Marzollo dinanzi ai giudici per il "crack" di 40 miliardi di Giuliano Marchesini

Marzollo dinanzi ai giudici per il "crack" di 40 miliardi Il processo s'inizia oggi al tribunale di Venezia Marzollo dinanzi ai giudici per il "crack" di 40 miliardi L'ex agente di cambio è accusato di truffa, falso, soppressione di documenti, bancarotta - Altre 11 persone, in maggioranza ex funzionari di banca, siederanno sul banco degli imputati - La storia dell'uomo che fu definito "il mago della Borsa" (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 25 marzo. Per Attilio Marzollo è venuto il momento di tirare le somme, davanti ai giudici. L'ex agente di cambio veneziano, protagonista del clamoroso crack, comparirà domani in tribunale. La catena delle accuse è pesante: truffa, falso, soppressione di documenti, bancarotta per distrazione, documentale e semplice. Attilio Marzollo non sarà solo di fronte al codice penale. Altre undici persone, in maggioranza ex funzionari di banca, siederanno sul banco degli imputati. Sono Pierluigi Puddu, direttore centrale del Banco di Roma, che deve rispondere di concorso in truffa; Lorenzo Bendetti, capo degli operatori di Borsa alla centrale dello stesso istituto di credito, accusato di truffa e soppressione di documenti; Giuseppe Moro, vicedirettore del Credito Italiano di Venezia (concorso in truffa); Leo TommaseUa, dell'ufficio titoli del Banco di San Marco (falso, truffa, soppressione di atti); Pietro Baldanello, dell'ufficio titoli del Banco Ambrosiano (falso e truffa); Guido Allegramente, funzionario dell'ufficio titoli del Banco di Sicilia (falso, truffa, soppressione di atti); Giovanni Vianello, dell'ufficio titoli della sede veneziana della Banca Commerciale (falso, truffa, soppressione di documenti); Socrate Mecconcelli, capo dell'ufficio titoli del Banco di Roma (falso, truffa, soppressione di atti); Domenico Napoli, ispettore centrale del Banco di Sicilia di Palermo (omissione d'atti d'ufficio); Paolo Maffioli, commerciante (favoreggiamento personale); Carlo Todescato, orefice di Vicenza (falsa testimonianza). Naturalmente, le qualifiche dei funzionari di banca si riferiscono al periodo in cui avvennero i fatti. La lunga, intricata, incredibile storia di Marzollo si avvia verso l'epilogo. Ma forse occorreranno ancora molte giornate prima che si metta la parola fine a questa vicenda che gettò tanto scompiglio in Borsa e in diversi altri ambienti della finanza. Attilio Marzollo: un personaggio che aveva irresistibile la vocazione alla scalata, che andava in cerca con ostinazione del brivido. A Venezia s'era conquistato una certa fama, lo conoscevano in molti. Attraversava svelto calli e campielli dispensando cordiali saluti e qui e là promesse di favolosi guadagni: «Stia tranquillo, lasci fare a me, vedrà che si ritroverà con un bel mucchio di soldi». Raggiungeva la sala delle contrattazioni e là dentro pareva scatenarsi. La sua attività era talmente intensa che faceva venire il capogiro. Era strabiliante come riuscisse a mettere insieme nel giro di poche ore somme così grosse. Ad un certo momento, qualcuno prese a definirlo «il mago della Borsa». Attilio Marzollo condusse per parecchio tempo la danza dei milioni, dei miliardi. Poi, tutto d'un tratto, il tracollo: il castello era fatto di carta, si sfasciò come per un'improvvisa, violenta ventata. Un giorno del giugno 1971, il finanziere veneziano passa per le calli ancor più frettoloso del solito. Questa volta ha deciso di mollare tutto, di andarsene il più lontano possibile. Regge una valigia e va in cerca di un motoscafo, può sembrare uno dei tanti turisti che s'affannano per trovare un imbarco per piazzale Roma. L'agente di cambio balza sul motoscafo, si fa condurre al «terminal», poi scompare. Da quel momento, di Attilio Marzollo, più nessuna notizia. In Borsa