Davanti ai giudici 8 esponenti politici per lo scandalo del Casinò di Sanremo

Davanti ai giudici 8 esponenti politici per lo scandalo del Casinò di Sanremo Il processo riprende oggi dopo una interruzione di 2 anni Davanti ai giudici 8 esponenti politici per lo scandalo del Casinò di Sanremo L'ex sindaco, un assessore, consiglieri ed amministratori sono accusati di concussione - Avrebbero preteso tangenti dall'ex gestore della casa da gioco per rinnovargli l'appalto - Un misterioso dossier (Dal nostro inviato speciale) Sanremo, 25 marzo. S'inizia domani il processo per lo scandalo dei «libri neri» del Casinò. Otto esponenti politici sanremesi, sono accusati di concussione. Avrebbero costretto l'avvocato Luigi Bertolini, maggior azionista della società Ata, che gestiva la casa da gioco, a versare decine di milioni, per ottenere il rinnovo dell'appalto che scadeva nel 1963. L'avvocato Francesco Viale, 48 anni, ex sindaco de di Sanremo, avrebbe costretto il Bertolini a versare 15 milioni, facendosi promettere, inoltre, 5 milioni all'anno, 20 milioni all'atto del rinnovo della concesssione nonché la promozione di dieci dipendenti de del Casinò. L'ingegnere Paride Goya, 50 anni, socialdemocratico, ex assessore al Turismo e ai Lavori Pubblici, avrebbe ricevuto un milione e mezzo per il partito; altri 33 milioni gli sarebbero stati versati nell'arco di tre anni. Giuseppe Salluzzo, 54 anni, ex consigliere comunale de, avrebbe esercitato pressioni per ottenere delle promozioni all'interno della casa da gioco. Per l'avvocato Onorato Anfossi, 63 anni, ex consiglie- re psdi, l'accusa è identica a quella dell'ingegnere Goya, mentre l'avvocato Ivan Pedrini junior, 50 anni, ex legale del Casinò, assieme all'avvocato Viale avrebbe indotto il Bertolini a promettere denaro e promozioni. Per Paolo Soma, 59 anni, capo del personale della casa da gioco, Francesco Penna, 46 anni, ex consigliere de, e Giacomo Perla, 53 anni, ex segretario della de sanremese, l'accusa è di truffa, per aver preteso del denaro dietro promessa di un loro interessamento per far ottenere alla società Ata il rinnovo della concessione. In particolare avrebbero ricevuto 5 milioni; altri 40 li avrebbero dovuti riscuotere all'atto del rinnovo ed in più si fecero promettere 10 0,50 per cento sugli utili del gioco ed il 15 per cento delle azioni dell'Ata. Tra gli indiziati figuravano anche, all'epoca in cui scoppiò lo scandalo, il senatore Egidio Ariosto (psdi) e l'onorevole Aldo Amadeo (de), ma 11 Parlamento respinse la richiesta del giudice istruttore, dottor Luigi Fortunato, non concedendo l'autorizzazione a procedere. L'accusa si basa su una testimonianza dell'avvocato Bertolini. Il caso venne clamorosamente alla luce nel 1969 quando il consigliere comunale Bruno Tamponi, msi, consegnò, durante una seduta di Consiglio, al segretario generale del Comune le fotocopie dell'ormai famoso «dossier Bertolini»: venti fogli scritti a macchina e a mano in cui figuravano nomi di persone e sigle di partiti con a fianco le cifre che avrebbero ricevute. «Le ho trovate sui sedili della mia auto — disse allora il Tamponi, che è morto due anni or sono — le consegno perché si proceda secondo legge». Durante l'inchiesta, il magistrato interrogò l'avvocato Bertolini. Venne così fuori una lunga storia iniziatasi nel 1959. Quell'anno un gruppo di personalità sanremesi avvicinò il Bertolini, proprietario dell'albergo Royal, sollecitandolo ad assumere la gestione del Casinò, che era in deficit. L'anziano albergatore accettò, ma le cose non andarono molto meglio: nel 1962, infatti, il passivo si aggirava ancora sui duecento milioni, l'anno successivo scadeva la concessione e, in base alle accuse, si iniziò la girandola di richieste e pressioni verso il gestore, il quale mirava ad una conferma nella speranza di recuperare le somme investite. Venne fuori tutta una storia di richieste di denaro, posti al Casinò, promozioni che fecero esclamare alla presunta vittima: «Mi stanno spellando vivo». Nel 1963 il Bertolini ottiene il rinnovo della concessione, con una offerta d'asta pari all'83,20 per cento sugli incassi, che venne giudicata suicida. I fatti dimostrarono che si trattava proprio di una sorta di capestro, tanto che nel¬ l'ottobre 1969 la società Ata venne dichiarata fallita e ad essa subentrò, nella conduzione della casa da gioco, il Comune di Sanremo. Luigi Bertolini, che oggi ha 84 anni, discendente di una vecchia famiglia piemontese di albergatori, non riusciva a darsi pace, era amareggiato e si sfogava con qualche intimo. Tuttavia non intraprese alcuna azione legale. Nel luglio del '70 però, quando si ebbe il colpo di scena in Consiglio comunale, Bertolini venne interrogato dal giudice istruttore al quale confermò l'autenticità del «libro nero». Ogni volta che il titolare dell'Ata versava del denaro a qualcuno prendeva appunti, per ricordare quanto aveva dato ed a chi. Il processo s'iniziò il 19 giugno 1972, ma venne subito rinviato per una eccezione avanzata dalla difesa. Vittorio Preve Sanremo, L'ex sindaco Viale e l'ex assessore Goya

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