Unione Industriale: scetticismo sul "nuovo modello di sviluppo,,

Unione Industriale: scetticismo sul "nuovo modello di sviluppo,, La relazione di Franco Bobba all'assemblea annuale Unione Industriale: scetticismo sul "nuovo modello di sviluppo,, L'organizzazione riunisce 2636 aziende con circa 350 mila dipendenti La situazione dell'economia italiana e le prospettive per il futuro, sono state esaminate ieri, all'assemblea generale delle aziende associate all'Unione Industriale di Torino, dal presidente Franco Bobba. L'Unione riunisce 2636 aziende che in complesso occupano 346.830 dipendenti, pari al 13,4 per cento del totale del lavoratori occupati nell'industria Italiana. La categoria che conta il maggior numero di dipendenti è quella metalmeccanica, con 682 aziende e 235.827 lavoratori. Nella sua relazione il dottor Bobba ha sottolineato come il 1973 sia stato segnato da «eventi clamorosi e cause di disagio». In particolare, per l'Italia, ha ricordato: l'inizio della riforma tributaria, gli avvenimenti monetari, le agitazioni sindacali, specie nel comparto metalmeccanico e, quindi, nella provincia di Torino. «Anche il 1974 — ha proseguito Bobba — si è iniziato con motivi di incertezza almeno equivalenti: nuova fase della riforma tributaria, permanente confusione monetaria, mancata regolarizzazione delle vicende sindacali». Passando ad esaminare il tema dell'inflazione, l'oratore ha detto: «Con il blocco dei prezzi del luglio scorso quasi il 50 per cento dei beni che costituiscono la spesa delle famiglie è controllato. Nonostante ciò, l'aumento del costo della vita, nel '73, è stato superiore al 10 per cento; nel contempo ì prezzi all'ingrosso sono cresciuti del 20 per cento e quelli all'importazione del 30 per cento; il blocco ha solo creato una "forbice" fra costi e prezzi che rende insostenibile la situazione nel medio periodo. Ora, il 1974 deve scontare una inflazione "arretrata" di non meno del 15 per cento e nuove cause di aumento non mancheranno nemmeno quest'anno ». Il presidente dell'Unione Industriale ha poi affermato che «quando si parla di un nuovo modello di sviluppo, ci si deve chiedere anche come continuare a produrre (e produrre di più) con aumenti prevedibili di costi del 20 per cento annuo. L'inflazione ha anche l'inconveniente di agire come stupefacente; nella primavera '73 non a torto si è parlato di "ripresa drogata". Oggi vediamo che in effetti tale ripresa non ha aiutato che in misura relativa la produzione, ma ha gonfiato le importazioni: la produzione industriale è cresciuta del 7 per cento, H reddito nazionale in termini reali del 5 per cento, ma le importazioni sono aumentate del 15 per cento mentre le esportazioni sono cresciute solo del 4 per cen¬ to. Ciò che soprattutto è grave è la difficoltà ad esportare». Il dott. Bobba ha poi affermato che, nel passato, l'Italia ha avuto due modelli di sviluppo: 11 primo dal dopoguerra al 1961 circa; 11 secondo dura dal 1962; «72 nuovo modello (terzo della serie) è al momento un desiderio governativo». Con il primo modello, secondo Bobba, l'economia cresceva più rapidamente; al minor sviluppo del secondo decennio corrisponde un minor aumento dell'occupazione; l'accumulazione di capitale rallenta, mentre assenteismo, agitazioni sindacali e minor utilizzo degli impianti concorrono a far diminuire anche la crescita della produttività. Il presidente dell'Unione Industriale di Torino ha quindi rilevato che «è indispensabile discutere più a fondo il nuovo modello di sviluppo. E' pronta la pubblica amministrazione? Sono pronti i sindacati? Sono pronti gli imprenditori? E, soprattutto, quali cambiamenti di efficienza e di produt¬ tività si avranno? E' da tali risposte che dipende la ricchezza di tutti ». Concludendo, il dottor Bobba ha detto: «E' ovvio il diritto ■ dovere dei governanti di stimolare scelte di consumo, ma senza superare quei limiti che portano al totalitarismo. Sarebbe grave che con la scusa del consumi privati "aberranti" (il che è smentito dai confronti statistici internazionali) si esagerasse nel togliere la libera scelta alle famiglie. Un nuovo modello di sviluppo può nascere solo in un quadro democratico, evitande sia avventure totalitarie, sia la perdita dell'economia di mercato, che è ancora il miglior meccanismo sperimentato per diffondere il benessere». Alla relazione del presidente dell'Unione Industriale sono seguiti numerosi interventi. Da molti è stata sottolineata la necessità di una più attiva presenza degli imprenditori nel problemi economici, sociali e politici del Paese, S- r.

Persone citate: Bobba, Franco Bobba

Luoghi citati: Italia, Torino