Ritorna sul banco degli imputati Maria Pagliuca l'ex direttrice dell'istituto-lager per minorati di Fabrizio Carbone

Ritorna sul banco degli imputati Maria Pagliuca l'ex direttrice dell'istituto-lager per minorati Il processo di secondo grado per la morte di tredici bambini Ritorna sul banco degli imputati Maria Pagliuca l'ex direttrice dell'istituto-lager per minorati Era stata condannata a 4 anni e otto mesi - Alla sentenza si appellò il p. m. - In apertura d'udienza il pubblico ha gridato: "Hai paura! Vergognati!" - L'ex suora passa dal pianto alle frasi arroganti • "Non ho mai maltrattato i ragazzi", si difende - Molte contraddizioni quando parla delle cure che venivano date agli ospiti di Grottaferrata (Nostro servizio particolare) Roma, 25 marzo. Maria Diletta Pagliuca è tornata a sedere sul banco degli accusati: l'ex suora direttrice del «Santa Rita» di Grottaferrata, era stata condannata in primo .grado a 4 anni e otto mesi per maltrattamenti semplici. Due anni le furono condonati e fu cosi che la donna ottenne, poche settimane dopo la sentenza, la libertà. Il pubblico ministero, che nella sua requisitoria aveva chiesto 24 anni di reclusione attribuendo alla Pagliuca la responsabilità della morte di almeno 13 ragazzi ospiti del suo istituto, si appellò alla sentenza chiedendo un secondo processo. Gli altri imputati, nel giudizio di primo grado, erano stati assolti: Vespasiano Casella, medico condotto di Grottaferrata, imputato di favoreggiamento e omissione di atti d'ufficio; Giuseppe Cannarella, preside di due scuole e di un asilo, accusato di concorso in truffa; Esterino Vigliotta, autista della Pagliuca, rinviato a giudizio per favoreggiamento. Sono passati due anni e Maria Diletta Pagliuca non è cambiata: cappotto nero, cappellino di pelliccia scuro, un foulard chiaro attorno al collo, gli occhi piccoli, lo sguardo ora assente, ora vivace. La sua tecnica difensiva è sempre la stessa. Un pianto sommesso, ima sequela di parole pronunciate con apparente commozione. Dalla tragedia la donna passa con facilità incredibile all'arroganza. Interviene, punta il dito, si volta verso il pubblico, scuote la testa, parla e non lascia finire le domande dei suoi accusatori come dei difensori. Il pubblico non l'ha dimenticata; soprattutto non possono scordarla i parenti dei piccoli minorati che morirono nel «lager» del Santa Rita. Così alla riapertura del processo una grande folla ha stipato l'aula della corte d'assise. «Hai paura! Vergognati» le hanno gridato i presenti. «Dov'è la giustizia, se questa donna è in li- berta?» hanno ripetuto all'uscita molte donne con gli occhi rossi di lacrime. «Lei piange — hanno detto — ma noi che siamo le vittime del suo male che dovremmo fare?». Comincia l'udienza in un clima d'eccitazione. La Pagliuca è arrivata in anticipo a piazzale Clodio ed ha chiesto di farsi chiudere nello stanzino dove, di solito, aspettano i detenuti. Entra in aula tra i flash dei fotografi, coprendosi il volto con una borsa nera. Poi volta le spalle a tutti rannicchiandosi contro il muro. Entra la Corte: il presidente, La Bua, fa l'appello. Quando legge: «Maria Antonietta Pagliuca...» c'è come un urlo represso. Maria Diletta si alza di scatto e piangendo grida: «E' morta! E' morta mia sorella! Avrei preferito altri anni di carcere a questo dolore». Tra gli imputati è assente il dottor Casella. Il presidente legge gli atti preliminari, la condanna di primo grado e l'accoglimento dell'appello. Il processo è interrotto per una ventina di minuti: Maria Diletta Pagliuca sgattaiola via per una porticina. Vano è l'inseguimento dei fotografi; polizia e carabinieri di servizio fanno muro. Le minacce contro la donna proseguono. «Cosa siete velluti a fare qui con questa bella faccia fresca! ». Replica l'ex suora allo sguardo bruciante del padre e della madre di Nicola e Giovanni Del Re, due dei bambini morti a Grottaferrata. Riprende l'udienza e ancora una volta la Pagliuca deve passare attraverso le forche caudine dei fotografi: corre e si ripara il volto, preceduta da due carabinieri in alta uniforme. Poi si nasconde dietro al tavolo dove siede la Corte. Ora la donna si calma. Si prepara per l'interrogatorio, si aggiusta il vestito. Quando il presidente la chiama lei sorride. Prima dice di confermare quanto già detto in preceden¬ ti interrogatori; subito dopo, intercalando un «eccellenza» dietro l'altro, vuole fare precisazioni. Parla con tono dimesso, alza la voce, si lamenta, piange, riprende fiato e sorride: «JVon ho mai maltrattato i ragazzi; non c'era ragione né materiale, né morale. Ho sempre lavorato a beneficio dei bambini; li ho accolti quando nessuno li voleva, dedicandomi a loro mattina e sera. Voglio che questa questione finisca al più presto; che questa piccola ombra scompaia. Non ce la faccio più perché io male nella mia vita non l'ho mai fatto». Cominciano le contestazioni del presidente e degli avvocati della parte civile. L'interrogatorio è incalzante e la mette in difficoltà. Impossibile riportarlo tutto. Viene poi la volta di Giuseppe Cannarella, preside di varie scuole di Grottaferrata che aveva avuto rapporti con la Pagliuca: scriveva articoli per «Il miracolo del tempo» (la rivista dell'istituto che tirava — secondo Pagliuca, direttrice responsabile senza averne il titolo — cinquantamila copie); offriva consigli di natura psicopedagogica. L'interrogatorio del Cannarella, assolto in primo grado, è disastroso, per lui. Molti punti diventano più oscuri di quello che furono; ci sono molte contraddizioni. Il pasticcio lo fanno sia il Cannarella, che la Pagliuca, sul tema delle cure ohe venivano date ai ragazzi; sul come erano scelti gli irrecuperabili dai recuperabili. Ambedue dimostrano mancanza di conoscenza medica. Con queste premesse si chiude la prima udienza del secondo processo Pagliuca. Saranno approfonditi gli aspetti più allucinanti della vicenda: un difensore di parte civile ha chiesto la deposizione di un ragazzo che fu ospite del «Santa Rita» (che la Pagliuca oggi ha definito «irrecuperabile») e di sua madre (che l'ex suora ha detto essere stata in manicomio per cinque anni). Il processo, per volontà del presidente La Bua, procederà a ritmo incalzante. Fabrizio Carbone Roma. Maria Diletta Pagliuca seduta ieri dinanzi alla corte d'assise d'appello (Ansa)

Luoghi citati: Grottaferrata, Roma