Prezzi e investimenti Due record nel 1973 di Giulio Mazzocchi

Prezzi e investimenti Due record nel 1973 I dati del rapporto economico dell'anno scorso Prezzi e investimenti Due record nel 1973 Uno è negativo, l'altro è positivo - I prezzi al consumo sono aumentati del 12,4% contro il 6% dell'anno prima - Gli investimenti in attrezzature sono saliti del 22,6%, quelli fìssi globali del 9,9%; 170 mila posti di lavoro in più - Il Paese ha consumato più beni e servizi di quanti abbia prodotto per un valore di 1603 miliardi (Nostro servizio particolare) Roma, 30 marzo. Nella relazione sulla situazione economica del Paese si dice che lo scorso anno in Italia sono stati raggiunti due record per questo dopoguerra. Negativo è quello dei prezzi al consumo: +12,4 contro il già alto + 6 dell'anno avanti. Ma isolando idealmente la produzione interna dalle risorse giunte dall'estero, si evidenzia che la crescita dei prezzi relativa al prodotto nazionale è stata del 10,5 (contro 5,8 un anno prima). Se nel '72 gli acquisti all'estero ci provocarono una spinta inflazionistica dello 0,2, nel '73 l'hanno provocata per 1,9 sia per la fluttuazione al ribasso della lira e sia per l'aumento delle materie prime internazionali. Positivo è l'altro record: gli investimenti in attrezzature sono aumentati in volume del 22,6 per cento. Gli investimenti fissi globali del 9,90 per cento in termini reali, mentre erano stagnanti l'anno avanti e diminuiti del 3,5 due anni prima. Anche le scorte si sono molto accresciute: si dovrebbero fare quest'anno minori acquisti di materie prime all'estero. La ripresa degli investimenti ha concorso a fare aumentare l'occupazione: il suo aumento medio tra intero '73 e intero '72 è stato pari a 169 mila posti di lavoro in più. C'è anche un lieve calo della disoccupazione. I redditi da lavoro dipendente (soprattutto per la spinta dei contratti e anche della scala mobile) sono cresciuti in moneta del 20 per cento, cioè di 7,5 punti più dei prezzi al consumo. La ripartizione del reddito s'è quindi ancora lievemente modificata: sale dal 63,1 al 64,7 la percentuale del reddito attribuita ai lavoratori dipendenti, dal 9,1 al 9,2 il reddito da capitali delle famiglie, aumentano gli interessi pagati dal debito pubblico e scendono invece dal 28.4 al 27,2 i redditi degli imprenditori e il risparmio delle società. La conclusione di tali mutamenti è che sono variati i consumi e il loro finanziamento. I consumi privati, monetariamente aumentati del 17,9 per cento, in termini reali si sono accresciuti del 6,2 e cioè più dello sviluppo del reddito (5,9) ma meno dello sviluppo delle risorse, che è stato pari a + 7,1 per cento (si chiama « risorse » la somma tra consumi, investimenti, esportazioni). Tra i consumi privati quattro soltanto sono diminuiti in quantità: pesci, frutta, patate e ortaggi, mezzi di trasporto. Ma i maggiori aumenti percentuali reali in tutti gli altri consumi riguardano la carne (+8,2), il tabacco (+9,5), le spese per la salute ( + 13,9 sempre in quantità) e le spese per l'arredamento della casa ( + 14,3). Se dunque i consumi privati sono cresciuti percentualmente meno delle risorse disponibili (queste ultime pari a 100 mila 211 miliardi), più di queste invece sono cresciuti gli investimenti produttivi: cosicché la loro spesa, segnando una netta inversione di tendenza da molti anni, solo per il 92,2 per cento è stata coperta dal risparmio lordo interno mentre il residuo 7,8 per cento è equivalso al disavanzo di parte corrente con l'estero. Lo scorso anno difatti, per la prima volta da un decennio, l'Italia ha avuto importazioni correnti di beni e servizi superiore all'esportazione, cosicché il reddito nazionale lordo a prezzi di mercato (totale delle risorse meno importazioni) è cresciuto del 17 per cento in termini monetari (5,9 in termini reali, come già detto), raggiungendo 80.574 miliardi. Il Pa .e ha consumato quindi lo scorso anno più beni e servizi di quanti abbia prodotto per un valore di 1603 miliardi: ma questo deficit è stato utilizzato per investire. Esso dipende, anche, dal fatto che i prezzi delle importazioni sono cresciuti del 23,2 per cento e quelli delle esportazioni solo del 12,9. Il volume totale del commercio estero a prezzi costanti è stato pari al 54,2 per cento del reddito nazionale, contro 52,9 l'anno avanti. Il '73 contiene un'altra novità positiva: se il prodotto lordo interno al costo dei fattori è cresciuto del 6,5 in termini reali (al « costo dei fattori », cioè comprese le tasse pagate dai singoli settori, mentre senza tasse indirette si ha il reddito, aumentato, come si è detto, del 5,9), ad esso ha contribuito l'industria con +8,5 per cento reale, come già noto da qualche settimana Ma, ecco la novità, vi ha concorso pure l'agricoltura con +7,7 in termini reali. Il settore dei servizi ha concorso con +5,4 e, infine, la pubblica amministrazione con +2,9 (+2,8 l'anno avanti). Quest'ultimo aspetto è importante: esso, infatti, è re¬ lativo solo a stipendi e personale. Nel '73 quelli del pubblico impiego sono rimasti stazionari e lo Stato, inoltre, ha, per la prima volta dopo molti anni, cresciuto più i suoi investimenti sociali, che non le sue spese di mantenimento. La relazione contiene una ultima importante notizia, che riguarda lo sviluppo delle risorse a prezzi costanti nell'intero '73 e nel suo ultimo trimestre, messi a confronto con i rispettivi periodi del '72. Emerge che nell'ultimo trimestre scorso la agricoltura ha avuto uno sviluppo reale del 15 per cento (olio, vino) contro 7,7 in media annua e l'industria di + 8,4 contro + 8 in media d'anno. Le importazioni, infine, sempre a prezzi costanti, in corso d'anno crebbero dell'11,9 ma nell'ultimo trimestre sono scese a + 9,8 mentre le esportazioni salgono da 6,3 a 14,6. S'era, dunque, avviato sul finire del '73 il lungo processo di ritorno al pareggio con l'estero (dopo la quadruplicazione del prezzo petrolifero): questa la spinta in alto che il '73 lascia al '74, insieme però con l'inflazione. Giulio Mazzocchi Il ministro Giolitti

Persone citate: Giolitti

Luoghi citati: Italia, Roma