Il D'Azeglio, liceo di vecchie glorie non soddisfa del tulio gli studenti

Il D'Azeglio, liceo di vecchie glorie non soddisfa del tulio gli studenti Ad una ad una le scuole della nostra città Il D'Azeglio, liceo di vecchie glorie non soddisfa del tulio gli studenti E' uno dei pochi istituti aperti agli iscritti per libere attività e lavori di gruppo - Ma gli sforzi per trasformare la didattica tradizionale urtano contro le esigenze dei programmi - L'apporto delle nuove leve risulta imbrigliato dalle antiche strutture Ore 12 davanti al liceo classico D'Azeglio, via Parini, a due passi da Porta Nuova. « Come sono oggi i ragazzi di questa scuola rispetto a quelli che l'hanno frequentata ieri e l'altro ieri? Che cosa significa per loro studiare al classico? ». La domanda ha l'effetto di una doccia fredda sul gruppetto di giovani. La risposta esce attraver-1 so la barba incolta del portavoce: «Se starno al classico non è merito nostro, ma della sorte che ci consente dt studiare senza pensare al nostro mantenimento. Nessuna differenza, sul piano umano, rispetto al compagni degli istituti tecnici ed industriali. Rispetto al liceali del passato slamo più democratici». Poi salta a cavalcioni della moto e se ne va. I giovani del D'Azeglio (1200 iscritti) rifiutano l'etichetta che per anni ha contraddistinto l'istituto come «il più» in tutti i campi: il più tradizionale ed esclusivo prima della contestazione ed il più progressista dopo; il più ricco di professori preparati e più severi; il più infuocato nell'autunno caldo, il più sereno e pronto ad accettare il messaggio della nuova generazione di studenti ed insegnanti. II D'Azeglio è una delle poche scuole di Torino aperta agli studenti ogni pomeriggio dalle 16 alle 18. Invece di trovarsi al bar i radazzi ritornano nelle aule per coordinare l'attività del gruppo filudrammatlco, fotografico, cinematografico (possiedono anche una camera oscura dove si alternano in un accanito lavoro) o di quello sportivo. Ma la maggioranza ritoma per il seminario di dottrina politica gestito insieme con i professori, preparare lavori di gruppo, frequentare la biblioteca o i corsi integrativi di lingue. Tutto perfetto, dunque? Purtroppo no. Lo ammette anche il preside ansavjepsp—tuegprof. Verrà da circa sei anni capo j scdell'istituto: «Abbiamo solo reso meno vecchia una struttura che necessiterebbe di un rinnovamento totale; abbiamo arginato le ptoteste estradandole sul plano diplomatico e trovato un denominatore comune per la didattica pur lasciando ai singoli Insegnanti la più ampia libertà». In effetti il D'Azeglio — la prima scuola media occupata dagli studenti (marzo '68) e sgombrata dalla polizia — non ha più registrato contestazioni violente, i risultati a fine anno (maturità compresa) non presentano grandi differenze fra classe e classe. « Gli sforzi sul piano didattico — dice la prof. Novelli, storia dell'arte — sono frenati da esigenze di orari e di programmi. Si fa quel che si può, rimettendoci di persona». Due anni fa, ad esempio, con 11 prof. Ramella d'Italiano, è stato concretato un tentativo interdisciplinare con una serie di lezioni sullo studio parallelo (italiano ed arte) dall'umanesimo al manierismo. L'anno scorso si è avviato un discorso sull'evoluzione dell'arte nel campo musicale con la collaborazione di un esperto del Conservatorio. «Ma abbiamo dovuto rinunciare. Il tempo Ubero degli insegnanti che potrebbero collaborare all'esperimento non coincide ed è impossibile fare questo tipo dt lavoro nelle ore di lezione: come si potrebbero svolgere altrimenti i programmi?». Tuttavia, la prof. Novelli come la maggioranza dei colleghi, segue un criterio aperto di insegnamento e di valutazione «anche se lontano da una didattica nuova». All'inizio dell'anno scolastico discute con gli allievi il lavoro da svolgere e alla fine del quadrimestre si concorda il voto. La valutazione, scaturisce da una serie di giudizi che «badano soltanto alla graduale maturazione dei singoli». Gli studenti sono «moderatamente soddisfatti» della loro scuola, certo «non appagati». Dice L