Perché a Catanzaro si è ancora fermi Clima di incertezza e di esasperazione di Guido Guidi

Perché a Catanzaro si è ancora fermi Clima di incertezza e di esasperazione Perché a Catanzaro si è ancora fermi Clima di incertezza e di esasperazione Tre ore nella vana ricerca di un avvocato difensore per il latitante Ivo Della Savia, poi il rinvio dell'udienza - L'interrogatorio di Valpreda sarà ripreso il 4 aprile (Dal nostro inviato speciale) Catanzaro, 29 marzo. Il processo, oggi, si è fermato subito dopo l'inizio e Pietro Valpreda si è trovato costretto, suo malgrado, a spostare di sette giorni la prosecuzione e la conclusione dell'interrogatorio. Un piccolo contrattempo (ma determinante) ha inceppato all'improvviso il meccanismo del dibattimento e per colpa di due avvocati che, non presentandosi questa mattina in aula, hanno lasciato senza difensore un imputato. Tutto è stato rinviato a giovedì prossimo. Ma giovedì prossimo il processo andrà avanti? Infatti, la notizia che il procuratore generale della Cassazione ha chiesto di affidare ai giudici di Catanzaro anche il caso Ventura-Freda, per quanto non imprevista, è tale da rimettere tutto in discussione. E' il caso, infatti, di andare avanti con questo processo Valpreda in una situazione del genere? Se la decisione della Corte suprema dovesse realmente, così come ha detto i'. p..?., mandare tutto a Catanzaro, che vale per la Corte d'assise continuare ad interrogare Valpreda, Gargamelli e Merlino (oggi, non appena il dibattimento è stato rinviato, ha ripreso a circolare in albergo, improvvisamente guarito) e cominciare ad esaminare qualcuno dei cinquecento e passa testimoni? Tutto da rifare? Senz'altro vuol dire che si aumenta, anzi si esaspera, il clima di incertezza che domina su tutta la situazione. Infatti, l'eventualità che si debba sospendere questo processo per riprenderlo da capo insieme a quello Freda-Ventura ha acquistato una consistenza maggiore. Ed allora? Il presidente della Corte d'assise, dottor Zeuli, è partito subito dopo l'udienza per cui ha appreso la notizia soltanto a tarda sera e, comunque, non può esprimere giudizi perché la sua opinione personale non ha alcun valore in questo ca¬ so: qualsiasi decisione è collegiale, cioè deve essere presa d'accordo con gli altri giudici. Non vi sono dubbi che l'ipotesi di un «processone» unico crea problemi e difficoltà. Sono prevedibili, sin da ora, le proteste di Freda e Ventura per essere giudicati a Catanzaro; quelle di Valpreda sono scontate perché trovarsi in un dibattimento accanto a Freda e Ventura è un'ipotesi che ha sempre respinto. Poi, vi è la questione della lunghezza del dibattimento: se per un processo soltanto (gruppo Valpreda) erano previsti cinque mesi di lavoro, per due ne sono da preventivare almeno dieci. Catanzaro è lontana dalle normali vie di comunicazione, la sua attrezzatura alberghiera non è tra le più efficienti e lontana dalle città dove vivono i protagonisti di queste due vicende così legate l'una all'altra. Il processo Valpreda, comunque, oggi è stato rinviato per un incidente da niente in una situazione normale, ma che, unito allo sciopero della classe forense calabrese che protesta contro l'eventuale costituzione di una Corte d'appello a Reggio Calabria, dà un'idea dello strano destino di questa storia. Infatti, in conseguenza di questo sciopero non è stato possibile trovare un avvocato disposto a sostituire i due colleghi assenti, per cui al presidente della Corte non è rimasto altro da fare che rinviare il dibattimento di una settimana, denunciare i due avvocati che non si sono presentati e con loro il presidente del Consiglio dell'Ordine forense di Catanzaro, avvocato Giuseppe Castagna, il quale si è rifiutato di assumere la difesa d'ufficio dell'imputato rimasto senza avvocati. Ma intanto il processo ha perduto altri