Spie venute dall'Est di Lia Wainstein

Spie venute dall'Est La guerra segreta del Kgb sovietico Spie venute dall'Est Il fascino indiscreto di scottanti rivelazioni su segreti internazionali, una gara tra spie e agenti del controspionaggio di pari astuzia e audacia, sullo sfondo un balenare di nomi prestigiosi — De Gaulle, Kruscev, i fratelli Castro, John Kennedy — suggeriscono il confronto con un romanzo carico di suspense come I tre moschettieri, trasposto in chiave contemporanea. In realtà, Kgb, The secret work of Soviet secret agents di John Barron (Reader's Digest Press, New York, pagine 462) è uno studio scrupoloso, puntellato dai dati forniti da spie sovietiche, rifugiatesi in Occidente, dal Fbi, dalla da, da analoghi organismi di altri Paesi, e integrato da note, documenti (tra -, cui un manuale top secret sull'arruolamento dei cittadi j ni americani nei servizi so| vietici) e da una lista con ol¬ tre 1500 nomi di « cittadini sovietici impegnati in operazioni clandestine » all'estero. L'autore, un americano laureato in giornalismo, frequentò anche la Naval Intelligence School, e vi si specializzò nella lingua russa. Attualmente è redattore del Reader's Digest. Secondo Barron, « il Kgb costituisce un fenomeno unico in questo secolo » in quanto da tale organismo dipende il controllo sia del pensiero, dei discorsi e del comportamento sovietico, sia delle arti, delle scienze e della religione, sia, per giunta, della stampa, della polizia e dell'esercito. Sarebbe sempre il Kgb a possedere i mezzi per sopprimere le minoranze etniche, per impedire la fuga dei sovietici all'estero, per riempire dì personale numeroso le ambasciate sovietiche del mondo intero, infine per ordire sabotaggi, assassina. scioperi, per fomentare il terrorismo, diffondere calunnie e disinformare. Tali attività costituirebbero oggi lo sviluppo ultimo e più ampio di un'impostazione già data da Lenin alla società sovietica, definita da Barron «la dittatura di un'oligarchia, sorretta da una Nuova Classe privilegiata» e fondata su di una polizia politica, sul terrore di massa, sui campi di concentramento e sulle condanne senza processo. Dall'originale Ceka, fondata nel dicembre del 1917, diventata nel 1954 Kgb (comitato per la sicurezza dello Stato), la polizia politica attuale comprenderebbe 90 mila funzionari, oltre a 400 mila tra impiegati e uomini delle truppe speciali. Di queste ultime farebbero parte circa 300 mila guardie di frontiera, un organismo dotato delle armi più moderne, e istituito anch'esso da Lenin nel 1918. Il fine cui mira il Kgb all'estero consisterebbe nella « espansione del potere sovietico, raggiunta mediante crisi costose e debilitanti o conflitti capaci di rendere la nazione-bersaglio più vulnerar bile alle pressioni dellTJrss. Malgrado tutte le precauzioni usate dal Kgb per celare la partecipazione sovietica alle azioni sovversive, i suoi sforzi per sconvolgere altre società sono varie volte apparsi evidenti ». Ma, come osserva Robert Conquest nell'introduzione, accanto ai molti motivi per cui il libro scandalizza e fa inorridire, Barron ha saputo ottenere dagli uomini direttamente coinvolti « dei racconti di un interesse eccezionale ». Vi si aggiunge — quasi un singolare invito all'avventura — il fatto che i protagonisti di varie incredibili imprese fossero individui squallidi, appena mediocri, manovrati come pedine di un giuoco infinitamente più grande di loro e muniti di un terrificante potere. Il caso più caratteristico è quello di Robert Lee Johnson, un s-ergente americano che nel 1960 diventò, senza alcun particolare motivo, spia del Kgb a Orly, nel centro dei corrieri, in cui passavano ì più importanti documenti segreti militari e diplomatici degli Stati Uniti. Johnson riu sci senza difficoltà a trasmettere al Kgb informazioni preziose sulla difesa della Nato, sui piani e sui cifrari degli Usa, causando « danni irreparabili » al suo Paese. Questa brillante carriera si doveva conchiudere miseramente. Trasferito nel 1964 in America, Johnson disertò, fu denunciato dalla moglie pazza, condannato (nel 1965) a 25 anni di detenzione, e nel 1972 pugnalato a morte nel penitenziario dal figlio, reduce dal Vietnam. In questa storia segreta del dopoguerra, che include Francia e Messico, le due Germanie, Cuba, il Medio Oriente, Cecoslovacchia e Canada, tra il susseguirsi di travolgenti intrighi, agnizioni, colpi di scena, serpeggia tuttavia una sottile vena moralistico-edificante, che nel creare un distacco tra lettore e testo conferisce al libro un carattere un po' irreale. Lia Wainstein