ma questo è anche il suo processo, pur se fisicamente non è presente ». Gian Vittorio Mura, difensore di Francesco Penna, ex capogruppo consiliare della de, ha attaccato la fase istruttoria: « Il processo giusto è quello in cui il giudice istruttore non colorisce i verbali, come ha ammesso lo stesso pm, in cui non si raccolgono le voci. Se c'è stata corruzione, Luigi Bertolini deve essere al fianco degli attuali imputati ». L'aw. Gabriele Boscetto, difensore di Paride Goya, ha affermato: « L'accusa poggia su contrastanti deposizioni del Bertolini che si è basato su appunti. Ma Bertolini non è quella figura di grande luminosità di cui si è sentito parlare: questo dibattimento gli ha tolto l'aureola che gli era stata imposta in istruttoria, e l'ha sostituita con una roulette ». Bertolini non è attendibile nemmeno per l'avv. Meiffret (difensore di Paolo Soma) il quale ha detto: « E' un bugiardo, è stato una marionetta in mano a gente senza scrupoli ». Per sostenere che l'ex gestore del Casinò non sarebbe stato di moralità ineccepibile, l'avv. Meiffret ha ricordato un episodio che lo riguarda personalmente: ha detto che in un bilancio dell'Ata, il Bertolini aveva inserito nella voce spese un milione e mezzo come versato al legale quale compenso professionale. « Contestatami tale cifra dall'ufficio imposte, chiesi ed ottenni dal Bertolini minacciandolo di denuncia per falso, una dichiarazione in cui affermava che la cosa non rispondeva al vero ». I difensori, si sono dilungati nel trattare gli episodi contestati ai rispettivi clienti. L'avv. Fulloni, ad esempio, ha spiegato che la frase: . Lei toglie i mezzi di finanziamento al partito », rivolta da Giacomo Perla al sindaco Fusaro, quando si trattò di aggiudicare la gestione del Casinò tramite un'asta che poteva diventare pericolosa per il Bertolini, significava che, perdendo la gestione Ata, i duecento dipendenti della casa da gioco iscritti alla de non avrebbero più versato al partito i contributi mensili. C'è però chi contesta una tale interpretazione, in quanto un esponente della de locale ci ha personalmente affermato: « Sugli attuali 4 mila iscritti al partito, soltanto duecento circa pagano direttamente le duemila lire annue della tessera; tutte le altre quote vengono sborsate dai vari capicorrente. Un fatto, questo, che si è sempre verificato nel nostro partito, come del resto in tanti altri qui a Sanremo ». I difensori hanno concluso chiedendo per i rispettivi patrocinati l'assoluzione «per non aver commesso il fatto». Tutti gli imputati infatti negano recisamente ogni addebito. Si è arrivati ad ammettere, tutt'al più, qualche incontro con il Bertolini, ma non si sarebbe mai parlato di questioni attinenti i fatti addebitati. Bertolini sarebbe un « gran bugiardo » come lo si è dipinto oggi in aula, e bugiardi suoi pari sarebbero anche i testi che hanno avallato le sue dichiarazioni alla polizia giudiziaria prima, e al giudice istruttore dopo? E' questo, oggi, il grande interrogativo di questo prò cesso, un interrogativo che però non lascia alternative: se bugiardo è, Bertolini lo deve essere considerato in ogni sua affermazione, perché ammettere (come implicitamente ha fatto qualche difensore invocando, in subordine, l'assoluzione per corruzione impropria o per abuso generico d'ufficio, reato amnistiato) che qualcosa di vero può esserci, significa lasciare la porta spalancata ad accuse ben più gravi, come quelle sostenute dal pubblico ministero. Domani continueranno le arringhe, con gli avvocati Ricci, Giovanni Moreno, Muratore, Demichelis e Mura. Vittorio Preve

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