I giudici interrogano la donna che regalò tutto il patrimonio

I giudici interrogano la donna che regalò tutto il patrimonio I giudici interrogano la donna che regalò tutto il patrimonio E' ricoverata in una clinica, dove i magistrati l'hanno raggiunta per ascoltarla "a porte chiuse" sulla tempestosa relazione con l'amico, destinatario del dono E' ripreso ieri mattina alla seconda sezione del Tribunale il processo contro Luigi Bonino, 43 anni, accusato di circonvenzione di incapace nei confronti della scrittrice Anita Rho: stando all'accusa, la donna, soggiogata dal suo fascino, gli donò tutto il suo patrimonio. L'udienza è durata ben poco. Dopo aver sentito due testimoni, il tribunale, accogliendo il suggerimento del perito professor Portigliatti Barbos, ha deciso di trasferirsi nel pomeriggio nella casa d! cura di San Placido a Pecetto, dove è attualmente ricoverata la scrittrice ancora sofferente e non del tutto ristabilita dal grave trauma che ha sconvolto la sua vita. Una relazione basata sulle «affinità elettive» o su un sentimento morboso? Questo in definitiva il nodo da sciogliere e questa la risposta che i giudici e gli avvocati sono andati a cercare nella casa di cura. Il presidente Palaja, accogliendo una precisa richiesta del p.m. Zagrebelsky, ha deciso di tenere l'udienza a porte chiuse, data la delicatezza dei fatti da accertare. Nella mattinata attraverso le deposizioni della custode dello stabile in via Cesare Balbo 32, dove al quarto piano abitavano in due appartamenti contigui Luigi Bonino e la scrittrice, e quello della donna che la assistette per più di un anno, erano venuti alla luce squarci di vita privata. «Prima che conoscesse Bonino era un'altra persona — ha detto la custode Giuseppina Ferrerò — poi, per sfuggire alla disperazione nella quale era piombata si rifugiava spesso nell'alcool. Una volta, con mio marito, dovemmo trascinarla dall'ascensore in casa. Lei telefonava continuamente all'amico, perché non si faceva più vivo. A volte la si sentiva urlare». Era l'inquillna del terzo appartamento al quarto piano che chia¬ miiiiiiiiNiiiiiiiiuiii i i mimmi mava al telefono la custode e le faceva sentire le urla: « Non ne posso più, aiutatemi ». Emozionata al punto da rischiare con la sua titubanza un severo richiamo del presidente, la seconda teste, la domestica Armenilda Pavanello, che assistette la scrittrice per oltre un anno: «Una volta mt ha detto che si ubriacava per dimenticare Bonino, il quale si era fatto intestare tutti i suoi beni, ma non la assisteva. Quando sono stata assunta, il Bonino mi aveva detto che Anita Rho era sua zia, ma quando la designavo con mimi imimmm imimiimii questo appellativo Bonino si metteva a ridere e la scrittrice si dimostrava imbarazzata. Furono poi i custodì e gli altri inquilini a dirmi che non erano zia e nipote». Per rendere meno traumatizzante la deposizione della principale teste 11 tribunale si è poi trasferito nella casa di riposo di San Placido, in via Allason, a Fecetto. Uno del medici che l'ha in cura, 11 perito Portigllatti Barbos, aveva detto ieri mattina in udienza: «L'atteggiamento che la scrittrice potrebbe avere nel confronti delle indagini del tribunale non può essere prevedibile. Potrebbe anche tentare di sottrarsi ad una discussione penetrante nel passato». Un passato che sta cercando di dimenticare, per vivere in pace il resto della sua esistenza ma che i giudici ieri pomeriggio hanno dovuto riesumare Impietosamente.

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