Sono sicuri e tranquilli i petrolieri sotto accusa di Angelo Moratti
Sono sicuri e tranquilli i petrolieri sotto accusa I lavori della Commissione parlamentare Sono sicuri e tranquilli i petrolieri sotto accusa La tesi è unica: "Abbiamo versato i contributi associativi all'Unione petrolifera e non sappiamo che uso l'Upi faceva di quel denaro. E' a Cazzaniga che dovete rivolgervi" - Decisiva la prossima settimana (Nostro servizio particolare) Roma, 28 marzo. Le deposizioni dei petrolieri si susseguono rapide, davanti alla commissione parlamentare inquirente per i procedimenti d'accusa contro gli ex ministri Ferri e Valsecchi. La terza giornata dei lavori s'è iniziata verso le 10. In alcune ore sono stati sentiti cinque personaggi: Aldo Jacovitti, presidente della « Clasa » che rappresenta in Italia la a Rendali »; Angelo Moratti, presidente della « Saras »; Gaudenzio Molina, presidente della « Amoco »; Giorgio Profumo, presidente della « Iplom » (industria piemontese lavorazione oli minerali); Adalberto Lubrano, ex membro del consiglio direttivo dell'unione petrolifera. Gli interrogatori durano da un quarto d'ora a un'ora. Indiziati e avvocati difensori, quando escono, hanno sempre un'aria soddisfatta, tranquilla. La tesi è unica: «Abbiamo versato i contributi associativi all'unione petrolifera e non sappiamo che uso l'Upi faceva di quel denaro. Era Cazzaniga che prendeva tutte le decisioni. E' a lui che dovete rivolgere le domande. Anche noi, adesso, vogliamo saperne di più ». E', questa, la versione ufficiale di tutti gli interrogato- ri. E' anche la prima dichiarazione che i petrolieri fanno, appena seduti davanti alla commissione. Ma quando le domande si fanno più precise, e le contestazioni che gli vengono mosse sono documentate, allora ciascuno fa qualche ammissione. La trama dei rapporti fra singole società e Unione petrolifera, fra potere economico e mondo politico, incomincia a mostrare la varietà dei suoi fili. Ci sono i grossi petrolieri e quelli « minori ». Avevano un peso diverso all'interno dell'Upi. Moratti, che appartiene al primo gruppo, ha riconosciuto che certe spese e investimenti sono stati affrontati per « onorare » impegni presi da Cazzaniga. Ha fatto capire anche che la gestione Cazzaniga a un certo punto era diventata insostenibile, e che le dimissioni del presidente dell'Upi furono determinate proprio dalla pressione dei gruppi più influenti, sempre più scontenti dei condizionamenti che gli venivano imposti dall'alto. Anche i petrolieri « minori », i semplici distributori commerciali, hanno battuto il tasto della contestazione a Cazzaniga. Serpeggiava un'inquietudine, all'interno dell'u¬ nione, che meriterebbe un allargamento delle indagini da parte della commissione inquirente. C'è un appunto di Carlo Cittadini al presidente della « Esso », Aldo Sala, che è indicativo. « 10 gennaio '73: alcune aziende si stanno accordando per effettuare dei passi pi-essi "Mike" (così, in codice, veniva chiamato l'on. Micheli, amministratore della de — n.d.r.): egli sospetta che l'iniziativa di scavalcare l'Upi sia di Peretti, il presidente dell' "Api", e che Pignatelli, il presidente della "Gulf", stia svolgendo un'indagine presso le aziende che si ritiene possano aderire al progetto ». Oi sono interrogativi che solo dai confronti fra gli indiziati e da ulteriori indagini possono venire chiariti. La settimana prossima potrebbe essere determinante. Rientrerà in Italia Arcidiacono, l'ex braccio destro di Garrone e vice presidente dell'Upi, il cui mandato di cattura è stato revocato ieri. Dovrebbe rientrare dalla Svizzera anche Vincenzo Cazzaniga, da tutti indicato come il maggiore responsabile dell'« imbroglio petrolifero »: domani, probabilmente, la commissione revocherà l'analogo mandato emesso nei suoi confronti dalla magistratura ordinaria. Liliana Ma eleo Angelo Moratti (Team)
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