Getty nei luoghi dove fu liberato rifiuta il confronto con i rapitori di Francesco Santini
Getty nei luoghi dove fu liberato rifiuta il confronto con i rapitori Il ragazzo è arrivato a Lagonegro vestito da hippy Getty nei luoghi dove fu liberato rifiuta il confronto con i rapitori Ha riconosciuto il punto esatto dove gli fu tolta la benda dagli occhi - Non ha voluto partecipare al riconoscimento nel carcere: "Non ho mai visto i banditi" - Era accompagnato dalla madre, dalla fidanzata, da un pittore e dalle guardie del corpo (Dal nostro inviato speciale) Lagonegro, 2 aprile. Con una serie di gallerie l'autostrada, prima di entrare in Calabria, taglia un breve altipiano: la colonna d'auto s'arresta e Paul Getty indica deciso il punto in cui, il 15 dicembre dell'anno scorso, gli fu restituita la libertà. Pallidissimo, mostra un canalone fitto di querce scheletriche e dice: «E' lì che mi sono tolto la benda, ne sono certo». Siamo al chilometro 148 della «Salerno - Reggio Calabria», una pioggia fina e insistente batte sulle lamiere delle vetture. L'erede dell'uomo più ricco della Terra è percosso da un brivido. Solleva il bavero della giacca di maglia pesante e si stringe alla bellissima Marthine Zacher, la ragaz¬ za tedesca che lo segue ormai dappertutto. Il pittore Marcello Cresi, che è sempre con loro, impugna la Leica e scatta frenetico decine di foto. L'avvocato Giovanni Iacoboni parla a voce bassa con il giudice istruttore; in disparte, più in là, a bordo di un'auto presa a noleggio, c'è Philip Whalam, il giovane americano che non lascia mai soli Paul e Marthine. Isolata dal gruppo, Gail Harris Getty si guarda intorno e dice: «E' un posto orrendo, cupo, ho paura. Per Paul dev'essere un'esperienza tremenda, ma è un duro, si vede, non sembra inquieto». E' un momento delicato per l'istruttoria sul caso Getty: magistrati e legali si dicono certi che l'«affaire» resterà nella competenza del tribunale di Lagonegro e il giudice istruttore, Matteo Casale, aggiunge: «Per poche centinaia di metri, il processo resta nelle mie mani; se Paul Getty fosse stato liberato poco più avanti, dopo la galleria, ad occuparsene sarebbe ora il giudice di Castrovillari; ma la giustizia subirebbe una nuova battuta d'arresto e, invece, non c'è tempo da perdere: il banditismo incalza, l'industria del rapimento ha accelerato i tempi». Le «gazzelle» dei carabinieri hanno le luci intermittenti blu ancora accese. Le rare vetture che sopraggiungono, dirette al Sud, rallentano e si bloccano poco più avanti. Qualcuno, incuriosito, domanda; altri riconoscono Paul. Il cancelliere sotto l'ombrello, sorretto da un milite, stila il verbale; protestano irritati gli avvocati della difesa. Marthine Zacher, che indossa soltanto una camicetta leggera, è inzuppata di pioggia; si stringe a Paul, lo guarda e lo abbraccia; ritorna in auto accanto a Philip Whalam, che l'accoglie con una carezza e le porge alle labbra una sigaretta già accesa. — Ma ha pagato il riscatto, insistiamo. «Ha pagato mio suocero — precisa — ma dopo quanto tempo? Che cosa aspettavano?». A Lagonegro Paul, sua madre e gli amici sono arrivati all'appuntamento con il magistrato con tre ore di ritardo. Impazienti gli avvocati della difesa avevano già presentato una protesta scritta al giudice per esprimere il loro «vivo disappunto», per la lunga attesa. Vestiti con ricercatezza trasandata, alla moda degli hippies danarosi, Paul e i suoi amici sono stati accolti con stupore. Il primo adempimento istruttorio da parte del magistrato è stata la nomina del collegio dei periti medico-legali che dovranno esaminare il taglio dell'orecchio e rispondere ai quesiti posti dal giudice e dai difensori degli imputati. I professori Canfora, Iengo e Sanvitale, come di consueto, si sono riservati 60 giorni di tempo per rispondere e hanno dato appuntamento a Paul Getty a Napoli per il 22 aprile. Niente confronto, invece, con gli imputati. Paul ha sempre dichiarato di non essere in grado di riconoscere i suoi rapitori e il giudice Matteo Casale ha preferito soprassedere. L'unico confronto, deciso dal magistrato, è stato fatto in serata per mettere definitivamente da parte l'ipotesi della simulazione avanzata più volte dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma. Dei 17 testimoni rintracciati dai militi romani, uno soltanto, l'ex custode del castello degli Odescalchi, Mario Andolfo, ha sostenuto fino alla settimana scorsa di aver visto Paul Getty, l'estate passata, nella bella villa sul litorale laziale presa in affitto dal ter ribile vecchio per i nipotini Al cameriere, già la settimana scorsa, l'affermazione era co stata un indizio di reato per falsa testimonianza. Questa sera ha ritrattato. Il clan di Paul è rinchiuso in una trattoria dinanzi al tribunale e mezzo paese è di fuori ad aspettarlo. Un cara biniere in divisa impedisce a chiunque l'ingresso. Ancora una volta, prima che scompaiano, la gente vuol guardare da vicino quei personaggi che ha sempre visto sulle pagine dei rotocalchi e che oggi, per mezza giornata, si sono fermati in questo piccolo centro della Lucania. Francesco Santini
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