Unico processo Freda- Valpreda? Che cosa dicono le due istruttorie

Unico processo Freda- Valpreda? Che cosa dicono le due istruttorie Si attende la decisione della Corte suprema Unico processo Freda- Valpreda? Che cosa dicono le due istruttorie Come è noto, per la strage di piazza Fontana del 12 dicembre '69, il gruppo anarchico è stato rinviato a giudizio dal giudice romano, quello fascista dal giudice milanese (Dal nostro inviato speciale) Catanzaro, 30 marzo. Fu nell'ultima pagina della sua requisitoria contro Valpreda e compagni che il sostituto procuratore della Repubblica di Roma, dott. Vittorio Occorsio, senti il dovere di scrivere: «I morti di piazza Fontana sono stati occasione da più parti per gratuiti attacchi contro la magistratura (accusata di operare su direttive politiche e non di giustìzia), attacchi che hanno largamente superato ogni diritto di critica. Il rispetto che lo scrwente ritiene debba essere tributato alle vittime innocenti ed a coloro che portano ancora nelle carni il segno della criminalità altrui non consente in questa sede un'adeguata risposta alle insinuazioni mosse contro gli inquirenti. Una cosa va detta per tranquillità dei cittadini: la magistratura italiana non è serva né di altri poteri né di idee guida ed è, invece, garanzia per il popolo di obiettività di indagine e dì indipendenza di giudizio». Era il 26 settembre 1970. Sono trascorsi tre anni e mezzo e non è che quanto è accaduto e sta accadendo intorno alla tragica vicenda abbia aumentato la tranquillità dei cittadini. Eppure il bisogno di credere che non tutto frani nel compromesso o nella finzione è più forte di ogni delusione: come a chi assiste un malato agonizzante basta un piccolo segno per risollevare le speranze. Questo è il senso che si può dare alle ultime tre giornate di Catanzaro, il «punto» sul processo che, appena cominciato, è già nel rischio di finire. Ore 13,13 di mercoledì 27 marzo — Dopo una lunga mattinata di discussioni tecniche, improvvisamente, il processo comincia: il presidente Celestino Zeuli chiama davanti a sé Pietro Valpreda per pochi attimi, quanto basta a dichiarare che ormai l'interrogatorio ha avuto inizio, e non sono più consentite divagazioni. Nell'aula bianca (gli unici colori vivi sono i pennacchi rossoblu dei due carabinieri dietro il presidente) incredulità, sbalordimento. Davvero si comincia? Sì, è vero, forse hanno ragione gli avvocati di parte civile che, tralasciati gli argomenti giuridici, si appellano al buon senso: che vale procedere, se poi la Cassazione costringerà a cominciare tutto da capo? Ma l'importante è uscire dal «laboratorio» del formalismo, entrare nel vivo, credere che la giustizia non sia impotente. Giovedì 28 marzo — Quattro ore di interrogatorio: lezione sull'anarchia. Il presidente insiste molto su questo argomento, irritando i difensori: «Gli vuol affibbiare l'associazione a delinquere», si dice, mentre Valpreda parla, buttando fuori le parole a scatti, nervosamente. "Mai con loro!,, Venerdì 29 marzo — Assurda scena vuota, per l'assenza di due avvocati. Poi la notizia romana delle aumentate possibilità dell'unificazione dei due processi, quello a Valpreda, in corso qui a Catanzaro, e quello a Freda e Ventura, ancora da fissare. Le condizioni dell'ammalato, il processo di Catanzaro, tornano a essere gravissime. «Non siederà mai sulla stessa panca coi fascisti», ha sempre detto Valpreda. E' possibile, invece, che dovrà sedersi accanto a Freda e Ventura in una delle più assurde situazioni che mai si siano verificate nell'aula di un tribunale. Come sono stati giudicati in istruttoria, i due gruppi che forse si troveranno insieme fra 6 mesi o un anno io anche mai, se prevarrà la terza ipotesi, ventilata da qual- cuno, dell'annullamento di entrambe le istruttorie per farne una nuova)? Il confronto varrà anche a chiarire, una volta ancora, la differenza fra le due istruttorie, la loro diversa valutazione dei fatti. La strategia Per l'istruttoria romana, tutto è accaduto nell'ambito ristretto del circolo «22 marzo»: è un panorama di baracche e di cantine, un ambiente di poveracci, di ragazzi sbandati. Per vivere si fabbricano catenine; la sera, si trovano in pizzeria, e qualche volta finisce in rissa. «Sono individui — dice Occorsio — che