sono perplessi, una simile assenza non trova giustificazioni. «Forse sarà ammalato», dice qualcuno. Ma in casa la domestica risponde: «Il dottore è fuori, non so dove sia andato, non ha detto quando tornerà». Così, nei discorsi della gente comincia ad infilarsi l'ipotesi della fuga. Marzollo ha tempo fino al 30 giugno per presentarsi, dovrebbe chiarire fino in fondo la sua posizione, ma parecchi sono già convinti che sarà un'attesa inutile. Infatti, alla scadenza lo sconcertante finanziere non si fa vivo. La prima conseguenza è una decisione della commissione per il listino della Borsa di Venezia, che dichiara Attilio Marzollo insolvente e notifica il provvedimento al tribunale civile. Poi interviene anche la procura della Repubblica, funzionari della squadra mobile e carabinieri della polizia giudiziaria vanno a fare una visita meticolosa nel l'ufficio dell'agente di cam bio, sequestrano registri e fasci di carte. L'8 luglio, viene dichiarato il fallimento dell'agente di cambio. E c'è un mandato di cattura, emesso dal sostituto procuratore Ennio Fortuna, nei confronti del protagonista di questa vicenda. Frattanto si prosegue nell'intento di sbrogliare l'enor¬ mdplfd me matassa lasciata dall'agente di cambio veneziano: da un lato l'inchiesta della procura della Repubblica, dall'altro la procedura del fallimento, che condurrà fino a mettere all'asta i mobili del salotto in cui Attilio Marzollo parlava dei suoi colossali affari. Quali sono le dimensioni del «buco» scavato dall'infati¬ cabile finanziere? A conti fatti, risulterà che il dissesto si aggira sulla quarantina di miliardi: una voragine, uno dei «crack» più sensazionali del dopoguerra. Possibile, si domandano gli inquirenti, che Marzollo abbia fatto tutto da solo, che qualcuno non gli abbia dato una mano per muovere quel frenetico girotondo di denaro? Si va alla ricerca di eventuali complicità, si stabilisce che per le sue sbalorditive operazioni l'agente di cambio si serviva anche di lettere di accredito falsificate. Nel novembre del 1972, la polizia riesce a mettersi alle calcagna del finanziere fuggiasco, che ha attraversato mezza Europa nell'affannosa ricerca di un nascondiglio. Infine, l'Interpol scopre il suo ultimo rifugio: Attilio Marzollo s'è rintanato in una grigia stanza, presa in affitto in una pensione di Svogerslev, un villaggio nei pressi di Copenaghen. Quando i poliziotti danesi entrano nella camera, l'ex agente di cambio esclama: «Calma, verrò con voi, non sono mica un delinquente io». Ma l'avventura di Marzollo non è ancora conclusa. Dopo il suo arresto ed il trasferimento a Copenaghen, parte dalla procura di Venezia un'immediata richiesta di estradizione, corredata di tutta la documentazione necessaria. E comincia una specie di estenuante «tiro alla fune» tra gli inquirenti italiani ed il finanziere, che si affida ad un legale per tentare in ogni modo di evitare il forzato rientro in patria. Ma poi, quasi d'improvviso, qualcosa cambia: Attilio Marzollo si rassegna, allarga le braccia e si dichiara disposto a tornare in Italia. Va a prenderlo il capo della squadra mobile di Venezia. La sera del 24 gennaio 1973, l'ex agente di cambio arriva all'aeroporto di Linate, e trova un nugolo di fotografi ad attenderlo: «Ma siete verniti tutti per me? — esclama —, sono davvero così famoso?». Il viso è tarato, lo sguardo sembra sperduto. Il 31 dicembre dello scorso anno il giudice istruttore di Venezia, Paolo Izzo, deposita presso la cancelleria la sentenza di rinvio a giudizio per il caso Marzollo: centinaia di pagine che rievocano la storia dei miliardi. Ora, il processo. Nel frattempo, il curatore è stato autorizzato dal giudice fallimentare ad avviare un concordato con i creditori, per cui il dibattimento si preannuncia assai meno complesso di quanto si prevedeva. Giuliano Marchesini