I "complici" di Marzollo di Giuliano Marchesini

I "complici" di Marzollo Il processo al banchiere I "complici" di Marzollo Sono funzionari di banca accusati di concorso in truffa - Tutti sostengono di non aver compiuto nessuna operazione illegale (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 2 aprile. Alla ripresa del processo per il «caso Marzollo», il recinto degli imputati in stato di arresto è ancora vuoto: l'ex agente di cambio insiste nel disertare l'aula del tribunale in cui si rievoca la sua spericolata avventura finanziaria, forse riservandosi di comparire per ultimo davanti ai giudici. Si può dire che finora questo processo si sia svolto attraverso un concitato dialogo a distanza fra Attilio Marzollo e alcuni funzionari di banca che l'accusa ritiene suoi complici. All'apertura del dibattimento, dato l'ostinato proposito del finanziere di restarsene in cella, si sono dovuti leggere i verbali delle dichiarazioni rese in istruttoria dal protagonista del clamoroso «crack». Racconti in cui Marzollo infilava di tanto in tanto qualche nome. I bancari chiamati in causa si sono difesi tenacemente: « Mai compiuto qualcosa di illegale per favorire le operazioni dell'agente di Cambio)). Oggi è la volta di Pier Luciano Puddu, condirettore centrale del Banco di Roma, accusato di concorso in truffa. Si tratta di rifare la storia di un giro di titoli inesistenti per una somma complessiva che superava i nove miliardi di lire. L'«affare» venne in piena luce quando si levarono le proteste dei dirigenti del Banco Ambrosiano. «Ricevetti una telefonata da Venezia — racconta Pier Luciano Puddu —. Mi informarono che c'era questa contestazione. Pregai Lorenzo Benedetti, capo degli operatori di Borsa presso il nostro istituto di credito, di cercare di rintracciare il signor Marzollo. Intanto io mi misi in viaggio: mi fermai a Milano, pensando che l'agente di cambio veneziano stesse operando su quella piazza. Ma in Borsa non s'era visto. Venni a Venezia, e nemmeno qui si riusciva a trovare questo Marzollo. Allora presi contatti con Benedetti e con altri funzionari. Un ispettore mi disse: "Qui ci sono delle anomalie, il Banco Ambrosiano contesta il contenuto di una lettera di accredito". Mi venne riferito, però, che le firme erano regolari». Pres. — Ma c'era un altro documento. Puddu — Sì, un estratto con cui si accompagnava l'operazione: la faccenda suscitava qualche incertezza. Pres. — Lei su se Marzollo aveva confessato qualcosa? Puddu — Non aveva mai detto niente. «La cosa — prosegue Pier Luciano Puddu — era piuttosto anormale. Infine riuscii a trovare Attilio Marzollo. Era alquunto sorpreso nel vedermi». Pres. — E lei. che cosa fece? Puddu — Gli dissi: guardi che qui c'è una contestazione del Banco Ambrosiano. Ora lei deve spiegarci che cosa è successo. Lui mi rispose: sì, è vero, ma i titoli c'erano. Dovrebbe venire una lettera dal Credito Italiano, non capisco come mai non sia ancora arrivata. Pres. — Ma in tutta questa faccenda non poteva sorgere il dubbio che ci fosse il trucco, che quei titoli non esistessero? Puddu — Noi ci preoccupavamo soprattutto di controllare le proporzioni dei depositi. Pres. — E durante il colloquio con Marzollo, gli faceste presente che il vicedirettore del Banco Ambrosiano aveva detto che le firme sulla lettera d'accredito erano false? Puddu — No, non ne parlammo, non entrammo nei particolari della contestazione. Pres. — Insomma, lei ha fatto un viaggio da Roma a Venezia per accontentarsi di quattro parole. Perché non avete scavato più a fondo in questa storia, per quale motivo questa specie di fair play? Puddu — Nessun fair play signor presidente. Noi abbiamo fatto quello che ritenevamo essenziale. Lorenzo Benedetti, accusato di truffa e soppressione di documenti, spiega come riuscì a rintracciare Attilio Marzollo, nella sua abitazione, dopo una serie di telefonate a vuoto. Pres. — Ci racconti di quel colloquio. Benedetti — Attilio Marzollo ci venne incontro, e quando vide il dottor Puddu mostrò grandissima meraviglia. "Come mai lei qui, dottore?" disse. "Quale onore!". Il condirettore gli disse a che cosu era dovuta quella visita. L'agente di cambio rispose che quelli del Banco Ambrosiano avevano ragione, ma aggiunse che non c'era motivo di preoccuparsi, ripetè che i titoli c'erano. Piuttosto, parve stupito per il fatto che la lettera del Credito non fosse ancora giunta a destinazione. Promise che l'indomani mattina avrebbe provveduto lui stesso. bqmzdrvdpsvApesvtnpmsctzCdmctneqsrvlasdfflbPres. — E il giorno dopo? ! Benedetti — Andammo in banca, io mi occupai delle quotazioni di Borsa. Verso mezzogiorno telefonai a Marzollo. E questa lettera? gli dissi. Guardi che non è ancora arrivata. Poco più tardi venne da noi: state tranquilli, disse. Pres. — Ma lei non si preoccupò di stabilire che cosa stesse accadendo? Benedetti — Io no, mi stavo dedicando ad altre cose. Pres. — E nessuno fece ad Attilio Marzollo rimostranze perché quel documento non era ancora arrivato? Benedetti — Mi pare di no. Pres. — Insomma, nessuno si preoccupò del ritardo. Benedetti — No, tutti facevamo affidamento sulla serietà di Marzollo. Il processo riprende domani. Giuliano Marchesini

Luoghi citati: Milano, Roma, Venezia