sette giorni di tempo. Appuntamento, dunque, al le 9 in aula, ma, alle 9 e qualche minuto, il presidente del la Corte ha accertato che uno degli imputati meno impor tanti di questa storia. Ivo Della Savia, era senza difensori Bisognava trovargliene uno assolutamente: altrimenti tutto diventava nullo dal punte di vista giuridico. Ivo Della Savia è un anarchico che in questa storia c'è entrato di sguincio. E' imputato di avere detenuto e trasportato del materiale esplosivo. Latitante prima, arresta to di recente, ha ottenuto la libertà provvisoria qualche mese fa: ora è contumace. Ha detto che non si sarebbe mai presentato ai giudici, per protesta, ed ha mantenuto sempre l'impegno. Ci ha ripensato All'inizio del dibattimento. Ivo Della Savia aveva, sulla carta, tre difensori: Michele Fini, Sandro Canestrini e Giuseppe Seta. Ma quando, lunedì 18 marzo, il presidente della Corte ha disposto la verifica delle parti, si è presentato un quarto avvocato, Giuseppe Dominucco, di Milano, ad annunciare che era lui e soltanto lui il difensore di fiducia di Ivo Della Savia. Replicò subito l'avvocato Fini, di Roma, dicendo che, in verità, non gli risultava di essere stato revocato. Nuovo controllo e conseguente risultato: Ivo Della Savia, nel marzo dello scorso anno, ha nominato l'avvocato Canestrini e l'avvocato Dominucco ed ha confermato, cinque mesi fa, questi mandati. Tutto a posto, dunque. Ma allora è intervenuto un quinto avvocato, Giacomini, a dire che doveva chiedere all'avvocato Canestrini se intendeva, o no, accettare questo incarico. Il problema si è riproposto nella seconda udienza e la situazione è diventata sempre più sconcertante: l'avvocato Giacomini non si è presentato a portare la risposta dell'avvocato Canestrini; l'avvocato Canestrini non è venuto e, non si è fatto vivo neanche l'avvocato Dominucco. E' intervenuto, però, l'avvocato Giuseppe Seta, di Catanzaro, per comunicare alla Corte di essere lui il sostituto dell'avvocato Dominucco. Tutto a posto anche questa volta. Og¬ gi, però, l'avvocato Seta non è venuto: perché, sembra, ha aderito allo sciopero degli avvocati di Catanzaro. Niente processo senza difensori: ed allora è sorta la necessità di trovarne uno perché assistesse sia pur formalmente Ivo Della Savia. Un'impresa inutile. Il presidente Zeuli s'è chiuso nel suo ufficio a fare tutta una serie di telefonate per trovare a Catanzaro un avvocato disposto ad indossare la toga. Dopo un'ora, s'è trovato al punto di partenza; qualcuno ha fatto dire che era uscito; qualche altro ha risposto che era im pegnato; altri che non poteva per ragioni ideologiche. Alle 11 sembrava che il problema fosse stato risolto: ma alle 11 e cinque minuti l'avvocato ci ha ripensato ed ha fatto sapere che non gli era possibile. A mezzogiorno, il presidente della Corte ha tagliato corto ad ogni discussione. E' tornato in aula con i giudici, ha prospettato a tutti il problema nei suoi termini reali, ha annunciato che aveva deferito al Consiglio dell'Ordine forense di Catanzaro i due avvocati, Giuseppe Dominucco e Giuseppe Seta, per «avere violato i doveri relativi alla difesa»; che si era rivolto al presidente del Consiglio forense di Catanzaro perché gli indicasse il nome di un avvocato da nominare di ufficio; che aveva ottenuto una risposta negativa perché gli avvocati catanzaresi sono in sciopero da quasi un mese. Ultimo tentativo così come prevede la legge: il presidente della Corte ha nominato d'ufficio il presidente del Consiglio forense, avvocato Castagna, il quale, però, interpellato al telefono ha declinato l'incarico: spiacente, ha spiegato, ma non poteva a causa dello sciopero. Conclusione: tutti via sino a giovedì prossimo dopo che il p.m. ha profilato l'eventualità di un procedimento penale contro l'avvocato Castagna per non avere obbedito alla disposizione. Guido Guidi