Cassa di Risparmio: utile di 3,6 miliardi nel 1973

Cassa di Risparmio: utile di 3,6 miliardi nel 1973 Consiglio d'amministrazione a Torino Cassa di Risparmio: utile di 3,6 miliardi nel 1973 La relazione del presidente, on. Savio: depositi per 1553 miliardi (+ 225 miliardi sul '72); negli impieghi aumento del 17,3%, a 636,2 miliardi - Il ruolo dell'istituto a sostegno dell'economia piemontese Ieri si è riunito il Consiglio d'amministrazione della Cassa di Risparmio di Torino, sotto la presidenza dell'onorevole Emanuela Savio, che ha approvato il bilancio 1973 chiuso con un utile netto di 3 miliardi 600 milioni, utile che consente la distribuzione di 1800 milioni per il sostegno delle attività sunitarie, sociali e culturali delle due Regioni (Piemonte e Valle d'Aosta) in cui opera l'istituto. I depositi raccolti a fine 1973 presso clienti hanno raggiunto la cifra di 1553 miliardi con un incremento di 225 miliardi sull'esercizio '72. II presidente della Cassa di Risparmio di Torino — nella relazione e in un successivo incontro con la stampa, presenti il vicepresidente. Nerio Nesi e il direttore generale, Domenico Melindo — ha sottolineato il consistente incremento dei tassi passivi per tutte le fasce di conti; per contenere gli effetti di tale fenomeno e non lasciarsi coinvolgere nella spirale dei tassi crescente per la conquista di quote addizionali di risparmio, la Cassa di Risparmio di Torino ha incrementato il numero di clienti in misura tale da compensare gli effetti negativi dovuti alla relativamente scarsa consistenza del risparmio per ogni conto. Negli impieghi si è avuto un incremento del 17,3 per cento per un volume complessivo che ha raggiunto i 636,2 miliardi di lire; a questo proposito si sottolinea nella relazione la necessità per l'Istituto di «allargare la quota di mercato per i rapporti che consentono di dare maggiore agilità alla gestione dell'attività e di sfruttare meglio le opportunità di rendimento offerte dal mercato». L'onorevole Savio ha affermato a questo proposito: «E' significativo notare che, tra le grandi categorie di utilizzatori, gli impieghi a privati ed imprese abbiano avuto un tasso d'incremento superiore a quello dei precedenti esercizi; in particolare si è posto ogni sforzo per trovare soluzioni tecniche valide nel sovvenire quelle categorie di operatori economici che, per le ridotte dimensioni e per una conseguente minore capacità contrattuale, trovano maggiori difficoltà per il credito». Accennando alle partecipazioni, che figurano a bilancio, per quasi 30 miliardi, la relazione sottolinea la crescente importanza delle aziende partecipate di cui la Cassa di Risparmio di Torino detiene la maggioranza del capitale: l'Istituto di Credito Agrario per il Piemonte e la Liguria, Da Banca Subalpina, l'Istituto di Credito Fondiario per il Piemonte e la Valle d'Aosta e la Findata; la tendenza al potenziamento delle partecipate rientra in una precisa politica condotta dal Consiglio d'amministrazione della Cassa di Risparmio di Torino negli ultimi anni «diretta a considerare il nostro Istituto come una capogruppo finanziaria con molteplici diramazioni nei campi dove più interessanti appaiono le capacità potenziali di sviluppo». Analizzando il Conto economico la relazione sottolinea l'aumento eccezionale segnato dalle spese di personale e dagli interessi sui depositi. Con l'approvazione del bilancio i fondi patrimoniali della Cassa di Risparmio di Torino assommano a 53,4 miliardi, pari I adgdrsfidvfrprCncivdp al 3,4 per cento dei depositi. Nella relazione del presidente è contenuta una dettagliata analisi dell'andamento dell'economia regionale durante il 1973, le cui vicende sono state fortemente influenzate dagli avvenimenti interni e internazionali. Rispondendo alle domande dei giornalisti, l'onorevole Savio, a proposito dei recenti forti aumenti dei tassi d'interesse, che rendono sempre più, elevato il costo del denaro, ha dichiarato: «Poiché le Casse di Risparmio non hanno finalità di lucro abbiamo cercato di contenere i tassi di interesse in modo da non elevare eccessivamente il costo del denaro per le imprese e per gli enti. Questo per soste- nere lo sforzo di investimenti dell'economia e delle infrastrutture pubbliche. In particolare nei confronti degli enti pubblici i tassi praticati dall'Istituto, nel corso del 1973, sono stati certamente inferiori dell'I per cento a quelli del sistema bancario: ciò ha significato per l'Istituto un minor ricavo di circa 2 miliardi che si è trasformato in una minore spesa a carico degli enti beneficiari dei nostri interventi ». Sull'evoluzione della situazione creditizia il presidente della Cassa di Risparmio ha detto: «La necessità di contenere le spinte inflazionistiche rende prevedibile un mantenimento dei tassi su elevati livelli, anche perché questa è la situazione prevalente nei mercati internazionali. Il costo del denaro sia per le banche sia per le imprese continuerà pertanto a mantenersi elevato. Ci auguriamo tuttavia che l'esaurimento delle spinte speculative e i provvedimenti delle Autorità monetarie possano ricondurre i tassi a livelli più ragionevoli». g. r.

Persone citate: Domenico Melindo, Emanuela Savio, Nerio Nesi