sotto l'etichetta "anarchico" nascondono spesso stati di esaltazione confinanti con la patologia: i più giovani hanno interrotto ogni colloquio con i propri familiari e rinnegano anche i vincoli di sangue». L'età media è sui 18 anni, ci sono anche alcuni studenti medi, dell'istituto tecnico industriale «Severi». Valpreda ha scritto sulle pareti della baracca di Prato Rotondo, dove ha abitato, motti come «bombe, sangue e anarchia», «la rivoluzione si fa con il pensiero, la penna e la dinamite». Sassi contro le vetrine, spezzoni di catene e aste di bandiere usate durante le manifestazioni, un gran parlare caotico di rivoluzione. Gli stessi anarchici li tenevano lontani, considerandoli provocatori. «Il richiamo all'anarchia — dice Occorsio — assume un significato degenerativo rispetto ai movimenti anarchici tradizionali e si risolve nell'affermazione "Rivoluzione per la rivoluzione", intesa come "Violenza per la violenza". La strategia dell'attentato costituisce l'unico patrimonio ideologico dei principali esponenti del gruppo; l'uso di ordigni esplosivi è discusso, programmato ed, infine, attuato senza una chiara finalità politica». Ben diverso è il ritratto della cellula veneta, così come è delineato nell'istruttoria milanese. Franco Freda è avvocato; gestisce a Padova una libreria, la «Ezzelino» molto all'avanguardia, dove, insieme con testi razzisti e nazisti, si vendono opere marxiste e filocinesi; dirige il gruppo «Ar» che — egli spiega — riuniva pochissime persone per la lettura e il commento di opere riguardanti la dottrina aristocratica dello Stato, da Platone ad Evola. Anche Giovanni Ventura vive fra i libri: è editore a Castelfranco Veneto. I due — osserva l'istruttoria — mostrano «rilevante capacità dialettica, acuta intelligenza, senso realistico delle cose, svariati interessi culturali. Non si tratta, quindi, di fanatici o mitomani sulle cui persone chiudere il cerchio delle responsabilità, come se gli attentati che hanno funestato la vita del Paese per tutto il 1969 fossero il prodotto della folle determinazione di uno sparuto gruppo di esaltati di una cittadina di provincia che hanno vagheggiato l'assurdo proposito di capovolgere le istituzioni con atti fini a se stessi. Freda e Ventura non sono stati che gli ingranaggi, pur qualificati, di un meccanismo razionale che quegli attentati ha concepito con freddo raziocinio, attento tempismo e sottile strumentalizzazione». Se i processi saranno uniti, avremo, dunque, da un lato «la esaltazione confinante con la patologia», dall'altro «2 freddi ingranaggi di un meccanismo razionale». Da una parte, nessun mandante, dall'altra «un più ampio programma di cui la cellula veneta non era che un'articolazione». E stasera la possibilità che i due processi vengano imiti ha trovato qualche nuovo supporto nel fatto che il presidente capo del tribunale, dott. Salvatore Blasco, ha dichiarato che, per quanto ri¬ guarda, Catanzaro è pronta: «Siamo in grado di fare il nuovo processo. Quando? Anche a ottobre». I motivi di perplessità tecnico-organizzativa erano due: la mancanza di un carcere (quello vecchio, è crollato anni or sono, provocando alcuni morti) e l'ordine pubblico. Per quanto riguarda il carcere, ci sono molti posti liberi nello stesso Centro di rieducazione per minorenni che ospita, nella sua palestra, la Corte d'assise. Per l'ordine pubblico basterà il piano predisposto per il processo Valpreda. Certo, la presenza di Freda e Ventura potrà suscitare reazioni ben più eccitate di quelle che si temevano per Valpreda (e che non si sono verificate: la città appare lontana da-questo avvenimento). Saputo tutto, si pensa all'eventualità di massicci arrivi di dimostranti fascisti da Reggio Calabria, famosa per i suoi «boia chi molla». Per quel che riguarda l'udienza di giovedì, pare certo che, comunque vadano le cose, la difesa di Valpreda si batterà perché l'interrogatorio di Valpreda continui. Dopo le contestazioni del pubblico ministero, l'imputato potrà rispondere alle domande dei suoi difensori, che vogliono portare l'attenzione sulle bombe, argomento trascurato dal presidente. Franco Nasi Catanzaro. Gargamelli e Valpreda durante una pausa del processo (foto Dfp)

Luoghi citati: Castelfranco Veneto, Catanzaro, Padova, Reggio Calabria, Roma