"Ecco perché la Kiess mi disse tutto sulla morte di Calabresi"

"Ecco perché la Kiess mi disse tutto sulla morte di Calabresi" In assise l'ex infermiera "superteste,, del delitto "Ecco perché la Kiess mi disse tutto sulla morte di Calabresi" Luigina Ginepro spiega che cosa accadde: "Le altre detenute l'avevano aggredita, era disperata e sconvolta. Io la confortai e lei si confidò" - I giudici le hanno confermato la condanna per furto La corte d'assiste d'appello ha confermato le condanne inflitte il 27 aprile dell'anno scorso agli autori di una serie di furti di oggetti d'arte e dipinti nelle chiese parrocchiali di paesini del Vercellese. Quattro gli imputati che avevano presentato appello contro la sentenza e tra essi la «superteste» del delitto Calabresi, Luigina Ginepro. Secondo Quacchia, 28 anni, detenuto nel carcere di Casale Monferrato, si è visto confermare i 14 anni e 8 mesi di reclusione per la rapina, i furti, la detenzione e il porto abusivi di armi; Giovanni Cacciatore, 25 anni, anche egli detenuto a Casale, complice nei furti, 4 anni e sette mesi di reclusione. Teodoro Costanza, 27 anni, il ricettatore, è l'unico che ha avuto una parziale riduzione di pena, da sette a sei mesi. Per Luigina Ginepro, che ha già scontato sei mesi di carcere, immutata la condanna a 4 anni 3 mesi. Si parla con lei negli intervalli del dibattimento, delle sue clamorose rivelazioni sul caso Calabresi. Dapprima si mostra riservata, sfuggente, lascia cadere le domande sulle confidenze avute, in carcere dalla tedesca Gudrun Mardour Kiess. « Sono legata al segreto Istruttorio, come lei può immaginare ». Ma a poco a poco il riserbo si scioglie, la naturale esuberanza ha il sopravvento. E' veramente « laureata in dichiarazioni », come l'ha definita ieri al processo il sostituto procuratore Benedicti? Luigina Ginepro sembra abbattuta: « Questa mattina ha detto di me tutto il male possibile. Il pubblico ministero del primo processo mi aveva accusato dei furti ma non con questa violenza ». Certo qualcosa di importante deve averlo rivelato al magistrato che si occupa del caso Calabresi, se questi ha spiccato tre mandati di cattura per l'ornici- dio del commissario. Lo hanno riconosciuto Implicitamente gli | stessi avvocati Croce e Delgrosso che difendevano Secondo Quacchia: « Bisogna però vedere se ha detto la verità e questo è un altro problema. Per noi la teste è molto smaliziata e assolutamente Inattendibile », hanno concluso. Luigina Ginepro ha risposto da sola a queste critiche quando il presidente della corte Burzio le ha posto la rituale domanda: « Ha qualcosa da dire In sua difesa l'Imputata? ». « lo non ho accusato nessuno. Ho semplicemente raccontato un episodio della mia vita ». L'episodio delle confidenze raccolte in carcere, la sera del 24 settembre del 1972 dalla Kiess. « Quando Gudrun entrò In carcere fu aggredita con minacce e insulti da molte detenute. "Fascista" era II titolo più gentile che le urlavano. Vedevano in lei, per i sospetti sorti già allora sul Nardi, una possibile complice del delitto Calabresi. Un omicìdio clamoroso che tra 1 carcerati aveva avuto particolari ripercussioni: si diceva che avesse provocato l'annullamento dell'amnistia attesa dopo l'elezione del presidente Leone. La sera della domenica, mentre eravamo nella sala della televistone, le saltarono addosso In quattro. Allora Intervenni, la medicai, non dimentichi che ero infermiera all'ospedale di Vercelli e la confortai. Mi faceva pena, lei avverti la mia simpatia. Forse per questo senti II bisogno di confidarsi con me ». Pensa che dicesse tutta la verità, o meglio era in grado di dirla, in quel momento? « Stava attraversando una crisi isterica ma quello che mi raccontò lo ricordo benissimo. Al punto tale che quando mesi dopo, in luglio, mi decisi a parlare potei ripetere parola per parola quel che mi aveva detto ». Ma perché si decise a rivelarlo un anno dopo? « La scintilla è stata la strage della questura di Milano del 17 maggio. Mi sono detta: ''Se sai qualcosa che può fermare questa violenza devi parlare". Così sono andata da Rie- ct«isQsllsl cardelll ». Guarda in viso l'interlocutore e chiede a sua volta: « Quanti crede avrebbero avuto il coraggio di cacciarsi in un pasticcio del genere? Pochissimi. Questo è il guaio di noi italiani, stare zitti quando si deve parlare ». Poi parla della protezione che la polizia le ha fornito dopo le sue rivelazioni: « Ero sorvegllatis- sima, c'era sempre qualcuno che mi teneva d'occhio. Ma poi, con il passare del tempo sono stata proprio io a chiedere che la smettessero. Con gli agenti alle costole come potevo pensare di reinserirmi nella società, lavorare, mantenere I miei due figli? Se la condanna sarà confermata dovrò tornare in carcere per quasi quattro anni. Non sono un giorno, mi creda. Praticamente mi toglie qualsiasi possibilità di relnserlmento, visto che so fare soltanto l'infermiera. E la trafficante d'arte », aggiunge con una risata ironica. Alla lettura della sentenza non è apparsa turbata. « Sono venuta qui senza grandi speranze. Ma in carcere non starò zitta e penso che potrò fare qualcosa per cambiare almeno quel tipo di realtà ». Luigina Ginepro, quando parla mette nei guai la gente. « Mi rendevo conto che con le mie dichiarazioni preparavo l'ergastolo per Gudrun Kiess, ma di fronte a certi fatti non si può tacere ». Luigina Ginepro durante l'udienza in assise d'appello

Persone citate: Benedicti, Burzio, Calabresi, Delgrosso, Giovanni Cacciatore, Teodoro Costanza

Luoghi citati: Casale, Casale Monferrato, Milano