C'era una lettera accanto alla ragazza morta di sete con tre amici nel Sahara
C'era una lettera accanto alla ragazza morta di sete con tre amici nel Sahara Lo ha detto il medico che ha raccolto le salme nel deserto C'era una lettera accanto alla ragazza morta di sete con tre amici nel Sahara Le autorità algerine avevano sempre negato l'esistenza di ogni documento, ma ora sono state costrette ad ammetterla - La lettera trattenuta perché "necessaria alle indagini in corso" Algeri, 30 marzo. C'è una lettera che narra le ultime ore dei quattro turisti milanesi morti di sete nel deserto del Sahara. Le autorità algerine avevano sempre affermato che accanto ai quattro corpi non era stato ritro vato alcuno scritto, ma l'esistenza della lettera è stata rivelata dal medico francese dell'ospedale di Tamanrasset che ha raccolto le salme. Il medico ha dichiarato ad alcuni familiari delle vittime di aver trovato la lettera all'interno della «Gaz», accanto al cadavere di Liliana Morani, e di averla personalmente consegnata alla gendarmeria algerina. Di fronte a queste affermazioni le autorità hanno ammesso l'esistenza della lettera, ma si sono per il momento rifiutate di mostrarla ai familiari, affermando che si tratta di un documento necessario all'inchiesta in corso. Si è potuto soltanto sapere che la lettera è scritta con una calligrafia piccola e rotonda, simile appunto a quella della Morani, e contiene numerose date e cifre: come se la ragazza avesse scrupolosamente annotato, giorno per giorno, le fase della sua agonia e di quella dei compagni. Il testo della lettera permetterà probabilmente di far luce sulle circostanze nelle quali la « Gaz » ha abbandonato l'asse Tamanrasset-In Guezzam per avventurarsi nel dedalo di piste che partono dalla «Transahariana» verso Est. Ma quali che possano essere gli errori commessi dai quattro automobilisti milanesi, appare da ora evidente che all'origine del dramma è l'assenza di un dispositivo che consenta di avviare tempestivamente le ricerche dei turisti che si perdono tra Tamanrasset e la frontiera con il Niger. Le formalità di uscita dall'Algeria vengono infatti compiute a Tamanrasset: ma da questa località al posto di frontiera di In Guezzam vi sono ancora 420 chilometri durante i quali un automobilista è praticamente abbandonato a se stesso. Colpisce il contrasto con quanto avviene nel vicino Niger. Lì, il posto di frontiera si trova ad Assamaka, 25 chilometri a Sud di InGuezzam, dove ogni macchina che entra nel paese viene controllata. I gendarmi si informano della sua destinazione, che non può essere che Arlit e Agadez, e avvertono quindi telegraficamente i loro colleghi di quelle località. Se in capo a due o tre giorni il veicolo annunciato non arriva, scattano automaticamente le ricerche. Niente di simile accade in Algeria. A In-Guezzam esiste un forte con una grossa guarnigione militare, ma i soldati si limitano a controllare che i visti (apposti a Tamanrasset) siano in regola e non prendono nemmeno nota delle targhe dei veicoli in uscita. Cosicché se una macchina parte da Tamanrasset ma non arriva a In-Guezzam, l'allarme può tardare un mese o anche più. E' quel che è avvenuto per i quattro sventurati milanesi, e che rischia di ripetersi per altri turisti se non viene introdotto un regolare scambio di informazioni tra Tamanrasset e InGuezzam. La cosa appare tanto più necessaria in quanto ii turismo sahariano si diffonde sempre più. E' vero che da Tamanrasset a In-Guezzam la « transahariana » è tracciata abbastanza bene. Ma la possibilità di smarrirsi esiste, e l'episodio dei quattro milanesi lo conferma. Ad Algeri, intanto, è stata compiuta l'autopsia delle salme. I risultati saranno resi noti tra qualche giorno. Le quattro bare sono state sigillate ieri sera e partiranno per Milano martedì prossimo, due via Roma e due via Parigi. (Ansa) questo tipo operante di solidarietà che ha valore: le frasi generiche di appoggio sono spesso fughe dalla responsabilità. « Si pongono ora una serie di sequenze importanti: lunedì l'incontro poligrafici e giornalisti con la Fedei azione Editori Giornali sul problema Gazzetta del Popolo; martedì la riunione con le segreterie delle Confederazioni generali Cgil-Cisl-Uil sul tema della riforma dell'editoria, in cui troverà spazio il discorso sul quotidiano torinese; mercoledì, l'incontro, ancora con la Federazione Editori, sul problema della riforma. Si ribadisce la validità degli obiettivi già noti: consultazione preventiva sulla nomina del direttore, condirettore e vicedirettore; consultazione preventiva sugli eventuali mutamenti di proprietà; pubblicità degli accordi fra direttore ed editore; carta gratuita per le prime 8 pagine dei quotidiani sino a 50 mila copie. «Sono provvedimenti minimi irrinunciabili, dal cui accoglimento discenderà la prova o meno della buona volontà del governo sul problema della riforma. E' urgente che la commissione d'indagine parlamentare sull'editoria concluda rapidamente i suoi lavori e che le sue proposte vengano sollecitate, esaminate ed attuate dall'esecutivo. E' necessario operare a tempi stretti per impedire che la carenza di interventi favorisca il processo di concentrazione od "operazioni al buio", come quella della Gazzetta del Popolo ».
Persone citate: Fedei, Liliana Morani, Morani
Luoghi citati: Algeri, Algeria, Assamaka, Milano, Niger, Tamanrasset
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