La Langa frana: ogni anno Cuneo spende due miliardi di Piero Cerati

La Langa frana: ogni anno Cuneo spende due miliardi Conseguenze del dissesto idrogeologico La Langa frana: ogni anno Cuneo spende due miliardi A Guarene, Somano, La Morra, Castino, le strade sono spesso interrotte da smottamenti -1 ruscelli in piena allagano la zona di Mussotto, Casalgrasso, Racconigi e Sommariva Bosco - La gente abbandona le campagne perché mancano sicuri collegamenti - Nei poderi non c'è luce - Progetto per un acquedotto: costerà 1500 milioni (Dai nostro inviato speciale) Alba, 27 marzo. La Langa frana. A Guarene, Somano, La Morra, Castino, Cherasco, nel Cortemiliese le strade sono spesso interrotte da smottamenti di terreno. A Mussotto, Casalgrasso, Racconigi, Sommariva Bosco i ruscelli in piena allagano campagna e paesi. Ogni anno la provincia di Cuneo spende due miliardi e mezzo per riparare le strade. Le principali cause del dissesto sono i disboscamenti; la rapina di sabbia, ghiaia, terra; lo scavo indiscriminato nelle cave in collina; la costruzione di strade senza piani oculati; e soprattutto la fuga dell'uomo dalla campagna, dove più nessuno ha cura del suolo: sterpi, rami, tronchi intasano i torrenti e i canali, l'acqua straripa, inzuppa il terreno, provoca alluvioni e smottamenti. «Per frenare l'esodo dalla campa¬ gna — dice l'assessore provinciale all'agricoltura Giacomo Oddero — bisogna portare acqua potabile e energia elettrica nelle cascine, aver cura delle strade minori, che consentono agli agricoltori di recarsi nei campi». Oddero ha chiesto oggi alla Regione Piemonte un miliardo e mezzo di lire per terminare l'acquedotto delle Langhe. La prima parte degli impianti (costruita con un finanziamento di 500 milioni) preleva l'acqua dalla Valle Corsaglia e la porta sino a Torre di Mondovì, qui dovrebbero allacciarsi Ceva e Lesegno; il finanziamento chiesto oggi dovrebbe servire a far giungere le tubazioni, che erogano 150 litri di acqua al secondo, sino a Bossolasco, un centro importante per il turismo nella Langa. Il piano per l'acquedotto era stato approvato dal ministero dei La¬ vori Pubblici e recepito poi dall'ente Regione. I paesi della Val Corsaglia avevano protestato contro i lavori, nel timore di perdere le risorse idriche, poi si è giunti ad un accomodamento e ora l'opera procede. «I punti terminali dell'acquedotto — spiega Oddero — saranno Castiglione Tinella e Barbaresco. Mondovì è già servita. L'acqua è venduta a 28 lire il metro cubo. Oggi, il prezzo medio nella Langa, dove sono in funzione altri impianti, è di 120-140 lire al metro cubo». Nella zona di Dogliani vi è stata anche una raccolta di firme contro il caro-acqua. «Ma si deve comprendere — spiega Oddero — che spesso ad una società privata occorrono chilometri e chilometri di tubazione per servire una piccola zona, così il prezzo medio è alto ». L'acquedotto è uno dei pun- a , n e a o a i i o i i e , a ti principali del piano elaborato per arginare lo spopolamento delle campagne. «Gli agricoltori non vogliono sentire parlare di grossi problemi, dilazionati nel tempo — dice Oddero — bisogna dare loro strade minori percorribili 12 mesi all'anno e fare giungere dovunque l'elettricità, non un lumicino fioco fioco come quello delle favole». Nella Langa, specie nella parte alta, la più isolata, il voltaggio dell'Enel è molto basso per il sovraccarico delle linee. L'utente paga 30-70 mila lire e attende il potenziamento degli impianti. L'Enel ritarda e spiega che non può lavorare a ritmo accelerato perché i sindacati hanno imposto il contenimento degli appalti: i lavori devono essere svolti, per la maggior parte, direttamente