Ordinanze del Comune: restaurare facciate cadenti nel centro storico
Ordinanze del Comune: restaurare facciate cadenti nel centro storico Ordinanze del Comune: restaurare facciate cadenti nel centro storico Primo avvio all'opera di più ampio respiro per il risanamento di tutta la zona - Ma occorrono finanziamenti - Inabitabili 161 soffitte su 2000 Approvato l'altra sera il piano dei servizi (variante 17) con uno scarto di tre voti, 37 si contro 34 no, adesso il Comune si accinge al lavoro. Due sono gli impegni più grossi, collegati al piano stesso dei servizi: variante 18 (piano collinare) e risanamento del centro storico. Della prima si parlerà presto, del secondo si è parlato lunedi prima di votare il piano dei servizi. Lo spunto è venuto da un'interrogazione di Revelli (de) che ricordava come tre anni fa il Consiglio comunale avesse deciso di procedere a un piano quadro e a 6 piani particolareggiati, affidandone la redazione ad altrettanti gruppi di professionisti. Che ne è stato? Altro documento in discussione, un'interrogazione della professoressa Massucco Costa ed altri consiglieri pei, sulle incredibili condizioni igieniche delle soffitte nel centro cittadino. Per il piano quadro e i piani particolareggiati, l'assessore all'urbanistica Carli ha risposto che la lunga crisi comunale ha arenato tutto, anche questi progetti così importanti e delicati. Però sono già stati ripresi 1 contatti con i sei gruppi di professionisti, che dovranno iniziare al più presto i lavori. Resta il problema del finanziamenti. Non sono sufficienti 1 fondi della legge 865 sulla casa: di questi il Piemonte ha ricevuto 63 miliardi 255 milioni, di cui 54 per le costruzioni nuove (il resto per il ripristino del vecchi fabbricati statali). Avrebbe intenzione di destinarne 1,3 per 1 centri storici. Quale sarà la fetta che toccherà a Torino? Ancora non si sa, comunque secondo l'assessore all'edilizia comunale privata, Dondona, sarà inadeguata alle esigenze reali. Basti pensare che un miliardo basterebbe appena al ripristino di due o tre stabili al massimo. Occorre dunque trovare altre soluzioni di finanziamento misto. Le soffitte nel nostro centro storico sono circa 2 mila. La maggioranza però non è occupato da famiglie numerose; l'ufficio d'igiene ne ha dichiarate inabitabili 161, di cui 120 considerate «in situazioni estreme, da sgomberare al più presto». Sono già state emesse una ventina di ordinanze di sgombero, ma con scarso successo. Quelle rimaste vuote sono sotto controllo, affinché non vengano occupate (in tal caso si procederebbe con denuncia del proprietario alla pretura). Nel centro storico, in occasione delle poche licenze di restauro concesse, si è evitato il rifacimento degli abbaini — salvo quando non debbano essere ricostruiti in quanto elemento architettonico da inserire nel contesto degli edifici vicini, come in piazza Castello — e comunque si è cercato di far sì che non servissero ad abitazioni del tipo precedente. Ma non c'è soltanto il fenomeno delle soffitte e degli abbaini In condizioni disumane, nella zona tra via Palazzo di Città e via Porta Palatina. Un altro settore del centro storico, che va da piazza S. Carlo al Po, sta progressivamente decadendo a rischio di ridurre case civili e storici palazzi in condizioni irrecuperabili per l'inerzia dei proprietari. A parte il caso limite di Palazzo d'Ormea, per il quale sono sempre allo studio rimedi straordinari, decine di edifici sono in condizioni preoccupanti. L'assessore Dondona ha deciso d! inviare ordinanze per il rinnovo della tinteggiatura, e dove occorre per i restauri esterni, ad abitanti delle vie S. Massimo, Mazzini, Giolittl, Maria Vittoria, Pomba e Cavour, delle piazze Maria Teresa e Bodoni. Altre ordi¬ nanze riguardano le facciate di stabili delle vie XX Settembre, S. Tommaso, Porta Palatina, Conte Verde, Consolata, Mercanti e Francesco d'Assisi. Una trentina di numeri di palazzi di via Po (alcuni d'angolo, per esempio con via Boglno e con via S Francesco da Paola) hanno pure bisogno di lavori di ripristino, e cosi per ben venticinque numeri sui due lati di via Garibaldi. C'è da sperare, dice Dondona, che molti proprietari approfittino dell'occasione per restaurare per quanto possibile anche l'interno dei fabbricati: sarà un contributo al risanamento cittadino.
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