L., seconda liceo, figlia di operai: «E' meglio dt niente. Però slamo lontani da ciò che vorremmo. Accanto agli insegnanti comprensivi e aperti dobbiamo sopportare quelli che ci caricano di compiti e ci stangano. Ho sofferto soprattutto in ginnasio. Ora ho Imparato ad accettare le cose negative perché ve ne sono altre positive che le compensano». Meno tollerante, M. G. iscritto alla terza liceo: «Gli insegnanti fanno "quello che possono", dicono. Secondo noi potrebbero fare di più. Se tutti rifiutassero il sistema, il D'Azeglio diventerebbe una scuola sperimentale perdendo la nomea di liceo snob o d'elite che ancora oggi si ritrova per cntupdpdzaInqgmpccprnvudIptzscstdt«rnrcpSduRttbdXsauusMdvdvral ] ni 111111 ■ 11111111111 1111111 imimmiim aver sfornato gente come Emanuele Artom, Leone Glnzburg, Cesare Pavese, Giulio Einaudi, Giovanni Agnelli». E' cambiato l'ambiente? I blue jeans, sono veramente stinti o provengono da costose bouttques specializzate? « Negli ultimi anni — spiega il preside Verrà — l'istituto ha risentito del fenomeno di espansione scolastica e si è prò gresslvamenle trasformato da scuola dt élite in scuola di massa con tutte le Implicarne positive e negative». Secondo il prof. Verrà tuttavia «prevalgono gli aspetti positivi determinati dall'afflusso delle nuove leve studentesche, provenienti soprattuto dalla media e piccola borghesia, non senza un contingente di ragazzi nati In famiglie operate, molte delle quali immigrate ». Si tratta di giovani « più reattivi agli avvenimenti esterni, alla problematica politica, sociologica e ideologica, carichi di una tensione morale, culturale ed intellettuale, che, pur con inevitabili intemperanze, rappresenta una indicazione della necessità di rinnovamento delle vecchie istituzioni scolastiche, uno stimolo costante alla ricerca di nuovi strumenti educativi, di nuove forme dt dialogo e dt lavoro comunitario ». Le vecchie strutture «Imbrigliano le attese del giovani e pongono ai continuo problemi non facili da risolvere sia sul piano giuridico, sta sul piano didattico e della ricerca ». I fermenti e le reazioni che ne derivano dovrebbero «convertire al rinnovamento anche i sostenitori nostalgici del vecchio liceo dove si faceva scuola e basta». Chi conosce meglio di altri gli allievi è il prof. Biino, filosofo e psicologo, che li incontra nel pomeriggio e discute con i singoli e i gruppi. «Sono generosi, con tutti t tormenti dell'età. Molti vengono per esporre problemi comuni, legati a situazioni momentanee che si superano con pochi colloqui. Altri necessitano dt più sedute. Qualcuno, figlio dt famiglie modeste, è stato aiutato a superare il disadattamento provocato dal divario tra il discorso scolastico e quello casalingo». A volte la crisi diventa patologica e purtroppo si arriva in ritardo. Nei giorni scorsi una ragazza si è uccisa bevendo acido muriatico. L'intervento della scucia non è stato, e forse non poteva, essere neanche sufficiente. Il D'Azeglio, benché politicizzato, non è più stato teatro di battaglie neppure di fronte alle recenti provocazioni di teppisti di estrema destra. Dicono i genitori del comitato antifascista Cogidas: «Appare evidente ti disegno di questi estranei, noti picchiatori e pregiudicati fascisti, dt Istituire una loro base operativa proprio davanti ad una scuola dt illustre tradizione democratica. Not genitori abbiamo preso contatto con organizzazioni antifasciste, comitati studenteschi, preside e professori per mantenere una stretta vigilanza e denunciare alla magistratura ogni violazione alla legalità». E i ragazzi? Spesso pronti a contestare i genitori quando si interessano dei casi loro «hanno accolto favorevolmente l'iniziativa che, come tutte, è stata discussa e concordata con loro. Le provocazioni hanno determinato una chiarificazione delle coscienze. Oggi si nota una maggiore partecipazione alle assemblee ed un netto spostamento delle opinioni in senso democratico». Maria Valabrega Ora dell'uscita davanti al D'Azeglio: uno scambio di idee prima di rincasare

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