dall'ente elettrico. «La conseguenza di tutto ciò — dice Oddero — è che la televisione e gli elettrodomestici non funzionano, nelle case si vive di sera con una lucina da morto. Vi sono ancora in funzione linee in ferro, con pali in legno, costruite durante la guerra partigiana. E' comprensibile che in queste condizioni la campagna si spopoli, soprattutto perché le donne vogliono andare a vivere in città, e città non significa Torino, ma Alba, Bra, Cuneo e altri centri della provincia». A chi è andato nell'alta Langa a parlare sul referendum per il divorzio i giovani hanno risposto: «Divorzio? Ma noi non troviamo nemmeno da sposarci». Parecchi agricoltori hanno mogli giunte dal Sud. «Sono bravissime e intelligenti — dice Oddero — vengono loro a fare gli acquisti, a compilare e presentare i documenti. Se la Langa non si è del tutto spopolata è anche merito lo ro». Anche l'elettrodotto che dalla provincia di Asti giunge a Cortemilia (spesa ottocento milioni: 620 dell'Enel, 150 della Miroglio Langa Tessil, che in zona impianta uno stabilimento, il resto di enti locali e banche) favorirà i grossi insediamenti locali, ma non il privato o la piccola azienda agricola. Acqua, strade minori, luce: sono indispensabili per garantire la presenza dell'uomo, l'unico che può proteggere il suolo della Langa, messo in continuo pericolo dalle alluvioni e dalle frane. «Si vorrebbe seguire l'esempio della Valle d'Aosta — è sempre Oddero che parla — e dare un mezzo stipendio agli agricoltori, 40-50 mila lire al mese tramite le comunità montane, perché difendano il terreno su cui vivono. In troppi luoghi vi sono pericoli di frane e le strade spesso sono interrotte». Un altro grave pericolo sono gli antiparassitari, i diserbanti, i concimi chimici: si è scoperto che impermeabilizzano il terreno, l'acqua scivola via e si infiltra nei ritani, li gonfia a dismisura, causa frane o arriva nel Tanaro. «Lungo il fiume agiscono persino imprese abusive che prelevano sabbia, ghiaia, terra — dice Oddero — vi sono stati arresti, denunce, ma non sono serviti a nulla. Chi scava la ghiaia ha l'obbligo di riempire con terra le buche, ma questo non avviene; nessuno controlla e vi sono fosse spaventose. Vi è poi un conflitto di competenze tra Genio Civile, guardie forestali, ispettorato provinciale. Anche la Provincia ha le sue colpe nel dissesto ecologico della Langa con la costruzione delle strade perché doveva operare con criterio più oculato. Ognuno deve assumersi le sue responsabilità: spendiamo per i danni alle strade due miliardi e mezzo all'anno. E il pericolo delle alluvioni si ripete sempre dopo poche giornate di pioggia. E lo stesso problema che ha sollevato Modena, dove è stato fatto uno studio dei punti critici e nevralgici della zona». «Ora — conclude Oddero — da noi gli ingegneri Selleri e Valmaggia stanno fotografando la provincia e preparano una relazione sulla protezione del suolo. Faremo una riunione con Genio Civile, magistrato del Po (è a Parma, lontano, evanescente, ma ha anche lui le sue responsabilità), ispettorati per l'agricoltura e forestale, amministratori. Per questo convegno ho già la delega del presidente della Provincia, Martini. Dopo questa discussione, ripeto, ognuno si assumerà le sue responsabilità per quanto può accadere oggi o tra un giorno o un anno nelle Langhe. Certo è che se si continua di questo passo crolla e si sfascia tutto. Poi sarà inutile gridare allo scandalo e cercare le colpe». Intanto nei Roeri le colline si sfaldano, i vigneti scivolano a valle, restano intatti pochi baluardi di roccia simili a torri: indicano qual è il pericolo che l'uomo corre. Piero Cerati